Koinè, cooperativa di inserimento al lavoro fondata nel 1992 ad Almè, sabato 13 maggio ha inaugurato la nuova sede in via Fratelli Calvi a Villa d’Almè.
Un fatturato di un milione e mezzo di euro
Ha lasciato il magazzino di via Riviera ad Almè produrre in uno più grande. 800 metriquadrati dove assemblare componenti per i settori meccanico, elettromeccanico ed elettromedicale. Nel 2016 ha totalizzato un milione e mezzo di euro di fatturato nel 2016. Fa lavorare, con una certificazione Iso 9001, 43 dipendenti dei quali 25 disabili. Trentacinque sono i tirocini attivati. Tra i clienti c’è Abb, Schneider, Rulmeca, Itema, Sematic, Milestone e Smi Group.
Una inaugurazione partecipata
Il taglio del nastro è stato affidato alla deputata Pd, Elena Carnevali (Commissione Affari sociali della Camera) dopo la benedizione del parroco di Villa d’Almè, don Raffaele Cuminetti. “Una giornata ricca di motivazione e significati – ha introdotto Maurizio Mazzocchi (presidente Acli di Villa d’Almè) – che hanno fatto convenire qui, nella nuova sede della cooperativa sociale Koinè, tante persone. Persone che attorno al variegato mondo della cooperazione e del lavoro, da un quarto di secolo, continuano ad esercitare un ruolo, a svolgere un compito, ad offrire un servizio, a partecipare in diversi modi a questa bella impresa della cooperazione, nel senso più ampio del termine”.
L’eccellenza di una realtà
Significativo della portata dell’evento è stato il ventaglio degli interventi appartenenti al variegato mondo della cooperazione, del lavoro e delle istituzioni: Oliviero Rota (presidente Koinè), Mirko Perico (vice sindaco di Villa d’Almè), Carlo Vimercati (presidente della Fondazione della Comunità bergamasca), Marco Ghisalberti (Ad Rulmeca), Aldo Colombi (Ad Schneider Italia), Daniele Rocchetti (presidente delle Acli provinciali) e Giuseppe Guerini (presidente di Confcooperative Bergamo). Tutti hanno sottolineato l’eccellenza di una realtà dal valore altamente sociale e dalla funzione generativa. Elementi che la cooperazione ha saputo concretamente esprimere.
Custodire la differenza
L’auguri di Rocchetti alla Koinè è stato di custodire la differenza. “State nel mercato senza che sia il profitto a diventare metro e misura della vostra azione e del vostro impegno. Custodite il volto – soprattutto di chi fa più fatica – e mostrate che ciascuno nella fragilità è ricchezza per tutti. E che come la Koinè – dialetto attico divenuto poi lingua parlata e scritta in tutto il Mediterraneo, al punto che veniva parlata anche da persone non di origine greca – anche voi e il vostro modo di custodire la differenza possa diventare la lingua di tutti e il modo di guardare e giudicare le persone e il mondo”.
Le figure di Bonandrini e Sabbadin
La Koinè ha contribuito a ridare dignità alle persone, a dare loro una ragione e una speranza, a riappropriarsi della propria vita. Con particolare affetto sono stati ricordati Vincenzo Bonandrini e Gianfranco Sabbadini, esponenti della Acli, che negli anni ‘80 hanno gettato le basi tra Almè e Villa d’Almè per esperienze di inclusione, concrete e incisive, per dare risposte a diverse situazioni di disabilità, fragilità, emarginazione e precarietà cooperativa.
Un grazie a Carlo Vimercati
“La Koinè – ha ricordato il presidente Rota – è un’azienda vera e propria che si è dotata di un funzionale fabbricato che le permette di svolgere attività produttive per aziende di primissimo piano del tessuto industriale bergamasco, presenti con i loro prodotti a livello mondiale. Tutto questo grazie ad una accurata gestione, ad una attiva partecipazione sociale e al generoso contributo della Fondazione Cariplo. A questo proposito ci pare doveroso un ringraziamento particolare a Carlo Vimercati che ha creduto e sostenuto il nostro progetto”.
Bravi, puntuali e precisi
Il direttore operativo è Marco Gritti. Arriva dalla Indesit. “Le aziende – ha detto alla giornalista Susanna Pesenti dell’Eco di Bergamo – devono darci lavoro perché siamo bravi, puntuali e precisi. Ai nuovi clienti non dico nemmeno che siamo una cooperativa sociale. È un plus, ma non dev’essere il motivo per cui ci danno il lavoro. Anzi, proprio perché si tratta di persone svantaggiate, le regole del lavoro e del mercato devono essere quelle vere: è una questione di rispetto. Si timbra il cartellino, si ha uno stipendio secondo il contratto nazionale, si ha diritto a un pasto in mensa coperto al 60 per cento dalla cooperativa”. La Santa Messa che ha chiuso la giornata è stata celebrata da padre Enzo Viscardi, missionario della Consolata. (Bruno Silini) –> Sito internet