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La vicenda dell’Istituto Pertini di Monfalcone ha sollevato un polverone sulla questione dell’integrazione. Nello specifico, secondo un articolo del Corriere dell’8 febbraio 2025, alcune studentesse dell’istituto professionale in questione avrebbero l’abitudine di presentarsi con il niqab (velo che copre l’intero corpo della donna), creando imbarazzo tra il corpo docente e la dirigenza scolastica. Il problema principale sarebbe l’incapacità di verificare l’identità delle ragazze. Per il momento, sembra sia stata trovata una soluzione provvisoria con un riconoscimento visivo all’ingresso da parte di un docente.

A questo punto, viene da chiedersi perché la politica tenda a ignorare situazioni come questa.
Perché non si prendono provvedimenti contro quelle famiglie che trasformano l’Islam non in una religione, ma in una regola di vita che si scontra con le più elementari norme dello Stato di diritto? Perché la politica italiana non è in grado di difendere le donne musulmane, che hanno tutto il diritto di istruirsi, fare carriera e mandare a quel paese la becera cultura maschilista da cui provengono?

Per la classe politica italiana, l’integrazione è compito della scuola (come se un insegnante avesse l’autorità di andare a casa di un musulmano a dettare le regole). Ma la realtà non funziona così: per molte di queste ragazze, la vita è fatta di soprusi e violenza psicologica quotidiana. E se qualcuna prova a ribellarsi (magari spinta dal confronto con le compagne di banco), finisce, di tanto in tanto, nei telegiornali della sera, nelle pagine di cronaca nera.

La cultura democratica occidentale non è nata da un giorno all’altro. È assurdo pensare che individui che fino a ieri hanno vissuto sotto il giogo di dittatori islamici possano venire qui e usufruire dello Stato di diritto per sé, ma imporre alle proprie figlie la dittatura del maschio.
Servono regole chiare e precise. Ma è troppo complicato e c’è il rischio di perdere voti: è più comodo andare avanti così. Per tutti, tranne che per molte ragazze. Per loro, invece, da sempre, vige la legge della giungla.

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Davide Bettinelli

Nato a Trescore nel 1982. Diplomato alla "Pesenti". Occupazione operaio metalmeccanico. Membro del consiglio di fabbrica per la CISL dal 2006 al 2014. Calcio CSI dal 2003 al 2009. 1° posto Endenna gruppo di campionato 2007-2008 Arbitro CSI dal 2009 al 2011. Presidente calcio a 5 CSI dal 2010 al 2013 della Mirafiori. 1° posto gruppo E nella stagione 2011-2012. 1° posto torneo Epifania a Berbenno nel 2011. Tennis a livello amatoriale dal 2013 al 2017. Miglior risultato quarti di finale torneo Quarenga 2016. Iscritto al PD dal 2010

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