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Mauro Soregaroli, guida alpina bergamasca espertissima e appassionato della montagna, è morto tragicamente durante l’arrampicata di una vetta di oltre tremila metri al confine tra il Cantone Vallese svizzero e la Valle d’Aosta. Soregaroli, 64 anni, originario di Valtesse (ora residente a Carobbio degli Angeli), si trovava in compagnia di un amico. I due erano partiti dalle prime ore della mattinata dal versante svizzero per raggiungere la vetta del Grand Golliat, a 3.238 metri.

Tuttavia, proprio sotto la cima, è avvenuto l’incidente: Soregaroli e l’amico sono finiti in un canalone di centinaia di metri. Il cliente avrebbe cercato di trattenere l’amico e guida alpina, senza tuttavia riuscirci. A quel punto, il dramma e la caduta fatale. Poco dopo in zona sono arrivati altri due alpinisti, che hanno soccorso l’amico di Soregaroli ma che, per riuscire a chiedere aiuto, sono dovuti scendere verso valle fino a quando è tornato campo per il cellulare.

L’intervento dei soccorritori non è stato sufficiente per salvare la vita di Soregaroli e il suo corpo è stato recuperato e accompagnato al più vicino obitorio. L’amico alpinista è stato invece visitato e poi dimesso. La salma dell’alpinista bergamasco è stata posta sotto sequestro dall’autorità giudiziaria svizzera per gli accertamenti di rito.

Soregaroli era una guida più che esperta, tanto da aver raggiunto la vetta del Grand Golliat altre due volte. Da grande professionista qual era, aveva confidato al figlio Jacopo, cui ha trasmesso la passione per la montagna, che quella di quel giorno sarebbe stata una scalata piuttosto dura.

Soregaroli era molto attivo e aveva accettato un lavoro come guida nel nord della Norvegia. Inoltre, aveva pianificato di andare sull’Etna a giugno e per fine anno aveva programmato un viaggio in Namibia. Soregaroli era un punto di riferimento e un grande professionista tanto che la sua morte è stata un duro colpo per la comunità alpinistica e per tutti coloro che lo conoscevano.