Kazimir Severinovič Malevič è nato a Kiev (il profilo dell’artista). La cavalleria rossa di Malevič (nella foto di copertina) è un struggente appello alla libertà di pensiero. L’opera fu usata dalla propaganda russa, in realtà esprimeva un pensiero certamente lontano da quello del totalitarismo. Sembra una cavalleria, ma è un inno all’astrazione, nelle linee orizzontali sovrapposte, un’astrazione al bando nelle arti figurative dopo l’ascesa di Stalin, ma che qui si impone aggirando genialmente la censura.
Scriveva l’artista: “Alcuni leader ci invitano a contemplare un’esistenza spirituale, mentre altri ci incitano ad accumulare beni materiali. E così i loro seguaci cominciano a marciare… Le bandiere vengono cambiate più spesso degli strofinacci, ma è tutto invano: i nostri piedi rimangono sudati, le nostre dita sono comunque rovinate e piene di vesciche. L’energia del movimento degli uomini che sperano di ottenere qualcosa ricorda quella dei folli che corrono a perdifiato verso l’orizzonte perché pensano di poter raggiungere gli estremi della terra, senza accorgersi che sull’orizzonte ci sono già, e che non hanno bisogno di correre da nessuna parte”.
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