Delle biblioteche invece, che traducono veramente l’essenza profonda e primaria della cultura patrimonio comune e di tutti, oltre che rappresentare lo scrigno del sapere umano in tutti i campi nessuno, ripeto, ne parla. Eppure costituiscono un valore aggiunto enorme e insostituibile rispetto a tutti gli altri eventi: SONO GRATUITE, APERTE A TUTTI E RAMIFIVATE SUL TERRITORIO E NEI QUARTIERI (TUTTI) COME NELLE PERIFERIE (TUTTE) DI TUTTE LE CITTÀ. EPPURE, ANCH’ESSE TRISTEMENTE CHIUSE. Da qui parte la prima educazione culturale e da qui, come ben sanno coloro che le frequentano, vengono i bambini a leggere, consultarsi fra loro e fare ricerche. Cari Muti e Bolle quello che voi fate, così come i vostri eventi, appartengono sicuramente alla cultura, alla grande cultura e che il cielo vi garantisca lunga vita. Ma, come attesta anche la cronaca di questi giorni, rimanete dei privilegiati: solo a pochi come voi che certo meritate, è stato ed è concesso di continuare a fare cultura e esprimere i vostri talenti. Solo a pochissimi come voi la radio, la televisione, i media si mettono a disposizione per far sopravvivere “qualcosa” di culturale e, a loro volta, mettersi la coscienza in pace e il fiore all’occhiello di fronte all’opinione pubblica per essere i paladini della cultura mediatica.
Ma la cultura vera è ben altro. Ma gli altri? Il 99,9% (GIOVANI soprattutto) dei musicisti, danzatori, attori, operatori vari e maestranze è a livello zero. Disoccupati da un anno e chissà quanto ancora. La maggior parte senza alcuna tutela e sussidi (o ristori come, malamente, li chiamano ora) perché liberi professionisti senza partita Iva in quanto quasi sempre pagati “a rimborso spese” (pur di sopravvivere) anche in tempi di vacche grasse. Perché non coinvolgere anche TUTTI TUTTI questi altrettanto veri operatori culturali in performance didattiche, spettacolari, arte a 360 gradi? Settimanalmente e mensilmente in modo da garantire loro lavoro, professionalità e reddito. Il servizio pubblico (almeno quello) ma anche tutti gli “altri” potrebbe destinare parte delle risorse a questo tipo di eventi culturali. Invece di rifondere tutto (milioni) in soliti grandi eventi e soliti grandi nomi. Non sarebbe così difficile. Anzi. Così come tutti i grandi Comuni dovrebbero (DOVREBBERO) destinare parte delle risorse stanziate per la cultura, ma anche quelle destinate al sociale, alla sopravvivenza (anche solo mediatica come in tempo di covid) di questa cultura di base, o di territorio, o di prossimità.
Caro Schoenberg,
credo di non conoscerti, ma mi piacerebbe scambiare alcune riflessioni con te….
grazie
Caro
Eraldo
Per ora preferirei tramite Socialbg.it. Poi magari ci si potrebbe conoscere. Grazie