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Dopo la Cina il paese in cui il confucianesimo si diffuse maggiormente fu il Giappone. Il confucianesimo è stato introdotto nell’isola nel V secolo, ma inizialmente era principalmente praticato dalla corte imperiale e da una piccola élite di studiosi e religiosi. Nel 593 d.C. per decisione dell’imperatrice Suiko, divenne religione di stato. Ispirandosi al pensiero di Confucio, l’imperatrice ristrutturò i ranghi della società, assegnando i più alti in base ai meriti, e non più in base alle discendenze familiari. Anche l’organizzazione di Stato venne riformata.

Se nelle istituzioni trovò facilmente seguaci, il confucianesimo si diffuse tra la popolazione piuttosto lentamente nel corso dei secoli. Per una diffusione più marcata occorrerà aspettare il periodo Edo (1603-1868), quando il governo re Tokugawa promosse l’apprendimento confuciano come mezzo per stabilire un sistema di governo efficace e giusto.

Possiamo oggi affermare con certezza che il confucianesimo ha avuto un impatto significativo nel plasmare la cultura giapponese attuale influenzandone l’etichetta, la politica, la filosofia e l’educazione. La sua filosofia ha enfatizzato l’importanza della lealtà, dell’osservanza delle regole, dell’educazione e della morale, e queste idee sono state incorporate negli ideali samurai.

Durante il periodo Edo, sono state fondate diverse scuole in Giappone, tra cui la scuola Zhu Xi e la scuola Wang Yangming. Esse hanno promosso l’apprendimento del confucianesimo attraverso l’istruzione formale, i test e i libri stampati. Diverse opere di pensiero confuciano, come i Quattro Libri, hanno avuto una diffusione virale e sono state utilizzate come libri di testo per l’educazione formale. L’impatto del confucianesimo sulla cultura giapponese può ancora essere visto oggi, ad esempio, nell’etichetta e nelle norme sociali, nei valori familiari e nella relazione tra governo e popolo.

Il terzo paese nel quale il confucianesimo si affermò maggiormente fu la Corea dove produsse un impatto significativo sulla cultura e sulla società per oltre 1500 anni. La sua diffusione nella penisola coreana iniziò durante la dinastia Sui della Cina (581-618 d.C.), ma fu sotto la dinastia Tang (618-907 d.C.) che raggiunse il suo picco. Il Confucianesimo fu considerato una filosofia di governo universale e fu adottato come la dottrina ufficiale dell’amministrazione coreana.

In Corea, il Confucianesimo ha saputo influenzare la cultura, l’etica e l’educazione. Gli insegnamenti di Confucio sulla benevolenza, l’umiltà, la saggezza e la giustizia hanno permeato molti aspetti della vita coreana, dalla famiglia alla politica. L’idea centrale è stata quella di stabilire un ordine morale e sociale all’interno della società attraverso la disciplina e il rispetto per gli anziani e per la gerarchia sociale. Anche il culto degli antenati è stata una importante conseguenza della diffusione del Confucianesimo in Corea, portando all’idea di deificare gli antenati e creare rituali per onorarli.

Un ultimo importante effetto determinato alla diffusione del Confucianesimo in Corea è stato l’estensione dell’uso della scrittura cinese nel paese, che contribuì ad influenzarne la letteratura, la filosofia e la religione.

Nonostante il Confucianesimo abbia permeato la civiltà coreana, e la sua filosofia, e la sua influenza nella cultura del paese sia ancora molto forte, negli ultimi decenni la sua influenza è diminuita, soprattutto tra i giovani più attirati da modelli sociali moderni e meno inclini ad un’etica tradizionalista.

L’ultimo paese che venne investito in modo importante dal Confucianesimo fu il Vietnam dove è stato introdotto già nel II secolo a.C., durante l’era dei regni feudali. Tuttavia, fu soltanto durante la dinastia Tang (618-907 d.C.) che i suoi insegnamenti si diffusero più ampiamente. Ciò avvenne quando alcuni funzionari della corte imperiale cinese vennero inviati a governare de facto anche la zona nord del Vietnam.

Il Confucianesimo ha trovato terreno fertile in Vietnam a causa della sua somiglianza con l’etica tradizionale vietnamita, basata sulla famiglia, la gerarchia sociale, il rispetto degli anziani e dei superiori. Allo stesso tempo, tale filosofia riuscì ad introdurre nuovi concetti come l’importanza dell’istruzione e l’obbligo dei governanti di guidare con saggezza e giustizia.

Durante la dinastia Nguyen (1802-1945), il Confucianesimo divenne uno dei pilastri dello stato, attraverso la creazione di un sistema di educazione e l’istituzione di esami pubblici per la selezione dei funzionari governativi. Tuttavia, con l’arrivo del colonialismo francese, si registrò un allontanamento del popolo e dello stato dalla tradizione di Confucio, a causa di una sempre maggiore adesione ai modelli ideologici occidentali.

Oggi il Confucianesimo rimane una parte importante della cultura vietnamita, soprattutto nell’etica e nei valori della società. Tuttavia, il buddismo e il cattolicesimo sono le religioni principali del paese.

Venendo all’Occidente, dobbiamo purtroppo ammettere che la diffusione della filosofia confuciana è stata relativamente limitata, sicuramente minore del Buddismo, ciò a causa delle diverse e talvolta inconciliabili visioni del mondo che caratterizzano le due culture. Tuttavia, negli ultimi decenni, il pensiero del grande maestro cinese ha attirato crescente attenzione anche da noi per la sua applicabilità in campo filosofico, etico e politico.

Alcune delle ragioni principali per cui il confucianesimo può essere considerato interessante per un pubblico occidentale sono:

  • L’enfasi data alla moralità e all’etica sociale come fondamentali per il benessere della società e l’armonia del cosmo.
  • L’importanza data all’educazione e alla formazione morale delle persone, che può essere applicata anche al mondo degli affari e delle organizzazioni.
  • La concezione del mondo come un insieme armonioso in cui l’uomo ha un ruolo chiave nel preservare gli equilibri naturali.
  • L’idea di un’autorità carismatica e virtuosa come l’unico mezzo per garantire la giustizia sociale e il bene comune.

In Occidente, il confucianesimo produsse ripercussioni su alcuni importanti pensatori, come ad esempio Immanuel Kant, che lo considerò una fonte di ispirazione per lo sviluppo della morale nei moderni stati europei. Allo stesso tempo, ricevette critiche per il suo rapporto con i diritti umani e l’individualismo, valori fondamentali della cultura occidentale.

Ad ogni modo, come dicevamo, in occidente negli ultimi anni l’interesse verso la cultura cinese e il confucianesimo è cresciuto notevolmente anche grazie alla diffusione delle arti marziali e della medicina tradizionale cinese. Ciò ha portato alla necessità di ricercare l’origine culturale di queste pratiche, così da capire meglio le loro radici filosofiche e culturali. Bisogna tenere conto anche del fatto che la Cina sia oramai diventata una potenza economica ed è stata interessata da un rapido sviluppo tecnologico che ha reso necessario il confronto e l’apertura con le culture e i sistemi di pensiero dei paesi occidentali.

In sintesi, la diffusione del confucianesimo in Occidente è un fenomeno ancora in divenire, ma che grazie al dibattito e all’interesse sempre crescente verso la cultura cinese potrebbe portare a un maggiore dialogo interculturale e alla scoperta di nuove fonti di ispirazione per la filosofia, la politica e l’etica.

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Enrico Valente

Enrico Valente è nato a Torino nel 1978 dove si laurea in giurisprudenza nel 2004. Da oltre vent'anni si dedica allo studio e alla ricerca filosofica e da alcuni anni affianca la passione per la scrittura alla traduzione di saggi e romanzi. Con ”L'arte di cambiare, da bisogno a desiderio dell'altro” la sua opera di esordio, vince nel 2021 il primo premio al Concorso nazionale di filosofia ”Le figure del pensiero”, nello stesso anno riceve per la medesima opera la menzione d'onore al Premio di arti letterarie metropoli di Torino e arriva finalista al concorso di Città di Castello. Attualmente è impegnato alla preparazione di una collana intitolata ”Incontri filosofici” dedicata ai grandi protagonisti della filosofia che sta ricevendo un notevole riscontro da parte del pubblico ed è in corso di traduzione all'estero. Il suo primo numero “Il mio primo Platone” è arrivato finalista al concorso nazionale di filosofia di Certaldo (FI) 2022.

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