Si è detto che Cartesio fu educato nel collegio dei gesuiti a La Flèche dove rimase nel periodo compreso tra il 1604 e il 1612. Gli studi che portò avanti in questa fase della sua vita non furono sufficienti a fornirgli un orientamento sicuro, ciò che gli mancava era un’intuizione indispensabile a poter elaborare in modo compiuto la sua dottrina.
Tale intuizione sembrerebbe da ricondurre a un evento quasi miracoloso e che vide Cartesio beneficiario di un’ispirazione divina. In una notte, come egli stesso narra, ebbe tre sogni successivi che gli ingiunsero di fare voto di andare in pellegrinaggio al più famoso santuario d’Italia, quello della Madonna di Loreto. Cosa che il filosofo fece e che gli permise di trovare finalmente l’orientamento tanto agognato.
Fu proprio nel periodo che seguì tale viaggio che nacquero le “Regole per dirigere l’ingegno”, periodo che coincise anche con la partecipazione di Cartesio alla guerra dei 30 anni. Nella stessa però il filosofo non si sentì particolarmente coinvolto tanto che, e i costumi militari dell’epoca lo consentirono essendo un nobile, potè continuare a dedicarsi allo studio della matematica e della fisica anche durante l’impegno militare. È invece da attribuire al periodo in Olanda la stesura di quello che avrebbe dovuto essere chiamato il “Trattato sul Mondo”, opera che si rifaceva alla dottrina copernicana che pensava al Sole e non alla Terra come corpo celeste al centro dell’universo. Il titolo gli parve però troppo ambizioso e pertanto decise di cambiare il nome preferendogli il “Trattato sulla luce”.
Fu la condanna di Galilei, avvenuta il 22 giugno del 1633 a scoraggiarlo nel pubblicare l’opera. Anche se in seguito si decise a pubblicarne almeno una parte; e così nacquero la “Diottrica”, le “Meteore” e la “Geometria” ai quali premise una prefazione, che divenne più celebre dell’opera stessa, intitolata “Discorso sul metodo” che pubblicò nel 1637. Nel 1641 pubblicò “Meditazioni sulla filosofia prima intorno all’esistenza di Dio e all’immortalità dell’anima” con l’aggiunta delle “Obiezioni” che gli erano state rivolte da un gruppo di filosofi e teologi ai quali aveva sottoposto l’opera prima della pubblicazione. Alle stesse seguirono le “Risposte” di Cartesio. Infine fu la corrispondenza intrattenuta con la regina Cristina di Svezia a suggerigli l’idea della sua monografia psicologica “Le passioni dell’anima” che pubblicò nel 1649.