Decido io è lo slogan lanciato da diversi studenti e studentesse dalla platea del forum degli Stati Generali della Natalità che è in corso a Roma. Durante il suo intervento la ministra della Famiglia Eugenia Roccella è stata più volte contestata attraverso inni attinenti ai soliti slogan femministi per il quale non si capisce nemmeno il senso.
Infatti la legge sull’aborto in vigore da decenni permette alla donna di decidere. Se poi ci aggiungiamo la variegata scelta di anticoncezionali presenti sul mercato è a dir poco assurdo affermare che la donna non abbia strumenti per decidere. Ma si sa, il momento storico attuale è molto sensibili verso chi urla e sbraita (spesso in maniera confusionale e distorta) contro ingiustizie vero o presente.
Ma la realtà è un altra cosa. È fatta di donne che lavorano e prendono decisioni tutti i giorni, è fatta di colloqui di lavoro che non finiranno mai nell’auditorium di un convegno politico, di buste paga che non corrispondono alle ore lavorate perché dove non timbri non è più purtroppo l’eccezione. Un far west contrattuale dove donne sposate devono decidere se mandare il figlio dalla nonna o dalla zia per un ora di straordinario che, se va bene, sarà retribuita in nero. È fatta di donne divorziate obbligate al full time perché con uno stipendio è già dura pagare il mutuo e il Cre del bimbo nello stesso mese.
Sono donne che probabilmente non vanno alle manifestazioni, non esibiscono striscioni, ma prendono decisioni tutti i giorni, senza politologi o sociologi, perché l’economia di mercato post globalizzazione è questa. Punto.
Le studentesse che vanno in giro a esibire striscioni del DECIDO IO su fantomatici diritti da fantapolitica sono solo esibizioniste che tra qualche anno si lamenteranno di avere la pensione bassa. Si perché se decidi di non procreare (legittimo, per carità), decidi anche che verranno a mancare le risorse per la tua pensione, la tua sanità e le infrastrutture che usi ogni giorno e che si danno per scontate come fosse un diritto divino. Ma questo pare che a scuola non lo insegnino più.