Aristotele (Metafisica) parla delle cose che fanno da misura al nostro conoscere e percepire. Un discorso è vero quando dice le cose come stanno; o meglio, le cose misurano la verità del nostro discorso.
Ad una considerazione simile giunge il logico polacco Alfred Tarski a proposito di verità: una frase (“fuori piove”) è vera se ciò che la frase dice succede nel mondo (“guardando fuori dalla finestra vedo che piove”). La realtà delle cose stabilisce se l’enunciato è vero.
A chiarire tale concezione di verità come corrispondenza si dedicherà Wittgenstein nel suo libro famoso, il Tractatus.
Un libro speciale, fondamentale nella storia della filosofia, di sole cento pagine, dove si raccolgono sette proposizioni, con una precisa numerazione delle sezioni che ha fatto scuola. L’ultima e famosa è la proposizione “su ciò di cui non si può parlare si deve tacere”.
Sembra un libro di logica, e lo è; ma ha anche qualcosa di etico a cui alluse scherzando Russel quando vide il filosofo austriaco precipitarsi da lui e poi restare a lungo muto e pensieroso. “A che pensi? chiese Russell, alla logica o ai tuoi peccati?” “A tutt’e due” rispose Wittgenstein.
Per Wittgenstein la proposizione è un’immagine che raffigura un fatto possibile; se questo accade la proposizione è vera. A suggello del suo lavoro afferma: “le verità delle proposizioni qui espresse mi sembrano definitive”. Sembrerebbe un dire analogo al “tutto è paglia” di Tommaso d’Aquino dopo la fatica della Summa: questi problemi sono risolti ma bastano? O resta altro, resta fuori la vita?
La totalità delle preposizioni vere ci darebbe la descrizione perfetta del mondo ma lascia fuori “ciò che è più alto” e cioè l’etica, e l’etica è ciò che pone la domanda del senso, e il senso è ciò che ci permette di essere persone decenti.
Il fatto che il mondo sia così non dice del nostro modo di comportarci. La vita etica dipende dal modo di posizionarci nel mondo. Il mondo del felice e dell’infelice è lo stesso, stessi sono i fatti del mondo, cambia il modo di posizionarsi. Per Wittgenstein, e cita il Salmo 22 il Signore è il mio pastore, qualunque cosa succeda, vale a dire i fatti del mondo, quel che conta è la mia posizione rispetto ad essi.
La teoria della verità che Wittgenstein ha costruito riguarda esempi semplici; cambia con gli esempi più complicati, e la nostra vita è costruita su esempi e domande più complicate.
Per Heidegger la filosofia si è dimenticata della verità come alezeia: più che corrispondenza la verità è apertura. Non si struttura formalisticamente, non pretende di catturare, ma si manifesta nell’ascolto, in attesa, in ringraziamento.
Per Hegel la verità è fatta di intenzione e richiede iniziativa. Con la verità si è protagonisti come nell’invenzione dell’inventore. C’è l’aspetto di arbitrio e insieme di limitatezza dei mezzi. L’artista stesso vincola la sua creazione ai materiali che usa.
Nella scienza si lavora sui concetti, da cui si parte, si passa e si arriva, in un’intelaiatura di concetti che è un operare sul vero in modi diversi. Newton non giunge al concetto di gravità immediatamente e automaticamente. Tutti vedono la mela che cade o il pendolo che oscilla. Newton lo vede con altri occhi. Nè il concetto di combustione è appiattito sulla visione dei quattro elementi (acqua fuoco terra aria) formulata da Empedocle.
Un altro esempio si può fare con la biologia. In biologia si fa avanti una nuova concezione per spiegare il cosiddetto sesto dito del panda (Stephen Jay Gould e Elizabeth Vrba, Exaptation. Il bricolage dell’evoluzione). Ci si stacca dal modello della selezione naturale per cui è avvantaggiato l’animale con certe caratteristiche a differenza di altri che soccombono. La protuberanza del polso c’era già ma inattiva. Incomincia poi ad avere più mobilità per manipolare meglio il bambù che gli serve per nutrirsi. Così le piume che ricoprivano i dinosauri: regolavano la temperatura corporea. Sono state utilizzate per un’altra funzione e hanno dato la possibilità di volare.
A fronte di una situazione nuova, nel quadro di un insieme di concetti, si formula una nuova teoria. L’intuizione non è guardare semplicemente ma immaginare una misura diversa davanti alle nuove sfide.
(Riccardo Fanciullacci a Noesis 202/23. Sintesi della lezione dal titolo La misura del vero e l’arte dell’invenzione al Filandone di Martinengo, 16 dicembre 2022)