Passerò, forse, come ingenuo interprete degli accadimenti mondiali. Ma la mia voce fuori dal coro la voglio comunque esplicitare. Convinto di una sua validità intrinseca. E nemmeno isolata. Perché, pur nel mare magnum del consenso mediatico imperante, qualche voce ben più autorevole della mia e ben più addentro alle dinamiche politiche, meglio, geopolitiche si è pur levata.
Mi riferisco alle frasi anti Putin del presidente americano Joe Biden, non previste nel comunicato ufficiale e pronunciate in Polonia a pochi chilometri dal confine ucraino. ” Putin è un macellaio e non è degno di essere al comando di un Paese ” ha detto Biden immediatamente criticato dalle cancellerie mondiali (ma, guardacaso, non la Cina) e soprattutto dalle grandi firme e dai giornaloni di mezzo mondo. Ma, senza entrare nel merito, cosa ha detto Biden di tanto riprovevole (anche diplomaticamente)? A mio parere non ha fatto altro che mettere il megafono ai pensieri e alle parole di tutti noi o comunque di gran parte del sentire comune della gente. Un’ovvia verità suscitata da oltre un mese di massacri, distruzioni e morti violente di anziani, donne, bambini, ancorché di militari.
Due le critiche maggiormente espresse da media e giornalisti spesso inclini all’effetto emotivo e tendenzioso (all’audience) più che alla nuda e cruda informazione. La prima relativa al fatto che Biden abbia proferito parole dal sen fuggite. Non lo credo. Un presidente degli Stati Uniti sa bene come parlare e dove. Credo abbia volutamente sorpreso collaboratori e protocollo proprio per non farsi censurare in anticipo e quindi stanare l’avversario a viso aperto senza peli sulla lingua. Dopo 32 giorni di invasione e guerra continua e di finte trattative, occorreva ricorrere, perché no, anche a parole dure e pesanti come pietre.
La seconda relativa alla predilezione della via diplomatica fatta di formalità e cortesie di prammatica. Ma come? Come trattare con un autocrate che dalla notte alla mattina decide di invadere un Paese confinante accusandolo di nazismo? Senza peraltro accettare ragioni, spiegazioni, giustificazioni. Per anni la diplomazia internazionale ha cercato un confronto civile con lo Zar e il suo entourage. Era successo così anche con la Georgia e la Cecenia. Nulla. La diplomazia era stata amabilmente snobbata e il genocidio di ceceni e georgiani si è svolto quasi sotto l’indifferenza del mondo. Così in questi primi mesi del 2022. Lui ha tirato dritto e il 24 febbraio ha mandato 150 mila militari a prendere possesso (senza però fare i conti con la resistenza avversaria) dell’Ucraina.
Ma soprattutto scorgo una ragione forte che fa pensare che a sbagliare non sia stato Biden bensì benpensanti politologi e editorialisti. Vale a dire: quanto avrà gongolato Putin nel notare che il mondo condannava così massicciamente il suo avversario politico che si era permesso di nominarlo macellaio e indegno di fare il Presidente? Bel boomerang strategico. Bell’assist politico a un uomo isolato nel suo trionfale Cremlino. Anche la Storia, che soprattutto i politici si permettono di ignorare e di non prendere a monito comportamentale, ci insegna che mai una guerra, nella evoluzione della civiltà, è stata risolta per via diplomatica. Purtroppo. Purtroppo vige la legge del più forte, del più feroce, del più aggressivo. Vogliono la pace preparando la guerra. Non sarebbe più logico e più intelligente oltre che più umano credere che la pace si prepara e si mantiene solo con la pace? Eeh, aveva proprio ragione Carlo Emilio Gadda: “Non tutti sono condannati ad essere intelligenti.“