Siamo nuovamente a Natale… La nostra vita scorre con una velocità impressionante, terminiamo il nostro lavoro, le nostre faccende e ci troviamo catapultati in una festa che sapevamo che c’era, ma di cui spesso non comprendiamo più il senso. Eppure la mangiatoia in cui viene deposto Gesù è proprio la nostra storia, la nostra vita, il nostro cuore… Lì viene deposta la promessa di Dio, la speranza di Dio, la sua Sapienza. Ma questa mangiatoia che è il nostro cuore non è inerte, è viva! Palpita, ha dentro di sé un gemito che nessuno ci chiede più di esprimere oggi. Tutti ci chiedono prestazioni, tutti ci domandano di rassegnarci all’indifferenza, alla disumanità crescente nella nostra società civile, all’odio. Nessuno ci domanda più di esprimere quel gemito poetico, quello spaesamento che ha caratterizzato il nostro sguardo e la nostra voce quando siamo venuti al mondo, e noi gemevamo, piangevamo e ridavamo per l’eccesso di vita che sussultava in noi e intorno a noi. Nessuno più ci chiede di esprimere questo gemito silenzioso e solenne, tutti ci chiedono le parole false del buonismo e dell’ipocrisia. La nostra mangiatoia, così desiderosa di meraviglia espressa senza parole ma solo con il suono della voce gemente, senza fiato perché incontriamo ciò che non avremmo sperato.
Questa mangiatoia che ha occhi, orecchi e bocca, balbetta, piange, sorride, perché la sofferenza incessante che la trapassa riceve la visita di Dio… E Lui si adagia come un bambino che non ha che silenzio e gemito da darci, ma è il silenzio e il gemito di Dio. Un silenzio e un gemito che non ci chiedono prestazioni, ma semplicemente di gemere e ascoltare la vita in silenzio insieme a noi. L’esperienza del Natale è la gioia di questo incontro indicibile ma non inesprimibile. Rimane il suono della nostra flebile voce, l’attenzione delle nostre orecchie che si protendono verso il mistero del cuore di Dio che per sempre batte all’unisono con il nostro. Ed è gioia, rivoluzione della vita, speranza: Lui geme e ascolta con noi senza sosta, senza mai più lasciarci e senza mai più ritirarsi da questa storia che viviamo. Una luce si è levata, per noi che brancoliamo spesso nelle tenebre, questa luce è lì, flebile per non accecarci, costante per aiutarci a vedere la profondità della tenerezza di Dio e l’insospettata bellezza della nostra esistenza quotidiana. Lui Gesù deposto nella mangiatoia della nostra esistenza riposa sul nostro gemito e sul nostro silenzio, e noi riposiamo in Lui, perché abbiamo trovato nella nascita di Dio come uomo la nostra pace: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”.