Le proposizioni sono formate da combinazioni di termini, ossia le frasi. Nel libro “Sull’interpretazione” Aristotele prende in esame solo i cosiddetti enunciati apofantici, ossia le asserzioni dichiarative, ed esclude tutte quelle frasi che non costituiscono asserzioni, come le preghiere, i comandi e le esclamazioni, ad esempio.
Il motivo di tale esclusione è che solo i primi, rappresentando espressioni verbali dei giudizi, possono essere dichiarati veri oppure falsi. Se infatti consideriamo un esempio di comando, come potrebbe essere la frase “passami il vino”, oppure un esempio di preghiera, “potresti passarmi il vino?”, possiamo facilmente riscontrare l’impossibilità di sottoporre tali frasi a qualsiasi giudizio di verità. Se invece dico “Socrate è un filosofo” sto pronunciando un enunciato che è perfettamente sottoponibile a giudizio.
Aristotele distingue le proposizioni in vari tipi. La prima distinzione è tra le proposizione affermative e negative a seconda che “attribuiscano qualcosa a qualcosa” oppure che “separino qualcosa da qualcosa”. Un esempio di proposizione affermativa è l’asserzione “Marco è biondo”, negativa, invece, “Marco non è biondo”. Una seconda distinzione è tra le proposizioni universali, quando si riferiscono a soggetti universali: ad es. la frase “l’uomo è razionale” e le proposizioni particolari, se concernono una classe o un gruppo di soggetti: ad es. la frase “alcuni uomini sono saggi. Esiste, infine, un ulteriore gruppo: le proposizioni singolari, che riguardano un soggetto specifico: ad es. la frase “Marco è razionale”. Nelle proposizioni affermative e negative la distinzione coinvolge la qualità del soggetto, nelle proposizioni universali, particolari o singolari, la quantità, o l’estensione.
Aristotele ha prestato particolare attenzione al rapporto esistente tra le proposizioni universali (affermative o negative) e le proposizioni particolari (affermative o negative).
Per questo ha elaborato un grafico noto come “quadrato degli opposti”.
Per rendere più semplice la lettura del grafico prenderemo ora in considerazione i singoli opposti.
1) Iniziamo dal lato alto del quadrato (opposizione contraria):
E’ detta contraria l’opposizione tra la proposizione universale affermativa (A) e la proposizione universale negativa (E) che sono quantitativamente identiche (hanno entrambe a che fare con l’universale) ma qualitativamente diverse (perché una afferma e l’altra nega una certa qualità del soggetto). Una opposizione contraria si verifica, per fare un esempio, quando prima affermo che tutti gli uomini sono saggi (A) e poi dico che nessun uomo è saggio (E).
2) Spostiamoci ora nel lato basso del quadrato (opposizione sub-contraria):
E’ detta sub-contraria l’opposizione tra la proposizione particolare affermativa (I) e la proposizione particolare negativa (O) che sono anche qui quantitativamente identiche (hanno a che fare entrambe col particolare, ossia con gruppi di enti) ma qualitativamente diverse (perché di nuovo una afferma e l’altra nega una certa qualità del soggetto). E’ una opposizione che ha luogo ad esempio se io prima affermo che alcuni uomini sono saggi (I) e poi dico che alcuni uomini non sono saggi (O).
3) Adesso veniamo alle frecce oblique (opposizione contraddittoria):
E’ detta contraddittoria l’opposizione tra la preposizione universale affermativa (A) e la particolare negativa (O) oppure tra la universale negativa (E) e la particolare affermativa (I). Sono frasi diverse sia quantitativamente (perché se una ha a che fare con l’universale l’altra ha a che fare col particolare) che qualitativamente (perché una afferma e l’altra nega una specifica qualità). Una contraddizione si verifica quando ad esempio dico che tutti gli uomini sono saggi (A) e poi che alcuni uomini non sono saggi (O). O ancora se dico che nessun uomo è saggio (E) e poi che alcuni uomini sono saggi (I).
4) Infine consideriamo le frecce verticali (relazione sub-alterna):
E’ detta sub-alterna la relazione (che non è propriamente un’opposizione) tra la proposizione universale affermativa (A) e la particolare affermativa (I) oppure la relazione tra la universale negativa (E) e la particolare negativa (O). Si tratta in entrambi i casi di proposizioni quantitativamente diverse ma qualitativamente identiche. Le relazioni subalterne realizzano un rapporto logico di dipendenza di una proposizione particolare dalla relativa universale. Se io dico che “tutti gli uomini sono saggi” (A) si può dedurre anche che “alcuni uomini sono saggi” (I). Oppure all’opposto, dicendo che “nessun uomo è saggio” (E) posso anche dire che “alcuni uomini non sono saggi”(O). Come si vede non c’è opposizione perché la proposizione particolare è contenuta, come sottoinsieme, nella proposizione universale.
Finora abbiamo messo in luce le differenti tipologie di opposizione tra le proposizioni a seconda che abbiano o meno un carattere universale oppure se sono affermative o negative. Ora dobbiamo metterle in rapporto alla verità e alla falsità logica. Distinguiamo di nuovo le quattro ipotesi di opposizione: la contraria, la sub-contraria la contraddittoria.
- Le proposizioni contrarie, in virtù della loro opposizione, non possono essere entrambe vere. Se infatti dico: “tutti gli uomini sono saggi” e poi invece “nessun uomo è saggio” è evidente che se una delle due affermazioni è vera l’altra risulterà falsa. Però potrebbero essere entrambe false. Infatti, come può essere sbagliato dire che tutti gli uomini sono saggi può non essere corretto nemmeno dire che nessun uomo è saggio. Infatti alcuni potrebbero esserlo e altri no.
- Le proposizioni sub-contrarie possono essere entrambe vere, ad esempio quando dico: “alcuni uomini sono saggi” e “alcuni uomini non sono saggi” sto dicendo una verità, ma non possono essere entrambe false.
- Le preposizioni contraddittorie, escludendosi a vicenda, devono essere necessariamente una vera e l’altra falsa. Se dico che tutti gli uomini sono saggi non posso anche asserire che alcuni uomini non sono saggi, e neppure, nel caso opposto, affermare sia che nessun uomo è saggio, sia che alcuni uomini sono saggi.
- Infine, nelle proposizioni sub-alterne, dalla verità della proposizione universale si deduce la verità della particolare. Ma non è vero il contrario, dalla particolare non si inferisce mai la verità universale. Infatti, posto che “tutti gli uomini sono saggi” (verità universale) è possibile concludere che “alcuni uomini sono saggi” (verità particolare) ma se inizio dicendo che “alcuni uomini sono saggi” (verità particolare) non è assolutamente detto che tutti gli uomini lo siano (verità universale).
Aristotele studia anche il modo in cui avviene l’attribuzione di un predicato ad un soggetto. Si avranno così tre modi differenti: l’asserzione (A è B) es. “l’uomo è un mammifero”, la possibilità (A è possibile che sia B) es. “un uomo può essere saggio” e la necessità (A è necessario che sia B) es. “l’uomo è necessariamente razionale”.
Per concludere il capitolo sulle proposizioni dobbiamo ancora dedicarci al concetto di verità e di falsità per Aristotele. Per il filosofo il giudizio di verità o falsità non può riguardare dei semplici termini o dei concetti presi isolatamente (come “uomo”, “casa”, “forte”) che privati di un predicato e quindi considerati separatamente da un contesto non possono essere sottoposti ad alcun giudizio di verità, ma solo le frasi compiute, le proposizioni. Da ciò nascono due teoremi fondamentali: Il primo è che, per Aristotele, la verità non è nelle cose in sé ma nei discorsi, nei pensieri, il secondo che la misura della verità, invece, non è nei discorsi bensì nelle cose. Se asserisco che una cosa è bianca, non è tale, cioè non è bianca per il solo fatto che asserisco con verità che lo sia, ma semplicemente perché lo è. In altre parole, non è la mia asserzione ad assegnare la verità alla cosa perché è la cosa in sé ad essere così com’è.
Quindi esiste uno stretto legame tra il pensiero, il linguaggio che verbalizza il pensiero, e le cose. Aristotele infatti afferma che le parole del linguaggio sono convenzionali, sono cioè scelte e conosciute da tutti perché si riferiscono ad “affezioni dell’anima, che sono le medesime per tutti e costituiscono le immagini di oggetti, già identici per tutti”. Se infatti per noi ha senso dire che “l’uomo cammina”, e quindi abbinare i termini “uomo” e “cammina”, perché siamo da sempre abituati a pensare che l’uomo cammini. La combinazione delle parole non è quindi nata casualmente ma è il riflesso di un pensiero innato o di un’abitudine mentale.
STORIA DELLA FILOSOFIA. TUTTE LE LEZIONI PUBBLICATE
Lezione 1: Le origini della filosofia in Grecia. La scuola ionica
Lezione 2: Eraclito, filosofo del Panta rei
Lezione 3: Pitagora, non solo filosofo ma taumaturgo e astronomo
Lezione 4: Parmenide e le vittime dell’illusione dei sensi
Lezioni 5: I paradossi di Zenone. Vi dicono qualcosa Achille e la tartaruga?
Lezione 6: Anassagora e i semi originari della materia
Lezione 7: Empedocle e le quattro radici: fuoco, aria, terra e acqua
Lezione 8: Democrito, padre della fisica
Lezione 9: La sofistica. Come si monetizzava nell’antichità con la filosofia
Lezione 10: Protagora. L’uomo è misura di tutte le cose
Lezioni 11: La filosofia di Gorgia su essere, conoscenza e comunicabilità
Lezione 12: La tragedia greca con i quasi filosofi Eschilo, Sofocle ed Euripide
Lezioni 13: Eschilo, padre della tragedia greca
Lezione 14: Sofocle e l’innovazione della tragedia greca
Lezione 15: Nella tragedia greca di Euripide stranieri e servi entrano in scena
Lezione 16: La filosofia di Socrate così spaventosa per politici e potenti
Lezione 17: Socrate e il rifiuto di filosofare per iscritto
Lezione 18: Socrate. Le affinità con i Sofisti e con Platone
Lezione 19: Antropocentrismo filosofico di Socrate
Lezione 20: Socrate e la consapevolezza della propria ignoranza
Lezione 21: Ironia come metodo
Lezione 22: La maieutica di Socrate per un genuino punto di vista sulle cose
Lezione 23: Il tì èsti di Socrate (che cos’è?) e la nascita della parola concetto
Lezione 24: Il significato della virtù per Socrate, non dono ma conquista
Lezione 25: La scienza del bene e del male e l’arte del saper vivere
Lezione 26: La religione in Socrate
Lezione 27: Le scuole socratiche: megarica, cinica e cirenaica
Lezione 28: Introduzione alla filosofia di Platone
Lezione 29: La vita di Platone, filosofo e lottatore
Lezione 30: I primi dialoghi di Platone e l’influenza di Socrate
Lezione 31: L’Iperuranio e il concetto di idea in Platone
Lezione 32: Platone. Il rapporto tra il mondo sensibile e il mondo delle idee
Lezione 33: La teoria della reminiscenza di Platone
Lezione 34: Platone e l’immortalità dell’anima
Lezione 35: Verità e opinione per Platone
Lezioni 36: Platone. Le passioni, ostacolo alla verità
Lezione 37: Il mito della biga alata di Platone. La distinzione tra anima e corpo
Lezione 38: Il mito della caverna di Platone. Cosa fare per diventare filosofo
Lezione 39: Platone e il mito dell’androgino raccontato nel Simposio
Lezione 40: Platone e il mito del demiurgo introdotto nel Timeo
Lezione 41: Platone. Il mito di Prometeo
Lezione 42: Platone il mito di Theuth e del suo comodo alfabeto
Lezione 43: Saper ragionare bene. Bello e giustizia in Platone/
Lezione 44: Lo Stato giusto secondo Platone
Lezione 45: Le tre classi dello Stato nella Repubblica di Platone
Lezione 46: Il comunismo platonico e la ricerca della felicità
Lezione 47: Platone e i segreti sull’educazione dei governanti
Lezione 48: Le degenerazioni dello Stato secondo Platone
Lezione 49: Il pensiero di Platone sulla scienza e l’arte imitativa
Lezione 50: Platone. La retorica a servizio della dialettica
Lezione 51: Platone. La dialettica come scienza suprema delle idee
Lezione 52: Platone. Il concetto di essenza e il concetto di esistenza
Lezione 53: Come Platone si sbarazza del problema del nulla e dell’errore
Lezione 54: Il bene per Platone, fine supremo del nostro agire
Lezione 55: Platone. Lo scopo educativo delle leggi verso il bene e il giusto
Lezione 56: Platone. La religione e l’ordine cosmico
Lezione 57: Platone nella storia della filosofia, da Aristolele a Husserl
Lezione 58: Introduzione alla filosofia di Aristotele e le differenze con Platone
Lezione 59: La vita di Aristotele, il filosofo nato in Macedonia
Lezione 60: La classificazione delle opere di Aristotele
Lezione 61: La distinzione delle scienze per Aristotele
Lezione 62: Il concetto di metafisica in Aristotele
Lezione 63: Aristotele. I significati e le categorie dell’essere
Lezione 64: Aristotele e il principio di non contraddizione
Lezione 65: Il concetto di sostanza per Aristotele, unione di forma e materia
Lezione 66: Aristotele. La teoria delle quattro cause
Lezione 67: Aristotele critica Platone
Lezione 68: Aristotele. Il concetto del divenire
Lezioni 69: La concezione di Dio in Aristotele
Lezione 70: La logica in Aristotele. Lo strumento per tutte le scienze