Sintesi sotto forma di intervista di una lezione di Silvano Petrosino (docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) dal titolo “La prova della libertà“, dell’11 maggio 2021 nell’ambito della programmazione di Noesis).
Nel ’68 si respirava l’aria della contestazione dell’autorità, il bisogno di autonomia dalla famiglia, l’evasione dalle consuetudini sociali. Si sentiva molto l’aspetto della libertà da.
Libertà dall’oppressione, dalle paure, dalla violenza. Sembra il senso più evidente di libertà. E’ la visione dell’hippy che vuole uscire, andare e provare. Non sa bene ancora cosa e perché, soltanto non sopporta legami, condizionamenti, pregiudizi, compromessi. Ma ci si domanda: per fare che? Bisogna riempirla, altrimenti rischia di essere astratta..
Perché astratta non è la nostra condizione umana.
Non lo è stata la nascita, dove e come siamo nati: con un corpo, una famiglia, una condizione sociale, in un tempo, in un luogo, con dei legami che ci hanno accompagnato in seguito. Senza determinazioni chi siamo? Esistere è essere determinati. La determinazione non vincola tutto, ma vincola. L’essere senza una gamba non impedisce di vivere, di trovare una propria strada, magari di essere qualcuno, di avere anche successo. Non impedisce ma vincola: non potrà essere ad esempio un ballerino. La libertà agisce nei confronti della determinazione, non va oltre ciò che si è..
Questo fatto rende la libertà scomoda.
La condizione umana può essere difficile, il male e la sofferenza possono renderla incomprensibile come dichiara Ivan Karamazov davanti alla sofferenza dei bambini: “A Te Dio io restituisco il biglietto della vita!” Riconosciuti i vincoli del nostro vivere si tratta di scegliere una libertà responsabile. Invece, spesso noi cerchiamo sicurezza invece della libertà..
Al riguardo, quali insegnamenti troviamo nella nostra tradizione culturale.
Guardiamo il popolo d’Israele nel deserto, una volta uscito dall’Egitto. Si trova a languire di fame. Invoca Aronne, Mosè è via, sulla montagna: “Dove ci avete portato? In Egitto eravamo schiavi ma avevamo la nostra pentola quotidiana”. Aronne temporeggia, poi costruisce loro un idolo da adorare, concreto, che si tocca e luccica. Il Dio di Mosè è lontano, in cielo, invisibile, tra le nubi, si fa sentire solo nei tuoni. Il popolo cerca sicurezza.
Lei ha già nominato Dostoevskij. Di libertà come responsabilità parla la Leggenda del Grande Inquisitore che è un romanzo nel romanzo (I Fratelli Karamazov).
E’ la storia che racconta uno dei tre fratelli protagonisti, Ivan, ambientata a Siviglia nel ‘500. Cristo è tornato e si è mischiato alla folla della piazza. Si accorge di lui il vecchio cardinale, il grande inquisitore, alto, dal viso scarno. Lo fa subito incarcerare. Di notte va nella cella dove il Cristo è custodito e gli parla. “Sei Tu? Taci, non rispondere, so troppo bene quel che puoi dire”. Il suo è un monologo. L’inquisitore gli dice che lui, Gesù, si è sbagliato sull’uomo. Non è vero che l’uomo cerca la verità: “Tu prometti un pane celeste ma la maggioranza cerca un pane terreno”. “Così ragionasti: che libertà può mai esserci se l’ubbidienza è comprata coi pani? Sbagliasti!” “Nessuna scienza darà loro il pane finché rimarranno liberi, ma essi finiranno per deporre la loro libertà ai nostri piedi e per dirci: riduceteci piuttosto in schiavitù ma sfamateci!” “E se migliaia ti seguiranno in nome del pane celeste che ne sarà dei milioni e dei miliardi di esseri che non avranno la forza di posporre il pane terreno a quello celeste?” “Tu conoscevi, non potevi non conoscere, questo fondamentale segreto della natura umana. Perciò domani stesso io Ti condannerò e ti farò ardere sul rogo”..
Va pensata una libertà da conquistare, ricuperando il senso di dovere più che di diritto.
Seneca (Lettere a Lucilio) ci dice: “pochi sono schiavi per necessità, i più lo sono volontariamente”. L’uomo viene alla vita senza deciderlo ma non diventa uomo senza volerlo. Il bambino dice “mio!”, poi cresce e vede altro, e pensa. Chi vive nelle favelas fa più fatica ma le circostanze non gli impediscono di capire e imparare. La libertà non è avere successo ma cercare la propria strada. Non è Dio che la determina, Dio non decide di sposare questo o quello. L’uomo non è qualcosa di costituito. Nulla è più seducente della libertà, nulla più tormentoso.
A cura di Mauro Malighetti
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