Il lago di Pusiano è nominato Eupili dal celebre naturalista romano Plinio il Vecchio, che il Vesuvio seppellì a Pompei per la troppa sua curiosità. Da questo bacino nasce il Lambro che tanti allagamenti causa a Milano. Colti dal temporale ci rifugiamo nel bar del lungo lago. Lo godiamo sotto una solida e ariosa veranda, come il viandante della celebre pittura di Friederich guarda il mare di nebbia dallo spuntone roccioso.
L’acquazzone diventa doccia tropicale, per fortuna senza raffiche di vento, sradicamenti e grandinate. La superficie si fa crespa, cambia spesso colore, dal grigio argentato al verdone, a macchie che si spostano. C’è un’isoletta in mezzo con dei cipressi – vi han trovato delle palafitte – che appare e scompare all’infittirsi della pioggia. L’orizzonte accenna ad un chiarore ma presto si rinchiude e torna a scurirsi. Dal muro che protegge la passeggiata scola l’acqua, come fiotti di fontane che fanno a gara a dare il getto più lungo. Il verde dei tigli si è acceso.
A un tavolo c’è una coppia più giovane. Anche a loro il temporale visto da lì mette allegria. La foschia a tratti si dirada. Approfittando di un momento di pausa uno stormo di uccelli – saranno anatre? – tenta la traversata e procede secondo una linea ondeggiante che a volte si sfrangia, come per un improvviso ostacolo per poi continuare nel battito d’ali. C’è stato chi si è avventurato per primo gli altri l’hanno seguito.
Noi approfittiamo di un’altra pausa e raggiungiamo l’auto lasciata nel piccolo parcheggio accanto. Ieri, domenica è giornata di sole, la ressa non sarà mancata. La natura furiosa ha ripreso questa conca dell’Alta Brianza rivelando un nuovo incanto.