Per Socrate filosofare è una missione, un compito che gli è stato affidato dalle divinità. Percepiva la presenza di quello che chiama un demone che gli consiglia, nei momenti cruciali della sua vita, di non fare certe scelte. Nell’Apologia di Platone Socrate ne parla in questo modo: “Vi è in me un ché di divino e demoniaco… ed è come una voce che io sento dentro fin da fanciullo, la quale, ogni volta che la sento, mi dissuade da quello che sto per fare, sospingere non sospinge mai”.
Questa voce non è soltanto un imperativo morale o la voce della coscienza, è, soprattutto, una guida trascendente, un’istanza divina, il richiamo verso una dimensione superiore, un tramite tra la ragione e le divinità. Il demone è un concetto religioso prima che morale. Socrate non crede che siano gli dèi i garanti dell’ordine cosmico, egli li ammetteva, ne credeva l’esistenza, ma solo come manifestazioni delle divinità. Per cui è alle divinità che fa appello e che considera come Intelligenza e Bene.
Al di là dei retroscena del processo la morte di Socrate rappresenta un alto significato ideale ed esistenziale perché testimonia la coerenza del filosofo e la fedeltà assoluta ai suoi principi teorici. Socrate insegnò tutta la vita il significato della virtù, che consiste nel comportarsi nell’interesse collettivo e nel perseguimento del bene pubblico. Proprio per coerenza rispetto ai valori che insegnò non avrebbe potuto, a pena di far crollare tutto ciò che aveva costruito faticosamente nella vita, fuggire da Atene facendosi beffe delle leggi della città, la stessa per la quale aveva speso tante sue energie.
Il rispetto delle leggi di una comunità è quindi per Socrate qualcosa che per nessun motivo può essere negato. Egli infatti, analogamente a Protagora, ritenne che l’uomo possa elevarsi dalla sua condizione originaria e primitiva solo come essere sociale, quindi soltanto in quanto membro di una comunità e nel rispetto delle sue leggi. Le leggi possono essere sbagliate, e possono, quindi, essere cambiate o migliorate, ma mai violate, perché infrangendole non solo si fa un danno alla società e all’ordine costituito, ma anche, per il motivo che abbiamo detto, a se stessi.
Questi furono i motivi che spinsero Socrate a preferire la condanna a morte alla vita, facendo di se stesso, forse, il primo martire della storia del pensiero occidentale.
STORIA DELLA FILOSOFIA. TUTTE LE LEZIONI PUBBLICATE
Lezione 1: Le origini della filosofia in Grecia. La scuola ionica
Lezione 2: Eraclito, filosofo del Panta rei
Lezione 3: Pitagora, non solo filosofo ma taumaturgo e astronomo
Lezione 4: Parmenide e le vittime dell’illusione dei sensi
Lezioni 5: I paradossi di Zenone. Vi dicono qualcosa Achille e la tartaruga?
Lezione 6: Anassagora e i semi originari della materia
Lezione 7: Empedocle e le quattro radici: fuoco, aria, terra e acqua
Lezione 8: Democrito, padre della fisica
Lezione 9: La sofistica. Come si monetizzava nell’antichità con la filosofia
Lezione 10: Protagora. L’uomo è misura di tutte le cose
Lezioni 11: La filosofia di Gorgia su essere, conoscenza e comunicabilità
Lezione 12: La tragedia greca con i quasi filosofi Eschilo, Sofocle ed Euripide
Lezioni 13: Eschilo, padre della tragedia greca
Lezione 14: Sofocle e l’innovazione della tragedia greca
Lezione 15: Nella tragedia greca di Euripide stranieri e servi entrano in scena
Lezione 16: La filosofia di Socrate così spaventosa per politici e potenti
Lezione 17: Socrate e il rifiuto di filosofare per iscritto
Lezione 18: Socrate. Le affinità con i Sofisti e con Platone
Lezione 19: Antropocentrismo filosofico di Socrate
Lezione 20: Socrate e la consapevolezza della propria ignoranza
Lezione 21: Ironia come metodo
Lezione 22: La maieutica di Socrate per un genuino punto di vista sulle cose
Lezione 23: Il tì èsti di Socrate (che cos’è?) e la nascita della parola concetto
Lezione 24: Il significato della virtù per Socrate, non dono ma conquista
Lezione 25: La scienza del bene e del male e l’arte del saper vivere
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