Il caso della cassa dei carabinieri di Piacenza pone in evidenza il solito tema della fiducia nelle istituzioni. Cosa molto ardita dal dopo 92 ad oggi, anzi diciamo pure che il pensiero della fiducia nelle istituzioni da quella data sta in piedi con le stampelle nella percezione dell’italiano medio.
Tralasciando il tormentone di rito fra colpevolisti e garantisti emerge il dilemma: sono solo due mele marce fra migliaia oppure è la classica punta dell’iceberg che ogni tanto viene a galla? La via più pratica per risolvere queste problematiche la propone il procuratore generale militare Marco De Paolis con un’intervista al corriere. In sintesi bisognerebbe scandagliare la vita privata alla prima avvisaglia di sospetto o denuncia da parte di un collega.
In secondo luogo bisogna dare priorità e massima protezione e chi denuncia violazioni di questo tipo perché spesso il cameratismo che si viene a creare nei rapporti fra colleghi che svolgono una mansione di questo tipo fa sì che i molti onesti si girino dall’altra parte per non sapere e non vedere.
Ecco, il fulcro sta qua, anche se con le eccessive marchiature di garantismo costituzionale che ogni avvocato sottolinea un giorno si e l’altro pure, sommati ai garanti della privacy in ogni angolo pronti a sbraitare alla violazione di essa, pare difficile prospettare un cambio di regole e mentalità nelle strutture degli organi adibiti alla sicurezza ed alla tutela dell’ordine pubblico. Anche se ci pare di vedere un barlume di luce perché pare che dall’alto dei vertici di comando dell’Arma abbiamo provveduto da subito alla sostituzione dei responsabili provinciali. Come a dire: “Se siete i più alti in grado e non vi siete accorti di nulla sarebbe il caso di cambiare mestiere“.