Un libro che rispecchia certe inquietudini dell’attualità tecnologica. Sempre più tecnologica e liofilizzata nei sentimenti. Un libro che proietta l’umanità – meglio, quello che è rimasto dell’umanità dopo la sua autodistruzione – quasi otto secoli più avanti . Su Marte.
L’autore, che deve aver bene esaminato la cartografia marziana, oltre che possedere ampia conoscenza di calcoli quantistici e calcolatori informatici, ci proietta direttamente sul pianeta rosso dove gli eredi dei primi e pochi umani terrestri scampati all’annientamento nucleare qualche anno dopo la tremenda pandemia del 2020, hanno ricostruito una sorta di civiltà tecnologica anche se “intubata” in abitazioni a prova di radiazioni solari e assenza di ossigeno. Anche su Marte però gli esseri umani scontano divisioni, rivalità, guerre. Il tutto dominato o determinato da una intelligenza artificiale (la stessa che i terrestri avevano elaborato prima di esserne a loro volta annientati) chiamata MaT: enorme cervello pulsante di cellule e diramazioni cibernetiche.
L’intento di Oliviero Arzuffi, ex docente di letteratura italiana, storia e pedagogia, ora scrittore ancorché consulente editoriale, è di portarci a riflettere su un futuro che appare tecnologicamente segnato e drammaticamente asettico e vuoto, prima ancora di viverlo. Quasi a volerci evitare una deriva disumana dalle conseguenze illimitate oltre che imprevedibili.
La risposta indicataci da Arzuffi è già nel titolo del libro: LA SALVEZZA DEL PAPIRO (pezzo di memoria storica e letteraria dei terrestri salvato dalla catastrofe e portato su Marte sette secoli prima, ora ritrovato dai marziani) indica una sorta di palingenesi. Un ritorno alle origini della civiltà, della convivenza, umana e delle sacre scritture. Per ovvie ragioni non svelerò il (prevedibile?) lieto fine. Ma lo scrittore bergamasco, pur consapevole del marasma del presente-prossimo di un mondo futuribile precipitato nel caos dall’ipertrofico egoismo di pochi e dall’insaziabile voglia di potere , segnala una possibilità di salvezza per ” … dare inizio ad un nuovo e miglior tempo per l’umanità e per la stessa madre terra“. Facendo appello (vedi sottocopertina): Alle venienti generazioni / per l’esercizio dell’intelligenza / e la meditazione del cuore.
Il libro è di facile lettura, avvincente e coinvolgente nonostante l’ambientazione ipertecnologica. Grazie ad uno stile snello e incisivo ancorché letterariamente evoluto nella forma e nella sintassi. Inoltre, chiude una trilogia per il Terzo Millennio iniziata nel 1998 prima con Escaton (premio speciale della giuria allo Stresa) poi con Aninu nel 2012.