Ma la spesa per la sanità pubblica, in Italia, è aumentata o diminuita nell’ultimo decennio? Diminuita, di almeno 37 miliardi di euro, secondo uno studio della Fondazione Gimbe pubblicato su diversi organi di stampa (tra cui il sito web de la Repubblica). Aumentata invece, di 45 miliardi l’anno, secondo una ricerca sui conti pubblici nazionali pubblicata dal Sole24ore cartaceo lo scorso 5 aprile.
L’articolo del Sole24ore è firmato da Gianni Trovati e si basa su 2 documenti.
Il primo è un’analisi effettuata dal Servizio studi della Camera dei Deputati, dal quale risulta che nell’anno 2000 la spesa dello Stato per la sanità ammontava a 66 miliardi, mentre nel 2019 è stata di 116,4 miliardi. Oltre 50 miliardi in più, ovvero il 76%. L’analisi tiene conto della crescita del Prodotto interno lordo, che nel ventennio è stata di circa il 2% l’anno – la spesa sanitaria risulta però aumentata del 3,5% annuo.
Mentre la spesa aumentava, tuttavia, altri parametri diminuivano. Quello del personale, per esempio – come riportato nel secondo documento analizzato da Trovati (pubblicato dalla Ragioneria dello Stato). Nel 2009 i medici, infermieri e amministrativi della sanità italiana erano 693˙600, nel 2019 erano 648˙507 – ovvero il 6,5% in meno. Questo perché non tutti coloro che sono andati in pensione sono stati sostituiti ed è diventato sistematico il ricorso a contratti a termine, aumentati del 6,4% nel periodo 2009÷2018 – a differenza di quello che succedeva nel resto della Pubblica amministrazione italiana dove anche i contratti a termine sono stati tagliati, del 16%.
A seguito dei tagli di personale sono stati chiusi in un decennio 200 ospedali per complessivi 45˙000 posti letto (scrive Sara Monaci sul Sole24ore dello stesso 5 aprile) o forse 359 reparti chiusi per 70˙000 posti letto in meno (scrive la Repubblica online).
Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Per far fronte alla pandemia si sono dovuti costruire in pochi giorni nuovi ospedali, e si sono dovuti richiamare in servizio medici pensionati oltre a cooptare giovani universitari e ricevere aiuti dall’estero. Un guaio non soltanto italiano, va detto, bensì generalizzato. In pratica quasi ogni Sistema sanitario del mondo è stato sconvolto.