Ero a Cenate Sotto. Chiacchieravo con due anziani seduti in piazza. Ho chiesto della chiesetta bianca sulla collina davanti, tre archi, qualche cipresso intorno e il campanile quadrato: “E’ la Madonna di Loreto”. Me lo son fatto ripetere: “Certo, anche noi abbiamo la nostra Casa di Loreto”. Sono passati quattrocento anni da quando fu costruita nello stesso periodo la Casa di Loreto di Bergamo che è del 1621.
Erano gli anni in cui la Chiesa Cattolica organizzava la Controriforma, dopo la lacerazione della Riforma protestante. Sorsero altre Case Loreto, che riproducevano la Casa madre la quale a sua volta rivendicava di essere la casa di Gesù. Dal Santuario mariano di Loreto di Recanati si irraggiava la vera fede. Tra i protagonisti c’erano i Gesuiti inviati dal Papa su sollecitazione dello stesso Ignazio di Loyola. Loreto divenne un grande santuario mariano che calamitava pellegrini da tutta Europa. Occorrevano pastori preparati e in grado di accogliere e parlare a gente di idiomi diversi.
La Santa Casa all’inizio era una delle tante chiese dedicate a Maria. Nel 1300 si incominciò a parlare di “casa di Nazareth”, la casa dove visse Gesù fino alla sua vita pubblica. Si diede credito alle voci che raccontavano di un miracoloso trasferimento prima dalla Palestina alla costa dalmata, poi di nuovo sull’altro lato dell’Adriatico, per preservarla dalla profanazione degli infedeli saraceni ormai in possesso dei Luoghi Santi e padroni di metà Mediterraneo. La tradizione fu subito controversa se alcuni notabili di Recanati si recarono a Nazareth a verificare la compatibilità di misure e materiali usati. Il Santuario acquistò presto notorietà e incominciò ad attirare pellegrini che si recavano a Roma.
Il Papa Della Rovere, Giulio II, la rese basilica di prim’ordine. Vi lavorò il Bramante per il progetto, Andrea Sansovino per il bellissimo rivestimento della Casa, Giuliano da Sangallo per la cupola, e via via il Calcagni, il Maderno, il Vanvitelli, per non parlare degli scultori come il Bandinelli o i fratelli Lombardo, e pittori come il Lotto che qui si ritirò e lavorò in tarda età.
La Loreto di Bergamo sorse su iniziativa di un filatore di seta, che il lavoro portava ad avere contatti e ad assorbire idee e novità di fuori. Fu contesa e amministrata alternativamente dalla Parrocchia di Borgo Canale e da quella di S. Alessandro. Nel momento dell’ampliamento del Santuario (progetto di Vincenzo de Capitani), a metà Ottocento, dato l’incremento della popolazione, divenne Parrocchia indipendente (1863).
La Sacra Casa allude al mistero dell’Incarnazione e tutto dentro e fuori la chiesa ne parla: una Madonna del Rosario di Scuola lombarda, uno Sposalizio di Maria del ‘500, una raffinata Natività di Maria del ‘600, le decorazioni scultoree di Giuseppe Zenoni, le vetrate della ditta milanese Foppa e, sulla facciata (arch. Elia Fornoni) appena restaurata, i monocromati dei Fratelli Fumagalli.
All’esterno è rimasto l’angolo suggestivo del portichetto, immancabile riparo per i viandanti e i pellegrini che entravano in città passando, come si vede dalle vecchie cartoline, sotto un arco tra due pilastri quadrati e scavalcando la Roggia Serio.
Papa Giovanni fece a Loreto (Recanati) un viaggio beneagurante nell’imminente apertura del Concilio. Allora suscitò scalpore: il primo Papa che usciva dal Vaticano, dal lontano 20 settembre 1870, la fine del potere temporale dei Papi. Forse era memore di questa Casa di Bergamo che lui giovane sacerdote, segretario del Vescovo Radini Tedeschi o Cappellano militare, aveva ripetutamente praticato.
E’ sorta accanto da qualche anno la nuova Chiesa (arch. Vittorio Gregotti), dedicata a Padre Kolbe. In momenti difficili come i nostri, e non solo per la pandemia, la comunità cristiana tenta di proporsi in un linguaggio e in figure simboliche più aderenti ai tempi.
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