Anche Brescia ha preso la spinta di Città della cultura. Si vedono gruppi di turisti in Piazza Arnaldo. Vicino alla Pinacoteca Tosio Martinengo c’è la Chiesa di Sant’Angela Merici. Una volta eradedicata a Sant’Afra, cortigiana convertita al Cristianesimo..
Hanno riservato un angolo all’ultimo imperatore Asburgo. “Si spiega perché la chiesa era frequentata da ortodossi” mi dice la signora che sta passando di vaso in vaso con il secchiello d’acqua, “fiori bianchi come il colore pasquale”. Carlo I d’Austria era stato beatificato da Papa Woytila. “La Trasfigurazione dell’altare maggiore?” Va a vedere: “E’ del Tintoretto”. La chiesa rimase distrutta nel bombardamento del 1945 che uccise parroco e fedeli, un’ottantina, rifugiatisi nella cripta. Fu dedicata poi ai Santi protettori di Brescia. Sant’Angela Merici volle essere sepolta qui. “La chiesa – si legge – era considerata una preziosa galleria di opere, guardaroba dei più scelti addobbi, scrigno di pellegrine gioie”. E’ stata ricostruita nel 1957. I lacerti salvati degli affreschi originari appaiono qua e là.
Accanto al Museo Diocesano che sta per chiudere c’è la Chiesa di San Marco, in via Gasparo da Salò. La costruzione romanica in pietra di Credaro si vede chiaramente sul retro, nella forma absidale appena scostata dal terreno scosceso. Ci conduce una volontaria del Touring: “Ci piace mostrare ai visitatori quest’angolo che sorprende gli stessi bresciani. San Carlo nella visita pastorale lasciò una nota circa l’opportunità di dare più luce alla chiesa. Così zelanti esecutori aprirono in corrispondenza dell’altare due finestroni che rovinarono l’armonia del romanico”. La confraternita che la gestiva era dedita al pietoso seppellimento dei giustiziati che rimanevano abbandonati sulla piazza, in balia di cani e corvi. “Particolarità della Chiesa?” “L’immagine più antica sembra essere quella posta sotto il cornicione, quella del devoto che ha un cappuccio ben databile. C’è poi la raffigurazione di una trinità al femminile, una Sant’Anna che avvolge come un’ombra la Madonna con Gesù bambino.” Ripetutamente raffigurati sono i santi Sebastiano e Rocco, protettori dalle pestilenze che falcidiavano le città più che le campagne. Ai campagnoli era caro Sant’Antonio.
Nello stesso quartiere di San Faustino c’è l’Università di Economia. Fu ricavata nel monastero di Santa Chiara. Dal porticato si apre lo scalone che sale ai giardini con gli studenti sparsi in pausa di lavoro.
Il Museo Diocesano è stato ricavato nel vecchio Monastero di San Giuseppe, soppresso con l’avvento della Repubblica Cisalpina. Quel convento era nato nel programma di risanamento che Venezia aveva voluto per questa parte della città sovraffollata e in degrado.
Il Museo fu creato negli anni ’70 per valorizzare il materiale artistico sacro e salvaguardare certe opere che nelle chiese rischiavano di essere rubate, soprattutto se di piccola dimensione come candelieri, statuette, calici, reliquiari, o non erano ben conservate e lasciate in posti umidi e al chiuso. Oggi le tele si proteggono meglio con gli allarmi ma non hanno sempre buona visibilità.
Il Museo è stato ricavato dagli spazi attorno al chiostro con un maestoso ciliegio al centro. Si vede la mostra del “Ceruti sacro”, il pittore di origini milanesi che operò a Brescia, in Valcamonica, in Valsabbia prima di trasferirsi nel Veneto. Fu denominato Il Pitocchetto per i ritratti di poveri e diseredati secondo una sensibilità nuova che si stava affermando nel clima illuministico. Sono raccolte opere di soggetto religioso tra le quali una gaia Madonna con il bimbo che viene dal Museo di Montichiari e una Sacra Famiglia dove il vecchio Sant’Antonio segue meravigliato i primi passi di Gesù bambino. Non mancano eccellenti opere di pittori bresciani come il Moretto, il Foppa, il Romanino, e altri come il Vivarini e Tiepolo.
C’è poi la sezione degli oggetti sacri, una per i paramenti e una dei codici miniati. Incuriosisce nella sala delle icone quelle che fungono da calendario, per ogni giorno il suo santo. Esco con un rimpianto per il nostro Museo Bernareggi che non trovo più.
Link utili:
Comune di Brescia
Mangiare a Brescia
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