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Una rivalità di sangue sospesa dal Covid. Un’emergenza sanitaria che ha impartito un time-out a secoli di battaglie e di contese, a reciproci sfottò. I centocinquanta passi del ponte tra Sarnico e Paratico in tempi non sospetti sembravano uno spazio infinito, una highway senza soluzione di continuità. Ora quel passaggio sospeso sul Sebino e un simbolo che unisce virtualmente Bergamo e Brescia nel dramma della pandemia. Anche le due tifoserie nemiche hanno firmato la tregua del Covid-19 con uno striscione srotolato lungo il parapetto come a dire che lo stadio e vita non sono la stessa cosa.

Se sugli spalti non si risparmiano cori e gesti, in questi messi col Covid si è stati in trincea insieme a mulinare dolore e sacrificio. Questo si racconta nel libro “La Storia del Coronavirus a Bergamo e Brescia” (Typimedia Editore) scritto da Giuseppe Spatola, vicepresidente dei cronisti lombardi già al Corriere della Sera, inviato di Bresciaoggi e corrispondente lombardo di Agi. Dall’abbraccio simbolico tra Bergamo e Brescia, fino al miracolo laico dell’ospedale da campo, costruito dagli Alpini in appena otto giorni. Spatola ripercorre i mesi che hanno cambiato la vita di migliaia di persone e in alcuni paesi hanno cancellato un’intera generazione di uomini, donne, nonni e nonne. È un viaggio nell’epicentro della pandemia lombarda, dove il Covid-19 si è portato via 5mila persone e ne ha contagiate oltre 25mila. Al 19 febbraio (data del ricovero di Mattia Maestri, il “paziente uno” di Codogno) i casi di positività a Bergamo sarebbero almeno 91.

Dati che non vengono da qualche smanettone social bensì dai report di 16 ricercatori di università, Agenzia tutela della salute (Ats) e aziende sanitarie che hanno pubblicato la prima caratterizzazione epidemiologica della diffusione del virus in Lombardia. Un lavoro consultabile su ArXiv e coordinato da Danilo Cereda, della direzione generale Welfare della Regione Lombardia, insieme a Francesca Rovida, della fondazione Irccs del policlinico San Matteo di Pavia e Marcello Tirani, dell’Agenzia di tutela della salute di Pavia. “Come dire – scrive Spatola – che il “paziente zero” in Lombardia va ricercato proprio tra Brescia e Bergamo e che quelli individuati nel cluster di Codogno, dal 20 febbraio in poi, per i ricercatori sono l’equivalente del “paziente 300”. Il primo malato accertato di Covid-19 in Bergamasca accusa i primi sintomi tra il 15 e il 25 gennaio a Curno. In questo momento il virus non corre e il numero degli inconsapevoli contagiati fantasma sale pian piano fino a insinuarsi lentamente nel nostra routine. Dal 25 gennaio al 5 febbraio i paesi “infettati” nella provincia di Bergamo sono cinque: oltre a Curno, ci sono Gazzaniga, Ponte Nossa, San Giovanni Bianco e Alzano Lombardo dove si contano almeno cinque casi di persone contagiate.

Ma il virus non si ferma né si accontenta, iniziando ad accelerare e conquistando metri, paesi e malati. In dieci giorni,tra il 5 e il 15 febbraio, il cluster si insinua prepotentemente nei paesi della bassa Val Seriana. Tutto mentre nulla si sa della presenza del virus in Italia. Con uno stile diretto Spatola testimonia come il cuore di Bergamo e Brescia, pulsante di cultura e imprenditorialità, è andato in fibrillazione “quando giorno dopo giorno ha visto migliaia di vite venir meno, saracinesche abbassarsi, musei e chiese sbarrarsi. Due province che hanno messo da parte lo storico campanilistico antagonismo e si sono strette in un abbraccio salvifico, condividendo paura, ma anche speranza e fiducia”. L’ipertrofia informativa di quei giorni è stata setacciata, con accurata perizia cronachistica, nelle pagine di un libro che diventa annale di qualcosa di imprevisto, tragico che lascia, pur nel calo dei contagi e dei morti, l’incubo di rebound autunnale. Gli ospedali al collasso, le pagine di necrologi che si moltiplicano, le fabbriche che si riconvertono come nei tempi di guerra, la socialità chiusa in casa e il grido disperato dei medici in prima linea; sono solo alcuni dei capitoli che intessono la novità editoriale “concepita precisa Luigi Carletti, editore Typimediaper onorare le vittime, ricordare chi ha combattuto in prima linea e capire gli errori da non ripetere mai più. Un’opera di memoria e di corale consapevolezza”.

Un dramma lungo settimane, passato dalla strage delle Rsa, dallo sconquasso dell’economia con oltre 8 miliardi di mancato fatturato. C’è anche la nonna di 100 che ha sconfitto il virus rimanendo a casa. Perdonatemi se non uso metonimie o giri di parole, ma il Coronavirus dopo mesi di trincea mi ha tolto la capacità di mediare e mentire – dice  Spatola -. Se è vero che i numeri della pandemia disegnano scenari inimmaginabili, la realtà è oltre ed è un dramma senza fine. Brescia e Bergamo sono diventate moderne capitali del dolore dove due generazioni di uomini e donne sono state spazzate via da un morbo che per alcuni doveva essere “poco più di una influenza”. 

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