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Spirito Santo, anche noi oggi siamo a porte chiuse. Nei mesi scorsi lo siamo stati fisicamente, oggi la stretta del cuore che chiude le porte riguarda la paura, l’incertezza per il futuro.



Le porte chiuse sono il risultato della intima sofferenza provata in questi giorni per l’intensità della malattia e la tempesta di morte. La porta chiusa della cultura che non sempre è riuscita a trovare parole per comprendere quello che stavamo vivendo. Spirito di Cristo, noi abbiamo urgente bisogno di un soffio, di un gemito di vita. Non vogliamo i grandi tuoni del Sinai, semplicemente il venticello di Elia, quell’alito di vita che, dopo la fuga sulla montagna, lo ha riportato al centro della vita civile. Tu, Spirito, sei capace di dare vita e accarezzare le ferite che tardano a cicatrizzarsi.

Un autore contemporaneo, Sloterdijk, scrive in un suo libro che, imparare nuovamente a vivere richiede in realtà un grande lavoro di memoria, non una memoria che riesce solo a rimescolare vecchie storie. Egli dice che il ricordo interiore, il più intimo conduce a una forza e toccare questa forza significa conoscere un’onda estatica che ci riporta a una traboccante istantaneità del presente. Sloterdijk probabilmente non voleva parlare direttamente di Spirito Santo, e tuttavia le sue parole ci aiutano a comprendere ciò che viviamo oggi nella Pentecoste: la Tua forza che ci riporta al dono fecondo della vita di Gesù e ci ridona al presente, a questo presente. Spirito Santo, dono e forza inesauribile, col la tua forza apri le porte delle quali siamo stati prigionieri, e mentre con timore riprendiamo il cammino, fatti riconoscere come Ospite dolce del cuore… desideriamo la dolcezza Spirito, la dolcezza di una carezza e di un abbraccio che ci faccia sperimentare la tua fedele presenza nella nostra esistenza.
Vieni Spirito Santo!


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