“Un cardinale dovrebbe scrivere filastrocche per bambini e allevare canarini”, scriveva il cardinale Giacomo Biffi e si può comprendere la profondità della sua affermazione solo quando si conosce qualcuno che non ha la preoccupazione di spiegare la fede, ma di gustare la vita. È questo, in estrema sintesi, il messaggio scaturito dall’incontro avuto il 14 settembre 2021 con il vescovo Giuliano Frigeni della diocesi di Parentins in Brasile, dal quale ho redatto un resoconto non analitico ma, semplicemente, un tributo ricco di gratitudine per un dono ricevuto.
Infatti, un semplice gesto, come la consegna del mio libro “Il Trenino”, è diventata l’opportunità per una “viaggio tra le stelle” per arrivare a scoprire che altro non sono che il cuore di Dio! Teologia di alto livello comprensibile solo a pochi esperti? Tutt’altro e, infatti, la grandezza di mons. Frigeni risiede proprio in quella sua straordinaria capacità di condividere “lo sguardo che Dio ha sulle cose” al punto che, ad esempio, l’esultanza gioiosa di un papà, davanti alla scoperta di aspettare una bambina dopo tre bellissimi maschi, diventa l’opportunità per apprendere che anche il cuore di Dio “funziona così”: esulta di giubilo per la presenza/esistenza di ognuno di noi.
Ma cosa implica questo nel concreto della nostra quotidianità? Ad esempio, che ogni mattina, quando apriamo gli occhi e iniziamo la giornata, è lecito pensare che Dio esulti di gioia e, come accade al mattino di Natale, ci faccia trovare dei doni che sono, in sintesi, la realtà che ci circonda. Certo la quotidianità non è sempre facile e percepirla come “regalo” può non essere immediato e, anche su questo punto, il vescovo Giuliano Frigeni non censura nulla ed è conscio delle fatiche che sia laici che sacerdoti stanno vivendo in Italia come in Brasile; tuttavia, la premessa per aprirsi al reale senza paura risiede nella riscoperta di essere figli di un Padre ed è proprio Lui che, misteriosamente, ha scritto nel nostro cuore quell’esigenza di felicità che determina ogni nostro passo.
Lo sconforto può arrivare ma, se non ci guardiamo come se fossimo degli orfani frutto del caos, allora lo possiamo utilizzare come trampolino di lancio per affidarci vivendo, questa posizione vertiginosa, come l’espressione massima della intelligenza umana. Se persino la ricezione di un libro per bambini può essere spunto per un viaggio teologico; allora si può capire il perché sarebbe riduttivo approcciarsi alla teologia solo come “mera esposizione della Verità” perché il suo cuore, “rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti in cielo”, è anche la Bellezza.
“Cos’è il cielo Alessandro?” …questa è la domanda che Sua Eccellenza mi ha rivolto nell’iniziare questo viaggio insieme e, anche se siamo stati insieme “solo” 30 minuti, l’impressione che ho avuto è stata quella di aver vissuto un momento di vita non determinato dagli elementi che caratterizzano la realtà come, appunto lo spazio e il tempo.
Un incontro nella profondità della realtà che, una volta concluso, mi ha fatto intuire il perché un grande autore come Elliot possa aver scritto righe come queste “Quindi giunsero in un momento predeterminato, un momento nel tempo e del tempo. Un momento non fuori del tempo, ma nel tempo, in ciò che noi chiamiamo storia: sezionando, bisecando il mondo del tempo, un momento nel tempo ma non come un momento di tempo. Un momento nel tempo ma il tempo fu creato attraverso quel momento: poiché senza significato non c’è tempo, e quel momento di tempo diede il significato“. (T.S.Eliot, Cori da “La Rocca”, VII).
A tra un anno Mons. Giuliano e grazie di cuore all’amica Augusta (sorella di Sua Eccellenza) e a suo marito Gigi per avermi aperto le porte di case loro… avermi aperto le porte del “cielo”.