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Nell’annunciare il nuovo libro edito dal Centro Studi Valle Imagna, viene spontanea, anche in questo caso, la citazione del professor Carlo Traini, esponente di spicco del contesto culturale orobico, letterato di formazione ottocentesca, venuto a mancare alcuni decenni or sono, quando scrisse in un suo libro:La vita è bella perché la gente è buona. Altrimenti sarebbe vero che fare un libro è men che niente, se il libro fatto non rifà la gente“.


Questo espresso richiamo alla valenza pedagogica delle lettere e dell’editoria fa da sfondo alle venti esperienze di vita missionaria, vissuta sul campo, di altrettanti protagonisti della Chiesa universale, raccolte e illustrate nel libro Laudato si’ mi’ Signore, scritto da Giovanni Mazzoleni ed Ermanno Arrigoni (pagine 712, maggio 2020). I due autori hanno posto la lente d’ingrandimento sulla parabola esistenziale di un drappello di frati minori cappuccini lombardi, cui è stato affidato il compito di diffondere il Vangelo in semplicità e povertà, secondo la Regola di San Francesco d’Assisi, vivendo in mezzo al popolo. Fra Aquilino Apassiti, uno dei venti protagonisti della grande narrazione, è il cappellano della chiesa del nuovo ospedale Giovanni XXIII di Bergamo e, in queste ultimi tempi, ha svolto il suo apostolato tra coloro che sono stati colpiti dalla pandemia virale Covid 19. Li contraddistingue il lungo abito marrone, dotato di ampio cappuccio, cinto a girovita da un cordone chiaro, sul quale sono stati fatti tre nodi, che stanno a significare l’impegno assunto di vivere in obbedienza, castità e senza nulla di proprio. La croce Tau, infine, rappresenta il segno potente e tangibile della loro appartenenza al Sacrificio di Cristo. Essi rappresentano l’ultimo anello della catena di una tradizione religiosa che dal Medioevo è giunta sino ai nostri giorni, caratterizzando anche la vita di molte famiglie nel contesto rurale.

Il libro

Ermanno e Giovanni, due cari amici di vecchia data, non sono nuovi a questo tipo di ricerche, che spaziano tra la storia sociale e religiosa di una comunità e l’individuazione dei suoi tratti salienti attraverso la ricostruzione dei profili biografici di alcuni protagonisti. Il loro impegno va ben oltre l’ambito della mera conoscenza, che pure basterebbe a significare un simile lavoro, ma scaturisce da convincimenti personali profondi, da un sentire comune, da un profondo legame con la terra e la tradizione religiosa che li accomuna. Dopo la pubblicazione di due precedenti monografie dedicate ad altrettanti religiosi originari della Valle Imagna, un Cappuccino e un Comboniano, padre Pasquale Rota (Dio ti ama… e anch’io, Csvi 2014) e padre Gianni Manzi (I cieli narrano la gloria di Dio, Csvi 2018), con quest’ultima indagine essi hanno raccolto la sfida di testimoniare una straordinaria esperienza collettiva che investe un intero ordine religioso, quello dei Cappuccini, e la sua attività nell’ambito del contesto lombardo, strutturata nei diversi conventi e resa particolarmente esplicita attraverso il percorso esistenziale di venti “fraticelli” (come ama chiamarli Giovanni, con affetto e simpatia).
Il volume è articolato in venti capitoli, tanti quanti sono i religiosi intervistati: quattordici di essi sono originari di Bergamo, uno di Cremona, uno di Como, due di Milano, uno di Varese, infine uno di Brescia. La loro età varia oggi da ottanta a novantasei anni. Li troviamo distribuiti in ben quattordici conventi, nei quali alcuni di essi esplicano ancora alcune attività sociali e pastorali di servizio, mentre sei sono ospiti nell’Infermeria di Bergamo. La narrazione della vita dei singoli frati è preceduta da una sintetica descrizione dei conventi nei quali si trovano attualmente inseriti, mentre chiude con la sezione dedicata ai talenti di cui sono stati e continuano a essere attivi portatori. È come se i due autori dell’indagine, nell’incontro dialogico con i loro preziosi informatori, entrando in profonda comunicazione, fossero riusciti a raccogliere da ciascuno di essi diversi elementi dell’eredità umana e spirituale che hanno saputo testimoniare sulla scena della loro vita.
La preziosa sensibilità religiosa di Ermanno e Giovanni, resa ancor più solida grazie alle loro esperienze (Giovanni, tra l’altro, ha un fratello frate Cappuccino), ha consentito di snocciolare, dal “rosario” della vita dei venti interlocutori, le tappe più significative del percorso umano, i valori e i sentimenti alla base dell’azione quotidiana. Allo stesso modo con cui i frati Cappuccini hanno messo al centro della loro esistenza i valori della Creazione, dell’Evangelizzazione e dell’Umanesimo (poiché ogni uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio), così pure i due autori hanno focalizzato la loro indagine su venti protagonisti della Chiesa universale, anche quale gesto di riconoscenza per l’azione pastorale al di là di ogni confine geo-politico. Un miracolo non frequente, né scontato.
Mentre sfoglio il sommario fotografico, nelle prime pagine del volume, i ritratti in miniatura dei frati Cappuccini suggeriscono subito una lettura d’insieme di questo libro: percepisco una sorta di imprinting che accomuna le singole esperienze, come pure un sentire condiviso con gli autori, Ermanno e Giovanni, immersi in una superiore sintesi culturale, umana e spirituale. Insieme essi trasmettono sensazioni di serenità, forza, positività. Si rivelano “strumenti” della medesima lauda che da San Francesco d’Assisi è giunta sino ai nostri giorni e che, nella grande Comunità dei Cappuccini, trova ancora oggi un’ importante corale applicazione. Il volume, per come è stato strutturato, attribuisce alle immagini dignità e valore comunicativo pari al testo scritto: fotografie e parole dialogano nelle pagine speculari del volume. Immagini in bianco e nero, sobrie sì, ma decisamente efficaci, come semplice ed efficace è stata la vita di ciascuno di essi e, nella maggioranza dei casi, continua ad esserlo tuttora.
Laudato si’ mi’ Signore
Scorrono storie di giovani vocazioni, nate nella prima metà del Novecento, all’interno di famiglie numerose di contadini e braccianti agricoli, piccoli allevatori e artigiani che popolavano le nostre valli e la piana lombarda sino a pochi decenni or sono; si susseguono e si incontrano esperienze di vita fraterna costruite in semplicità e sostenute da uno spirito missionario assai presente nella Chiesa lombarda. Come non ricordare, ad esempio, quando ogni anno, durante la celebrazione solenne delle Sante Missioni, venivano invitati nelle parrocchie rurali frati predicatori, appartenenti a diversi ordini, in cerca di giovani vocazioni: così sono nate gran parte di quelle raccolte in questo volume. A differenza del seminario diocesano, infatti, che richiedeva alle famiglie dei seminaristi il pagamento di una retta mensile, l’inserimento del ragazzo in quasi tutti gli ordini religiosi non comportava alcun onere economico. Per molti Cappuccini bergamaschi il percorso vocazionale partiva dal seminario di Albino, documentato nell’immagine di copertina. La raccolta antologica di testimonianze si configura quindi quale espressione concreta di vocazioni nate nel contesto del mondo popolare lombardo, che i singoli frati hanno continuato a ravvivare, anche all’estero, lontano da casa, nell’esercizio dei vari ministeri pastorali.
Laudato si’ mi’ Signore

Fraticelli nel Seminario di Albino, 1958.

Prima del congedo, voglio qui richiamare un’altra similare iniziativa di ricerca, sempre orientata alla raccolta delle fonti orali a rischio di scomparsa, che è confluita alcuni anni fa (2013 e 2014) nella pubblicazione di due tomi Preti tra i migranti, nel quale vengono raccontate diverse esperienze pastorali della Chiesa di Bergamo nelle Missioni Cattoliche Italiane d’Europa. Al termine di quel lavoro, con il Direttore dell’Ufficio per la Pastorale dei Migranti della Diocesi di Bergamo, era stato ipotizzato un analogo impianto d’indagine applicato al contesto dei religiosi e delle religiose. Ora questo nuovo volume risponde, almeno in parte, a quel programma e restituisce a tutta la Chiesa lombarda, non solo all’estesa comunità dei Cappuccini, importanti testimonianze di vita pastorale. In fondo, anche i venti frati “raccontati” in questo libro, hanno vissuto, da migranti, le scelte più importanti della loro vita, nel momento in cui hanno risposto con fiducia all’invito divino: Vattene dal tuo paese, dalla tua patria, e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno, maledirò, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra”. E Abramo partì, come gli aveva ordinato il Signore. (Gen. 12,1-4)

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Antonio Carminati

Direttore del Centro Studi Valle Imagna

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