Biondi immobiliare

Tommaso d’Aquino rappresenta uno dei principali pilastri teologici e filosofici della Chiesa cattolica, nonché, probabilmente, il massimo esponente della filosofia scolastica. È venerato come santo e considerato dal 1567 dottore della Chiesa. Fu allievo di Alberto Magno che lo difese quando i compagni lo chiamavano “il bue muto” dicendo: «Ah! Voi lo chiamate il bue muto! Io vi dico, quando questo bue muggirà, i suoi muggiti si udranno da un’estremità all’altra della terra!».

Tommaso nacque a Roccasecca nel 1225, all’epoca facente parte del Regno di Sardegna. Essendo il figlio più piccolo della sua famiglia, come tradizione, era destinato alla vita ecclesiastica e per questo a soli cinque anni fu inviato dal padre Landolfo, in qualità di oblato, alla vicina abbazia di Montecassino. In quel luogo Tommaso ricevette i primi rudimenti delle lettere e fu iniziato alla vita religiosa benedettina. Nel 1239 ormai adolescente venne iscritto dal padre presso la nuova Università fondata da Federico II a Napoli, dove poté proseguire gli studi. Proprio a Napoli Tommaso conobbe i Domenicani, ordine di cui andò a far parte nel 1244. La famiglia tentò di far cambiare idea a Tommaso, arrivando addirittura a segregarlo per quasi due anni nel castello di famiglia, ma invano. Prendendo  atto che Tommaso era ben saldo nella sua risoluzione, la sua famiglia lo restituì al convento di Napoli nell’estate del 1245.

Negli anni successivi Tommaso si spostò prima a Roma, poi a Parigi e infine a Colonia. Questo soggiorno  costituì una tappa decisiva nella vita di Tommaso. Per quattro anni, dai 23 ai 27 anni, poté assimilare profondamente il pensiero di Alberto Magno. Su segnalazione del maestro nel 1252 Tommaso venne chiamato a Parigi per insegnare. Nella grande città il clima intellettuale era fervido e stimolante, anche se meno calmo di quello di Colonia.

Tra il 1259 e il 1268 tornò in Italia e si impegnò nell’insegnamento e negli scritti teologici. In quegli anni studiò approfonditamente Aristotele, del quale scrisse i Commenti, validi ancora oggi per la comprensione e discussione del testo aristotelico. Gli ultimi anni in Italia li passo a Roma, presso il papa Clemente IV ed ad insegnare nel Convento romano presso la Basilica di santa Sabina, che grazie a lui divenne la scuola più avanzata della provincia. Durante il suo soggiorno romano, Tommaso cominciò a scrivere la Summa Theologiae, la sua opera fondamentale, e compilò numerosi altri scritti su varie questioni economiche, canoniche e morali.

Tra il 1268 e il 1272 tornò ad insegnare a Parigi dove la sua occupazione principale fu l’insegnamento della Sacra Pagina e proprio a questo periodo risalgono alcune delle sue opere più celebri, come i commenti alla Scrittura e le Questioni Disputate. Tornato in Italia il capitolo della provincia di Roma gli affidò il compito di organizzare uno Studium generale di Teologia, lasciandogli la libertà di scegliere il luogo, le persone e il numero degli studenti. Grazie anche alle pressioni di Carlo I d’Angiò scelse Napoli. Durante gli ultimi anni del periodo napoletano, continuò a procurarsi testi filosofici che leggeva e commentava con cura, disputandone i contenuti con i suoi confratelli e studenti. Morì il 7 marzo del 1274, alle prime ore del mattino dopo aver ricevuto l’Eucarestia.

Tommaso d’Aquino è morto a soli quarantanove anni ma la sua opera è vastissima. Fu nel periodo del ritorno in Italia e a Parigi che scrisse le opere più importanti: Il Commentario ad Aristotele, il Commentario al libro sulle cause, il Commentario a Boezio, e le sue opere maggiori, la Somma della verità della fede cattolica contro i Gentili, il Commentario alle sentenze, la Somma teologica, il suo capolavoro.

Tema centrale nelle opere di Tommaso, comune, come abbiamo visto, a tutti gli Scolastici, è il rapporto tra fede e ragione. All’uomo non basta la ricerca filosofica basata sulla sola ragione, la fede deve soccorrere la ragione per evitare che cada in errore, l’istruzione divina è una componente fondamentale della conoscenza. Ma la rivelazione non annulla e sostituisce la ragione: “la grazia non elimina la natura, ma la perfeziona”. La ragione non può invadere il campo della fede, altrimenti la fede stessa perde la sua ragion d’essere. Ma può servirsi della fede in tre modi diversi. Innanzitutto dimostrando i preamboli della fede, cioè quelle verità che sono indispensabili alla fede stessa. Per cui non si può credere in Dio se non si sa che Dio c’è. È la ragione naturale a dimostrare che Dio esiste e che ha degli attributi che possono essere ricavati dalle cose da lui create. In secondo luogo la filosofia può essere utile a chiarire mediante similitudini le verità della fede. In terzo luogo può difendere la fede controbattendo alle obiezioni che riceve, dimostrando che sono false o che non possono essere dimostrate.

La ragione umana ha dei principi indiscutibili, e quindi è impossibile dubitare della loro veridicità, che ci sono stati infusi da Dio stesso. Per questo le verità della ragione non possono essere in contrasto con la verità rivelata, la verità non può contraddire alla verità. Quanto si presenta un contrasto ciò è segno che non siamo di fronte a verità razionali, ma a conclusioni false o non necessarie.

Print Friendly, PDF & Email

Autore

Enrico Valente

Enrico Valente è nato a Torino nel 1978 dove si laurea in giurisprudenza nel 2004. Da oltre vent'anni si dedica allo studio e alla ricerca filosofica e da alcuni anni affianca la passione per la scrittura alla traduzione di saggi e romanzi. Con ”L'arte di cambiare, da bisogno a desiderio dell'altro” la sua opera di esordio, vince nel 2021 il primo premio al Concorso nazionale di filosofia ”Le figure del pensiero”, nello stesso anno riceve per la medesima opera la menzione d'onore al Premio di arti letterarie metropoli di Torino e arriva finalista al concorso di Città di Castello. Attualmente è impegnato alla preparazione di una collana intitolata ”Incontri filosofici” dedicata ai grandi protagonisti della filosofia che sta ricevendo un notevole riscontro da parte del pubblico ed è in corso di traduzione all'estero. Il suo primo numero “Il mio primo Platone” è arrivato finalista al concorso nazionale di filosofia di Certaldo (FI) 2022.

Vedi tutti gli articoli