Biondi immobiliare

L’uno, differente in se stesso, è l’essenza della bellezza; prima che sia trovato, non ci può essere filosofia” (Holderlin).

Quale discorso sulla differenza o alterità?

E’ nel mondo, nei modi di stare al mondo, nei diversi modelli culturali. Popoli, tradizioni, lingue; sarebbe più facile ricondurre tutto all’uno? Ma l’alterità è anche dentro la polis, con gli amici, con se stessi; e pure con l’invisibile, l’inafferrabile, con Dio. Esistere è uscire da noi stessi. Non scegliamo di nascere né di morire, di vivere sì. Chiamati dagli eventi ad uscire, a confrontarsi. Come sa esprimere l’arte, nell’arte giapponese o in quella occidentale, basti pensare alla Scuola di Atene di Raffaello. Un mondo di intellettuali a consesso. Il pensiero non è solitario, nemmeno la riflessione. E’ segnato da tappe, segue un percorso, si esercita nella fatica e dinanzi all’ostacolo. Ragiona sì in termini di universalità ma deve poi rendere conto.

Il pensiero si esprime in linguaggio, attraverso categorie, modalità di espressione, modelli. Aristotele non è Cartesio, e i due, pur rivolgendosi a tutti, sono rinchiusi in una lingua, in una sensibilità, in un corpo che parla di origini, eredità, spazio, tempo. Derrida, lui ebreo algerino, diceva: “parlo una sola lingua (francese) che non è la mia”. La lingua parla e plasma e da essa si è plasmati. Si può dire un pensiero o anche sono nel pensiero. Come pesci in acqua facciamo cultura e siamo nella cultura. La cultura è risorsa, nessuna cultura esaurisce l’umano. Continuamente in divenire.

Si assimila l’altro senza identificarci. Ci approssimiamo, ci comprendiamo, in dialogo, uscendo da noi stessi, in un andirivieni tra io e l’altro, volta a volta d’accordo o distinti, uniti senza essere fusi, non escludendosi ma integrandosi. Secondo la modalità cinese di concepire il respiro. L’usanza giapponese è di non dire mai no, la logica occidentale è contrastiva pur non negando l’altro. Ci contrapponiamo, ci scontriamo ciò non significa non prendere l’altro in considerazione. L’Europa è un insieme di lingue, ma le lingue sono una ricchezza, ogni parola è una faccia della realtà, aspetti di mondo, alezeia (svelamento) che non è definitiva veritas.

Nel rapporto con l’altro c’è il rischio della predazione. L’altro ridotto, assimilato, asservito (Lévinas), invece va preservato. L’incontro deve essere etico, rispettoso, fatto di sguardi e carezze. Il dire può essere una fatica di Sisifo, dire e ridire, e ricominciare da capo. Non si ridicono sempre “ti amo” gli amanti? Tensione amorosa, senza fine.

L’incontro passa per una fessura che va allargata. Noli me tangere è un tema ampiamente interpretato dai pittori, l’incontro del Cristo e la Maddalena con il Cristo Risorto che si ritrae: “non mi toccare”. L’incontro con l’altro può essere un abbraccio (come nella Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta) ma anche rispetto di una distanza. L’altro si sottrae, fugge, non si può fissare come la melodia, un suono dopo l’altro. Nella Cena di Emmaus di Rembrandt il momento è nello spezzare il pane, che è anche il gesto di riconoscimento, dopo però, quando il Cristo non c’è più. Resta nei discepoli testimoni di gesti e parole.

Diventa ciò che sei” dice Nietzsche come appello dell’alterità che penetra, trasforma. lacera, affatica, urta, spinge oltre.

La colpa di Orfeo è quella di essersi voltato condannando Euridice e se stesso alla separazione? Forse. Ma la lettura può essere altro. Lo sguardo non è possedere ma accettare anche la separazione, la diversità, resistere al legame narcisistico. A tavola non si ammettono posti vuoti, o forse si; un posto andrebbe sempre lasciato per l’ospite inaspettato.

Oggi la tecnica misura, abbrevia, scopre, ingloba. Va lasciata la fessura. La conquista, l’attaccamento, la fusione, impedisce la fecondità. In 2001 Odissea nello spazio l’astronauta protagonista è vecchissimo, sulla soglia della morte. Dall’altra parte compare un feto, la nuova vita. La vita non è possesso ma qualcosa di nascosto che mi eccede. Io devo essere un testimone di un senso che eccede.

Sintesi della relazione di Marcello Ghilardi
L’ALTRO NELL’IO. CULTURA SOGGETTIVITÀ SINGOLARITÀ
Bergamo, Auditorium Liceo Mascheroni, 11 marzo 2025 
all'interno del Programma Noesis 2024/2025

Tagged in:

,