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L’Amministrazione Gori in scadenza mette la ciliegina sulla torta a 10 anni dal suo insediamento con un altro, l’ennesimo, atto di politica spettacolare: volta all’apparenza demagogica, alla visibilità modaiola. Pochi giorni fa il Sindaco ha inaugurato in pompa magna una piazza della città a Giorgio Gaber.

Niente di male, anzi. Chi scrive ha seguito tutti i concerti tenuti a Bergamo (e non solo) dal cantautore “milanese” oltre che averne regolarmente acquistato tutti i dischi (vinile, cd, dvd) nonché ascoltarli, riascoltarli, frequentemente. Ma la questione è un’altra.  E si inserisce nella politica culturale che il sindaco Gori & Company hanno portato avanti per due lustri. Al netto degli eventi imprescindibili da qualsivoglia scelta amministrativa di qualsiasi colore politico (vedi Teatro Donizetti, Accademia Carrara, ecc.) la giunta Gori ha bypassato la cultura non mediatica, formativa, evolutiva – basterebbe poco per renderla aperta e fruibile per tutti soprattutto, spendendo meglio i non pochi milioni disponibili ad ogni stagione – preferendo eventi spettacolari e appariscenti, d’impronta social-televisiva. Eventi molto più dispendiosi perché spesso gratuiti quindi senza introiti. Trasformando talvoltaun personaggio carismatico come Donizetti in fenomeno on the road, dove è più comodo passeggiare gustando un gelato in compagnia e ascoltare qua e là suonatori e cantanti spesso neanche pagati, tra il rumore estivo open air.  Lasciando al chiuso del Teatro la lirica donizettiana, più o meno sempre riproposta senza vere innovazioni e veri colpi d’ala, per abbonati, intenditori e melomani: dove peraltro dieci stagioni di Festival donizettiano non hanno modificato di un centimetro l’appeal del compositore bergamasco nel mondo.

Tornando a Gaber? Tutto si tiene, nella logica di Gori. Ricordate l’anno della Capitale della cultura? Sembra tanto tempo fa invece… solo ieri: segno che sta gran capitale poi non è stata, salvo per il food slow o last purché se magna, per il businnes casereccio, per il market de noantri. Me se ricordate bene l’evento mediatico clou della mitica capitale fu nientemeno che “Raffa in the sky“. Espressamente voluto – nonostante il comitato della Fondazione Donizetti piuttosto contrario – proprio dal Sindaco Gori.  E si son fatti saltar fuori 2.000.000 (dicasi due milioni) e duecentomila euro per soddisfare le legittime ambizioni registiche di un direttore artistico “innamorato” della Carrà fin da bambino. Cifra astronomica per un singolo spettacolo, mai spesa neanche per un’opera  (seria) di Donizetti. 

Ecco: tutto torna. Sono partiti con Donizetti open tipo Broadway (Riccardo Muti direbbe: la lirica come fenomeno da baraccone), toccando il climax orgiastico con Raffa, e finire con (povero, ma colpe non ne ha) Giorgio Gaber. Una politica preoccupata del tornaconto immediato con la massima visibilità, unico parametro di validità e successo.

Del resto critiche anche pubbliche sono state espresse persino sulla stampa locale più diffusa. Per esempio, tra varie lettereapparse sui giornali anche una missiva firmata da molti artisti bergamaschi che informavano di non essere nemmeno stati consultati da un’amministrazione a parole pronta a parlare di capitale culturale come occasione per tutti di fornire proposte e idee, di coinvolgimento per tutte le associazioni culturali e addetti ai lavori. Alla fine: spazio ai soliti noti più o meno. 

Facile criticare, si dirà. Bene, ecco qui due proposte alternative per le quali non ci voleva la mente di un genio per attuarle ma semplicemente la volontà di seguire una linea culturale mirata e strutturale, unita ad una visione lungimirante e persino pedagogica: invece di un musical sulla star romagnola, perché non commissionare un’opera lirica nuova ad un compositore di fama internazionale? Magari sulla traccia di Donizetti o su una attualizzazione di Donizetti? Invece di una piazza a Giorgio Gaber perché non una (centrale e frequentata) a Gianandrea Gavazzeni direttore d’orchestra, musicologo, compositore, scrittore bergamasco (val la pena ricordarlo?).

Non sembra biasimevole, cari bergamaschi, che dopo quasi 30 anni dalla morte del maestro nessuno abbia pensato di intitolargli una via o meglio un teatro o una sala da concerto?

Caro Sindaco lei sarà anche promosso per quanto ha operato in campo urbanistico (anche qui però: le piste ciclabili tanto strombazzate sono più uno slalom a ostacoli da affrontare “tat al toc” e spesso più pericolose della via normale. Pedalare per credere) e in campo economico, ma sul piano culturale merita ampia insufficienza. Con l’aggravante di aver speso poco oculatamente tanti soldi di noi cittadini. E pensare che Bergamo aveva una occasione irripetibile per imporsi come capitale…

Gaber dixit: “Ci son due tipi di artisti: quelli che vogliono passare alla storia e quelli che si accontentano di passare alla cassa.” Possiamo sostituire la parola artisti con politici? E la parola cassa con cabina?

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