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Nei primi 11 mesi del 2022 le atlete italiane hanno vinto 142 medaglie tra Olimpiadi, Campionati Mondiali ed Europei. Gli atleti maschi, nelle stesse manifestazioni, ne hanno vinte di meno, 130. A queste vanno aggiunte le 35 delle specialità miste.

Ad accorgersi del fenomeno sono stati gli esperti di statistica de la Gazzetta dello Sport – ne ha scritto Paolo Marabini sul giornale cartaceo dello scorso 6 dicembre.

Va detto che i dati sono ancora incompleti per l’anno solare in corso, perché ci saranno altre possibilità di lustro: all’appello mancano ancora i Mondiali di sollevamento pesi, cominciati il 5 dicembre a Bogotà, e quelli di nuoto in vasca corta che cominceranno il 13 dicembre a Melbourne.

In più quelli della Gazza non hanno considerato tutti gli sport bensì soltanto quelli delle discipline olimpiche. Anche se si sono accorti che il sorpasso non è episodico: è dall’Olimpiade invernale di Lillehammer 1994 che spesso e volentieri le ragazze vincono più medaglie.

Nel 2022 l’Olimpiade invernale si è disputata a Pechino, e le ragazze sono andate a medaglia in 17 sport diversi, a fronte dei 15 dei maschi. Anche nei vari Campionati Europei le ragazze hanno vinto in più specialità: 25 contro 23.

Nel suo articolo Marabini ha ventilato l’ipotesi che, almeno nello sport, in Italia si sia raggiunta la parità di genere. Anche se questa sembra più una pia speranza, almeno guardando i dati diffusi dal Coni, il Comitato olimpico italiano (visibili online al link: https://www.coni.it/it/i-numeri-dello-sport.html). In Italia gli atleti tesserati nelle Federazioni sportive del Coni medesimo sono complessivamente 4,6 milioni, ma soltanto il 28,2% sono ragazze.

Significa che trovano più difficoltà, meno strutture adeguate. Poi c’è la cultura, i ruoli assegnati dal senso comune. Tutto ciò incide sulla motivazione e sulla voglia di partecipare.

Ma quando una ragazza si impegna, abbatte tutte le barriere e diventa forte. Lo testimoniano i numeri.

Fonte immagine di copertina: Depositphotos

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Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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