Biondi immobiliare

5 settembre 1972, Olimpiadi di Monaco di Baviera, una festa di sport e pacificazione, la Germania vuole mostrare al mondo che non è più quella nazista. Dachau, primo lager, è distante solo venti kilometri di spazio, ma anni luce di tempo.

Allora la scuola cominciava il primo di ottobre, per noi ragazzini c’era il tempo per gli ultimi compiti delle vacanze e per goderci lo spettacolo alla tv, per entusiasmarci alle imprese di Mark Spitz, un nuotatore americano che vince sette medaglie d’oro nonostante un paio di baffoni così, che è come nuotare controcorrente, e alle evoluzioni di una farfalla di nome Olga Korbut, non capisco nulla di quello sport, ma capisco che la farfalla sta facendo la storia, per le sue medaglie e le sue lacrime, per un errore alle parallele. E poi c’è la sfida del medagliere, tifavo stelleestriscie contro i russi, allora era così, o di qua o di là, io stavo di qua. E poi le atlete americane erano belle, invece quelle dell’est, del blocco sovietico, erano più maschili dei colleghi maschi, non sapevo nulla di testosterone e ormoni dopanti, però vedevo che c’era qualcosa che non quadrava (si sa che anche l’occhio vuole la sua parte, anche da ragazzini).

Il commando di Settembre Nero

Le medaglie italiane erano una rarità, mi ricordo la nostra prima medaglia d’oro, Graziano Mancinelli, equitazione, ma che sport è? Meno male ci sono Klaus Di Biasi ai tuffi e la Calligaris in vasca, prima medaglia assoluta (argento) nel nuoto, e Mennea la freccia del Sud che arriva terzo nei 200 vinti dal campione russo V. Borzov. Insomma una festa, poi all’improvviso il commando di Fedayyìn palestinesi Settembre Nero, affiliato all’OLP di Arafat, irrompe nel villaggio olimpico, uccide due atleti israeliani e ne sequestra altri nove, in cambio della loro liberazione chiede la liberazione di 234 palestinesi detenuti nelle carceri israeliane e del duo Baader-Meinhoff della Raf: seguono trattative, errori della polizia tedesca, la TV ci mostra quasi tutto, rimangono impresse le immagini dei componenti il commando in passamontagna sul balcone dell’edificio al n. 31, soprattutto vengono incredibilmente trasmesse le immagini di poliziotti che tentano la sorpresa dal tetto, ma la tv la guardano anche i terroristi, che non la prendono bene.

Golda Meir, la premier israeliana che sembrava una nostra nonna ma intuivamo dovesse avere due attributi così, offre l’aiuto israeliano, ma i tedeschi vogliono fare da soli e sbagliano tutto, alla fine tutti gli ostaggi vengono uccisi, insieme a cinque terroristi e un poliziotto tedesco. È il massacro di Monaco, i cerchi olimpici grondano di sangue, ma i giochi continuano, the show must go on, noi ragazzini continuiamo l’apprendistato di quegli anni, fatto di BR e stragi nere in casa, e poi Guerra Fredda, Nixon e Breznev, Vietnam, crisi mediorientale, IRA ed ETA, le spedizioni Apollo sulla luna.

Immagini Tv più forti delle parole

A quei tempi c’erano solo due canali tv, uno o due canali radio ed i giornali, eppure la comunicazione di massa era già il Quarto Potere, allora si pensava potesse essere strumento di vita democratica, oggi invece è talmente diffusa, incontrollata e potente da temere che possa addirittura distruggere le democrazie. Esempio di eterogenesi dei fini. Poiché le immagini sono più forti dei loro racconti, le immagini TV di quell’attacco terroristico restano pagine indelebili del nostro libro di formazione, hanno lasciato forti impressioni di un clamoroso sconfinamento del terrorismo nello sport, abbiamo visto in diretta lo sfregio di un mondo che pensavamo fosse immune da certe tensioni.

Impressioni di settembre del ‘72, per pura coincidenza temporale la PFM le metteva in musica, l’eterna ricerca “Cosa sono? Adesso non lo so, forse un uomo, un uomo in cerca di sé stesso….”, e nonostante tutto, chiudeva con “Ma intanto il sole tra la nebbia filtra già. Il giorno come sempre sarà”. Nonostante tutto, nonostante gli attacchi di Settembre Nero e la caccia ad Ottobre Rosso, sentivamo che il futuro ci apparteneva, lo avevamo nelle nostre mani. Ora tra le mani abbiamo uno smartphone.