La filosofia greca costituisce la culla del pensiero occidentale, per questo motivo è fondamentale conoscerla fin dalle sue origini. Essa nasce come amore per la sapienza, come tensione verso la verità.
L’uomo scopre presto di essere limitato, e anche che è limitata la sua possibilità di conoscere il mondo. Ma la curiosità, il dubbio, la paura di cadere nel errore, lo porta a intraprendere il tortuoso sentiero che attraverso la filosofia lo conduce verso la saggezza. I primi veri filosofi apparsi in Grecia furono i rappresentanti della scuola ionica: Talete di Mileto, Anassimandro di Mileto e Anassimene, sempre di Mileto. Essi ricercarono l’arché, ossia il “principio primo” da cui derivano tutte le cose del mondo e ognuno di loro lo identificò con un elemento diverso: l’acqua per Talete, una sostanza indefinita e primordiale per Anassimandro e l’aria per Anassimene.
TALETE E ANASSIMANDRO
Talete è considerato il primo vero filosofo della storia, il fondatore della scuola ionica. Per lui la sostanza primordiale, ossia quella dalla quale derivano tutte le cose, è l’acqua. Da qui la sua celebre affermazione: “L’acqua è il principio naturale di tutte le cose”. Il motivo che spinse il primo filosofo della storia ad attribuire all’acqua tale importanza è dovuto al fatto che Talete fosse un grande osservatore della natura, e, studiandola, si accorse che la vita nasceva e si manteneva solo dove c’era l’acqua, quindi vicino ai fiumi, ai laghi, ai mari, oppure grazie alla pioggia. L’acqua, lo sappiamo, è dappertutto, e si può presentare allo stato solido, pensiamo ai ghiacciai nelle montagne, allo stato liquido, nei mari e nei fiumi, oppure come vapore, nelle nuvole.
Per Anassimandro, invece, il principio primo, quindi l’origine di tutto, è qualcosa di immateriale e indefinito che egli chiamò àpeiron. Alla base di tale concetto c’è la convinzione che ciò che crea sia diverso da ciò che viene creato. Quindi non c’è nessuna relazione di continuità tra il creato e il creatore, ed è pertanto sbagliato cercare il secondo nel primo.
La nascita della natura avviene in questo modo: dall’àpeiron, sostanza primordiale, immateriale e indefinita e indistruttibile sono nati gli opposti, che sono invece definiti, precari e volubili: il caldo e il freddo, l’umido e il secco, il buio e la luce, e così via, dando vita alla realtà per come la conosciamo noi.
La separazione della sostanza primordiale negli opposti avviene con lo scontro, la lotta e le ingiustizie. Ma ciò che è nato dalla separazione non è destinato a durare in eterno, ciò che nasce dall’apertura dell’àpeiron è infatti destinato a morire e a ritornare nel tutto indefinito originario. La morte quindi ripristina l’equilibrio originale.
Per Anassimandro ogni nascita è una separazione dal tutto, pertanto un tradimento, una colpa originaria. Ma col tempo avviene l’espiazione del peccato originale, rappresentata dai conflitti che la separazione ha generato e dalla conseguente morte che riporta all’origine, allo stato primordiale.
ANASSIMENE
Anassimene fu un discepolo di Talete per cui conosceva la teoria che vedeva nell’acqua il principio di tutte le cose. Di Anassimandro condivise invece la concezione dell’archè come qualcosa di indefinito e immateriale. L’idea che Anassimene sviluppò fu che il principio di tutte le cose fosse attribuibile all’aria. Come l’acqua, anche l’aria è un elemento nobile e abbondante, presente ovunque. Senza aria non possono respirare le piante, gli animali e l’uomo, per questo è un elemento essenziale.
Per Anassimene tutti gli elementi hanno origine dall’aria, per rarefazione o per condensazione. Il fuoco, ad esempio, è aria rarefatta, al contrario le nuvole sono formate da aria condensata. Dalle nuvole nascono la pioggia, quindi l’acqua, e il vento. Per questo il filosofo giunge alla conclusione che l’aria sia l’origine di tutto e le cose si possono distinguere tra di loro in base al livello di concentrazione dell’aria che le contiene.