Biondi immobiliare

Ma eccoci così arrivati a quello che ho rassomigliato all’ondata più grande: Io dirò ugualmente però, mi dovesse pur la parola sommergere, come rumorosa risata di onda, nel ridicolo e nella vergogna. Esamina dunque ciò che sto per dire. A meno che negli Stati non divengano re i filosofi, o coloro che oggi si dicono re e sovrani non divengano veri e seri filosofi, e che non si vedano riuniti in un solo individuo il potere politico e la filosofia, a meno che d’altra parte quei molti che oggi separatamente tendono all’uno e all’altra, non siano assolutamente eliminati, non vi sarà rimedio alcuno ai mali degli Stati (…), e neppure, quindi, a quelli dell’umanità: mai se non a questa condizione, la struttura dello Stato che abbiamo idealmente delineato potrà nascere per quanto è realizzabile, né mai vedrà la luce del sole. Ecco ciò che da tempo esitavo a dire, vedendo come sia estremamente paradossale a dirsi; sarà difficile, infatti, per molti, capire come tanto la felicità comune, quanto la felicità privata, non siano possibili se non nel nostro Stato (Repubblica, 473c-e)

Uno Stato perfetto

Nella visione politica di Platone si ipotizza, in sostanza, uno stato ideale, utopico. Ma come deve essere organizzato uno Stato perfetto? Con quali criteri si decide la funzione e il ruolo che deve ricoprire ogni cittadino in funzione del tutto? Qui Platone utilizza un’analogia. Abbiamo visto parlando del mito della biga alata di come la nostra anima si divida tra la ragione (l’auriga), la parte irascibile o lo spirito (il cavallo bianco) e infine la componente concupiscibile ossia il desiderio (il cavallo nero). Abbiamo detto che è compito della ragione governare queste due spinte contrapposte, verso l’alto da parte dello spirito e verso il basso da parte del desiderio.

Ebbene anche qui, in ambito politico, Platone non fa altro che trasportare per analogia questa visione dell’anima nello Stato, come se quest’ultimo fosse una riproduzione ingigantita dell’anima. Per cui anche nello Stato, come nell’anima, avremo una distinzione in tre parti, qui definite classi: la prima è data dai governanti, nei quali l’anima prevalente è quella razionale e la virtù che la contraddistingue è la sapienza, la seconda dai guerrieri (o guardiani), nei quali a dominare è l’anima irascibile e la virtù che le appartiene è il coraggio, e, infine, la classe dei produttori e degli artigiani, la cui anima è concupiscibile (si esprime nell’amore per i cibi, le bevande, i piaceri amorosi) e la cui virtù più caratteristica è la temperanza, ossia la moderazione degli appetiti.

Distinguere le funzioni per classi

E’ importante chiarire che la distinzione delle funzioni sia per classi e non in caste. La differenza non è da poco considerato che le prime, essendo aperte, consentono comunque (anche se per Platone è raro che accada), in base alle proprie qualità presenti, di passare da una classe all’altra.

Ma quali sono, nello specifico, le mansioni e i doveri di ciascuna classe? Se lo Stato è da considerarsi come un organismo vivente dove ogni parte funziona bene (e lo Stato non si ammala) solo se opera in vista della realizzazione del bene comune, ogni classe e ogni cittadino dovrà fedelmente compiere il proprio specifico dovere. E allora i politici dovranno governare con saggezza e giustizia, coordinando e gestendo (esattamente come faceva l’auriga) i governati, i guerrieri avranno il compito di difendere lo stato con coraggio e, infine, i produttori (la fetta più grossa) dovrà occuparsi della produzione e del commercio di beni. Solo se ciascuno attende esclusivamente al compito che gli è proprio e che caratterizza la sua classe la collettività raggiungerà il suo massimo livello di felicità e lo Stato potrà definirsi uno Stato giusto.

Ma da cosa deriva la distinzione degli uomini in classi? E cosa fa sì che un individuo appartenga ad una determinata classe piuttosto che ad un’altra?

Per Platone l’assegnazione non segue un criterio di trasmissione ereditaria (il figlio di un politico non è detto che potrà seguire le orme del padre, ma rischierà di essere retrocesso se le sue capacità intellettive non sono adeguate) tanto meno di libera scelta individuale. Sarà l’attitudine naturale verso una tale attività (quindi un fattore antropologico) a determinare il destino del singolo. E allora, individui nei quali a prelevare è l’abilità nel ragionare faranno i governanti, gli individui prevalentemente impulsivi andranno a formare l’esercito e individui facilmente influenzabili dal corpo e dai suoi desideri, essendo tendenzialmente portati per i lavori manuali, andranno a costituire la classe produttiva dello Stato. La distinzione è netta, non è ammesso a nessuno di appartenere contemporaneamente a due classi e neppure di non farne parte.

Le tre classi platoniche non sono, quindi, una superiore o inferiore all’altra, come già nelle tre parti dell’anima, ma ciascuna di esse ha pari dignità ed è indispensabile in funzione del tutto. Come sono uguali le classi lo sono anche gli uomini, e le uniche distinzioni ammesse sono dovute a caratteristiche naturali e non a privilegi di nascita, di censo o a nessun altro motivo. Se un figlio di operaio nasce dalla razza aurea (cioè con la capacità di governare) sarà governante, oppure al contrario, se un figlio di governante si distinguerà per la razza di ferro o di rame (operaio) sarà lavoratore.

Come un’opera sinfonica in cui ogni musicista è in armonia con l’orchestra (la nozione di armonia, ci informa Platone, era tratta dal contesto cosmologico e designava l’ordine che tiene insieme cielo, terra, uomini, dei) i cittadini e le classi vengono a porsi in funzione del tutto che lo Stato rappresenta. Questa è, per Platone, l’essenza del vivere collettivo.

STORIA DELLA FILOSOFIA. TUTTE LE LEZIONI PUBBLICATE

Lezione 1: Le origini della filosofia in Grecia. La scuola ionica
Lezione 2: Eraclito, filosofo del Panta rei
Lezione 3: Pitagora, non solo filosofo ma taumaturgo e astronomo
Lezione 4: Parmenide e le vittime dell’illusione dei sensi
Lezioni 5: I paradossi di Zenone. Vi dicono qualcosa Achille e la tartaruga?
Lezione 6: Anassagora e i semi originari della materia
Lezione 7: Empedocle e le quattro radici: fuoco, aria, terra e acqua
Lezione 8: Democrito, padre della fisica
Lezione 9: La sofistica. Come si monetizzava nell’antichità con la filosofia
Lezione 10: Protagora. L’uomo è misura di tutte le cose
Lezioni 11: La filosofia di Gorgia su essere, conoscenza e comunicabilità
Lezione 12: La tragedia greca con i quasi filosofi Eschilo, Sofocle ed Euripide
Lezioni 13: Eschilo, padre della tragedia greca
Lezione 14: Sofocle e l’innovazione della tragedia greca
Lezione 15: Nella tragedia greca di Euripide stranieri e servi entrano in scena
Lezione 16: La filosofia di Socrate così spaventosa per politici e potenti
Lezione 17: Socrate e il rifiuto di filosofare per iscritto
Lezione 18: Socrate. Le affinità con i Sofisti e con Platone
Lezione 19: Antropocentrismo filosofico di Socrate
Lezione 20: Socrate e la consapevolezza della propria ignoranza
Lezione 21: Ironia come metodo
Lezione 22: La maieutica di Socrate per un genuino punto di vista sulle cose
Lezione 23: Il tì èsti di Socrate (che cos’è?) e la nascita della parola concetto
Lezione 24: Il significato della virtù per Socrate, non dono ma conquista
Lezione 25: La scienza del bene e del male e l’arte del saper vivere
Lezione 26: La religione in Socrate
Lezione 27: Le scuole socratiche: megarica, cinica e cirenaica
Lezione 28: Introduzione alla filosofia di Platone
Lezione 29: La vita di Platone, filosofo e lottatore
Lezione 30: I primi dialoghi di Platone e l’influenza di Socrate
Lezione 31: L’Iperuranio e il concetto di idea in Platone
Lezione 32: Platone. Il rapporto tra il mondo sensibile e il mondo delle idee
Lezione 33: La teoria della reminiscenza di Platone
Lezione 34: Platone e l’immortalità dell’anima
Lezione 35: Verità e opinione per Platone
Lezioni 36: Platone. Le passioni, ostacolo alla verità
Lezione 37: Il mito della biga alata di Platone. La distinzione tra anima e corpo
Lezione 38: Il mito della caverna di Platone. Cosa fare per diventare filosofo
Lezione 39: Platone e il mito dell’androgino raccontato nel Simposio
Lezione 40: Platone e il mito del demiurgo introdotto nel Timeo
Lezione 41: Platone. Il mito di Prometeo
Lezione 42: Platone il mito di Theuth e del suo comodo alfabeto
Lezione 43: Saper ragionare bene. Bello e giustizia in Platone/
Lezione 44: Lo Stato giusto secondo Platone

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Enrico Valente

Enrico Valente è nato a Torino nel 1978 dove si laurea in giurisprudenza nel 2004. Da oltre vent'anni si dedica allo studio e alla ricerca filosofica e da alcuni anni affianca la passione per la scrittura alla traduzione di saggi e romanzi. Con ”L'arte di cambiare, da bisogno a desiderio dell'altro” la sua opera di esordio, vince nel 2021 il primo premio al Concorso nazionale di filosofia ”Le figure del pensiero”, nello stesso anno riceve per la medesima opera la menzione d'onore al Premio di arti letterarie metropoli di Torino e arriva finalista al concorso di Città di Castello. Attualmente è impegnato alla preparazione di una collana intitolata ”Incontri filosofici” dedicata ai grandi protagonisti della filosofia che sta ricevendo un notevole riscontro da parte del pubblico ed è in corso di traduzione all'estero. Il suo primo numero “Il mio primo Platone” è arrivato finalista al concorso nazionale di filosofia di Certaldo (FI) 2022.

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