Fa caldo, si sa. Temperature che mettono a dura prova la nostra resistenza fisica e mentale. Vedi la gente al bar, in posta o su WhatsApp e ti chiede dove sei stato in ferie. Io quest’anno non ci sono andato in ferie. All’improvviso la loro espressione cambia; incrociamo gli occhi, fanno smorfie spaesate. Ti guardano come fossi un alieno sceso da un astronave.
“Dai su possibile che vai da nessuna parte. Vanno tutti. Fallo per la bambina“. Io rispondo che non capisco che c’entra mia figlia. Io il mare l’ho visto nel ’94 la prima volta e facevo la prima media.
Ti dicono che siamo nel 2023 e che la settimana al mare in un anno deve essere compresa nel decalogo della vita borghese.
Poi ad un certo punto te ne esci che quest’anno con la cameretta nuova e il dentista si arriva a 8.000 euro di spesa. Al che penso di aver zittito i miei interlocutori. Ma invece no, si continua: “Ma dai un mille euro di storta banda figurati se non li hai“. Ad un certo punto mi spazientisco. Mi viene in mente la mia giovinezza. Fino a 8 anni estati intere da mia nonna materna in Valle Serina con l’unico passatempo dell’abbonamento a Topolino e una TV in bianco e nero per vedere i mondiali.
Da 0 a 18 anni il mare coi genitori l’ho visto 3 volte: a 12 a 15 e 16 anni. Ho passato intere estati fra bicicletta e biblioteca. E dalla prima superiore in poi in estate si andava al lavoro a fare la stagione in cantiere. Perché era considerata una scuola di vita.
Mia figlia il mare l’ha visto l’anno scorso a 2 anni, magari lo vedrà l’anno prossimo, non lo so. Ma quel che so è che la voce vacanze o divertimento non è previsto dalla costituzione italiana. L’attuale società odierna, invece, pare che comprenda nelle prime necessità il divertimento e lo svago, e se qualcuno per caso si estranea da ciò per motivi di reddito basso viene bollato come straccione o indigente.
Ho passato 3 settimane di mattina al parco giochi comunale e al pomeriggio in compagnia di play station e delle repliche Baywatch. Ogni tanto ci si concedeva una birra al bar. E sinceramente mi sento un privilegiato. Ho ancora il magone di quando a 8 anni mi è toccato vedere Italia 90
in bianco e nero.