“Non c’è un altro posto del mondo dove l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio”. La verità di questa affermazione di Albert Camus è stata ed è, ancora oggi, messa a dura prova dall’emergenza legata al Covid la quale ha ormai, purtroppo, precluso a tutti i tifosi la possibilità di assistere dal vivo ad una partita di calcio. Il profondo legame che unisce noi italiani a questo bellissimo sport è qualcosa di talmente radicato nella nostra cultura al punto che addirittura il grande Winston Churcill, per descrivere questa passione carnale, ricorreva ad una analogia molto forte andando ad equiparare una partita ad una guerra.
Il valore sociale di questo sport, a livello mediatico, viene però spesso ridotto agli aspetti meramente economici mentre in realtà, connesso a questa disciplina, c’è un tesoro educativo e formativo che spesso non viene adeguatamente valorizzato. Analogo ridimensionamento lo si può riscontrare quando, parlando di professionismo calcistico, il focus verte sempre sulla Serie A o B mentre, se guardiamo all’esperienza dei campi da calcio che più caratterizzano la nostra nazione, i veri protagonisti sono innanzitutto gli oratori per poi arrivare fino alla Lega Pro.
Proprio quest’ultima racchiude, a mio avviso, una ricchezza educativa e sociale davvero significativa ed è per questo che, come Socialbg, abbiamo chiesto a Francesca Buttara, Responsabile Relazioni Istituzionali Lega Pro e Advisor Associazione Italiacamp, di aiutarci a conoscere un po’ di più il patrimonio sportivo e culturale che questa realtà rappresenta per l’Italia. Le sue risposte sono state come un tuffo nel passato prossimo quando, solitamente da adolescenti, per essere felici bastava una palla, per sentirci uniti serviva una squadra, un lembo di terreno per sognare l’impossibile. Questo è ciò, che nelle parole di Francesca Buttara, ritroviamo e che possiamo quindi chiamare calcio e questo “sogno” era ed è ancora bellissimo.
1) Lega Pro è espressione del calcio di territorio. Cosa vuol dire svolgere un ruolo sociale, per di più ai tempi del Covid?
La Serie C di calcio corre lungo tutto lo stivale d’Italia, essendo presente con le proprie squadre in ben 17 regioni. Per Lega Pro essere espressione di un calcio di territorio vuol dire avere un ruolo di presidio e di tenuta sociale. Il calcio toglie dalla strada, allontana dalle cattive compagnie, include e aggrega. Al pari della scuola e della famiglia, lo sport è un agente educativo straordinario, un ambito fondamentale nella formazione della persona. È chiaro che le società sportive svolgono un ruolo primario nei processi di crescita dei giovani, si tratta di una responsabilità sociale. Ai tempi del coronavirus, questo valore si moltiplica lo sport diventa sinonimo di speranza, una finestra sul futuro.
2) Quali sono gli asset su cui punta la Serie C nella sua missione sociale?
Sono tre gli asset su cui punta il presidente di Lega Pro, Francesco Ghirelli. Primo i giovani. Pensiamo ai campionati “Primavera 3” e “Primavera 4”, una novità assoluta per questa stagione, sono dedicati proprio alla valorizzazione del talento giovanile. Poi c’è il calcio femminile, le donne dentro e fuori dal campo sono in grado di lanciare messaggi di una potenza assordante. Un ulteriore asset è rappresentato dal territorio, che si traduce nella capillarità delle squadre. La vera Italia non corre lungo i binari dell’alta velocità ma è quella che si snoda lungo i territori, dalle pianure alle isole. I club di Lega Pro sono ambasciatori di messaggi positivi e con essi i calciatori, veri e propri testimonial. Si schierano contro il razzismo, contro ogni forma di violenza, e sostengono importanti cause sociali.
3) Quale ruolo gioca la comunicazione sociale nello sport?
Veniamo da un mondo in cui la comunicazione nello sport è sempre stata orientata al campo e alla valorizzazione degli aspetti agonistici. Adesso molto è cambiato: la comunicazione racconta il valore che lo sport produce in termini sociali. È il cosiddetto valore intangibile: c’è ma non si vede ed è giusto raccontarlo. Recentemente l’Associazione Italiacamp, di cui faccio parte da oltre dieci anni, ha organizzato un dibattito proprio sul valore sociale dello sport. Attraverso i contributi del Ministro per le Pari Opportunità Elena Bonetti, del neo presidente dell’Associazione Italiacamp Serena Scarpello, del giornalista Pierluigi Pardo e di tanti altri abbiamo gettato le basi per la costruzione di un “Gentle Manifesto”, un progetto che raccoglierà le posizioni sul “buon comportamento” come elemento trasversale nei diversi settori. Ecco nel calcio penso che le parole siano un ponte. Lo sport parla un linguaggio universale, motivo per cui il suo messaggio è così potente.