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In questi giorni abbiamo avuto modo di conoscere a mezzo stampa, quali sono le proposte sulle quali le Istituzioni e la politica bergamasca intenderebbero puntare per il rilancio dello sviluppo del territorio provinciale dopo l’emergenza sanitaria. Iniziative e progetti sicuramente importanti e significativi (Porta Sud, Campus scolastico, sentiero dell’innovazione) ma che hanno il limite di guardare ancora una volta, quasi esclusivamente, soltanto alle esigenze e ai bisogni della città capoluogo, dimenticando il resto del territorio e soprattutto le aree più fragili della montagna bergamasca. E non ci può confortare e consolare di certo che qualche voce si sia levata per sostenere che servirebbe “una maggiore attenzione per la montagna” e vorremmo dire per la Provincia nel suo complesso. L’indebolimento del ruolo e dell’autorevolezza dell’Istituzione Provincia a seguito della discutibile riforma che non avendo avuto il coraggio di cancellarle è però riuscita nell’impresa di renderle sostanzialmente inutili, ha ulteriormente sbilanciato il rapporto tra la città capoluogo e il resto del territorio provinciale a favore della prima che in diverse occasioni ha anche impropriamente assunto il ruolo di rappresentanza dell’intero territorio provinciale, facendo passare i propri programmi e interessi come priorità dell’intero territorio bergamasco.

Siamo consapevoli che non possa essere ignorata l’importanza della città di Bergamo per il fatto persino banale che li si concentra una percentuale importante della popolazione e di servizi di riferimento per l’intera Provincia, ma proprio per questo siamo altrettanto convinti che la restante parte del territorio provinciale meriti, non soltanto a parole ma nelle scelte concrete, qualche doverosa attenzione in più. Per non farla troppo lunga e per guardare alle situazioni concrete alle quali ci  riferiamo, pensiamo ad esempio alla circostanza che esattamente un anno fa, il 13 febbraio 2020, in quel di Zogno, veniva presentato lo stato di avanzamento della progettazione definitiva del completamento della tangenziale sud di Bergamo (lotto Paladina-Villa d’Almè), di fondamentale importanza per il futuro delle Valli Brembana e Imagna.

Nonostante l’intervento figuri tra le opere infrastrutturali prioritarie della Provincia di Bergamo da almeno una trentina d’anni, a distanza di un altro anno che doveva essere decisivo per il completamento quantomeno della progettazione definitiva, non possiamo non constatare con amarezza e sconcerto che non sono stati fatti passi in avanti e che nessuno ha ovviamente ritenuto che questa opera meritasse di essere inclusa tra quelle da finanziare (forse meglio dire rifinanziare perché l’opera era stata finanziata una prima volta nel 2000 e una seconda volta nel 2006), o almeno oggetto di qualche valutazione e attenzione in più, perché fondamentale per garantire le condizioni per il mantenimento delle attività industriali/artigianali ancora presenti, nonché per sostenere e rilanciare lo sviluppo turistico di una tra le aree più deboli e ai margini del territorio provinciale.

Non ci pare peraltro che la richiesta possa essere giudicata una pretesa sconsiderata e fuori luogo se pensiamo che dopo la realizzazione dei lotti Treviolo-Stezzano, Stezzano- Zanica e Treviolo-Paladina (in corso di esecuzione), è questo l’ultimo intervento per il completamento della tangenziale sud di Bergamo e che pertanto dovrebbe essere nella natura e nella logica delle cose riconoscere l’urgenza della sua realizzazione. A nulla sono servite le ripetute sollecitazioni di questi anni provenienti dal territorio, ultima in ordine di tempo quella prot. 8826 del 20 luglio 2020 sottoscritta insieme al Vicesindaco di Zogno Giuliano Ghisalberti con la quale per l’ennesima volta è stata richiamata l’attenzione ai vari livelli sulla particolare importanza dell’opera e sulla urgente necessità dell’inserimento del suo finanziamento nel Piano “Italia Veloce” per sostenere lo sviluppo delle Valli Brembana e Imagna (allegato 1). Del resto più o meno la stessa sorte è toccata ad altre opere importanti per lo sviluppo del territorio della Valle Brembana e non solo.

A partire dalla famosa tramvia, progettata e finanziata fino a Villa d’Almè, in funzione soprattutto delle esigenze della città di Bergamo e in parte del suo hinterland con la promessa, sempre risalente ad un anno fa e peraltro al momento disattesa, di uno studio della sua fattibilità fino a San Giovanni Bianco. Non sfugge peraltro a chi scrive che già a partire dal 2004 con la riorganizzazione del servizio del trasporto pubblico, si erano enormemente rafforzati i collegamenti tra la città capoluogo e il suo hinterland (per la Valle Brembana sempre fino a Villa d’Almè), tagliando migliaia di km al servizio di trasporto nell’area montana di tutta la Provincia. Allo stesso modo, ci è capitato in diverse circostanze di sentir parlare e di leggere della urgente necessità per la città di Bergamo di un collegamento ferroviario veloce con Milano che consenta lo spostamento verso il capoluogo di Regione in un tempo che passi dagli attuali 50 ai 30 minuti. Aspettativa assolutamente legittima e indubbiamente utile anche per coloro che risiedono oltre il confine del Comune capoluogo, ma avremmo voluto sentire, almeno in qualche occasione e ragionamento, un accenno anche al problema di coloro che vivendo all’estrema periferia della bergamasca, dovendo utilizzare per i loro spostamenti strade largamente inadeguate, per raggiungere la città capoluogo impiegano anche 2/2,5 ore!

La stessa politica scolastica negli ultimi tempi pare aver messo in discussione quel principio del decentramento sul territorio degli Istituti dell’istruzione secondaria superiore che sembrava acquisito e il medesimo progetto del “Campus Experia”, presentato come “il più grande intervento di edilizia scolastica della Provincia”, promosso in questo caso dalla Provincia di Bergamo, risponde più alla logica del riaccentramento sulla città capoluogo di ogni tipo di percorso e indirizzo scolastico che ad una visione equilibrata e di oculata programmazione in grado di valorizzare le specificità del territorio e soprattutto di continuare a garantire con pienezza le condizioni di accesso all’istruzione anche ai ragazzi e ai giovani che vivono nell’area montana. La visione Bergamocentrica che si è ancor più affermata e consolidata in questi anni da un lato come conseguenza dell’indebolimento del ruolo della Provincia e dall’altro per il riemergere degli egoismi e degli istinti predatori della città di Bergamo, non può non tradursi in un ulteriore impoverimento ed emarginazione in particolare dei territori montani.

Mi fermo qui, confidando che in un momento particolare come quello che stiamo vivendo, coloro che hanno la responsabilità di guidare le Istituzioni più rappresentative e autorevoli della Provincia di Bergamo e di concorrere alla definizione delle politiche sul piano nazionale, possano valutare con maggiore equilibrio e rigore la situazione dell’intero territorio provinciale al fine di poter proporre e promuovere scelte maggiormente rispettose della realtà locale e che includano tra le loro priorità anche il sostegno allo sviluppo delle aree in condizione di maggiore fragilità e svantaggio. Ringrazio per l’attenzione e la disponibilità e saluto cordialmente.

Vittorio Milesi, sindaco di San Pellegrino Terme