Quattro autori per quattro passaggi. La prima da Husserl. Proponeva ai suoi studenti l’esperienza del toccare. Un conto toccare una cosa, un conto toccare l’altra mia stessa mano o il viso di un altro, gesto questo più imbarazzante e coinvolgente. Come uno shock, ne va di me. Ricoeur diceva che Husserl aveva il coraggio di chi parte da capo. La sua epoké è sospensione del giudizio: sospendo tutto per vedere il fenomeno nella sua purezza. Un po’ come chiedere: cosa succede quando succede qualcosa? E cosa succede se io ho davanti l’altro, un altro soggetto? E cosa nel soggetto che ho davanti, nell’altro che è come me? Io mi accorgo di lui che si accorge di me. Il che è un enigma: lui non sa niente di me, io niente di lui, lui è un enigma per me, io un enigma per lui. E dove mi fermo nel guardare l’altro che guarda me? Dove e come trovare un momento di sospensione, di epoké davanti all’altro per “una impostazione fenomenologicamente pura”? (Meditazioni cartesiane V) Husserl sente il bisogno di scrivere un’etica, ma sarà un bisogno che si trascinerà nella vita. Già Kant che un’etica aveva scritto aveva rilevato che la valutazione, base dell’etica, è difficile perché dipende dalle circostanze, che sono molte.
Chi ha tentato la strada dell’etica è stato Levinas. Husserl si è occupato dei fatti e non solo delle idee, e questo va a suo merito. Ma preoccupato di mettere tutto sotto la luce trascura il chiaroscuro. L’intersoggettività, la relazione con l’altro è piena di chiaroscuri. Levinas parlando del soggetto usa il termine “medesimo”: “io medesimo” proprio me, “tu medesimo” proprio te. Nell’incontro scatta la differenza. Differenziandoci capiamo chi siamo, capiamo chi sei tu chi sono io. La metafora dell’eros è ciò che meglio esprime questo divenire soggetti o essere “medesimi”. L’altro mi appare come volto, io non sono tu e tu mi chiami. “L’eros è l’impresa dell’altro al punto di lasciarlo senza parole”. Io desidero l’altro che mi appare, ma desidero andare oltre, e l’altro resiste. Non posso senza il consenso dell’altro, tuttavia non riesco a spegnere questo desiderio e vorrei andare oltre. Tu mi resisti e insieme mi chiami. Diversa è la carezza. Non cerca di possedere, cerca tuttavia. Questa sua ricerca non tende al possesso, tocca il corpo dell’altro e poi torna indietro. L’essenza sta nel movimento. Ti desidero, tu resisti e io accetto la tua resistenza. E’ una relazione con altri in quanto altri; non con un oggetto che diviene nostro e noi. L’altro non sarà mai me. L’altro mi accompagna nel percorso del divenire “medesimo”, si sottrae e io accetto la sua resistenza.
Jean-Luc Marion, filosofo-teologo francese, ritorna al fenomeno erotico da un altro punto di vista. Parte dal fatto che ciò che succede è dato cioè donato (donné) e l’uomo è il testimone di tale donazione, che lui chiama per risonanza adonato. L’uomo cerca di capire ciò che gli si dà. E ci sono delle cose in cui la donazione eccede, qualcosa di incontenibile, come un’opera d’arte, anche il caffè, o il fenomeno erotico appunto. Si dice che prima si conosce poi si ama. In realtà il primo passo è l’amore. Le cose chiamano e la realtà mi concede di essere. Da me dipende accettarne la chiamata, accettarne l’affidabilità. L’amore è chiamata, nell’amore qualcosa di significativo accade, e mi rendo conto di essere amato. Rispondendo alla tua chiamata, tu mi concedi di essere, e io vengo a capo di me stesso.
Altro autore interessante è Emmanuel Falque collaboratore diMarion e suo critico: troppo irenica la visione di Marion. La quotidianità non è fatta di fenomeni saturi, ma di banalità e azioni ordinarie. Piena di limiti, ne fa parte la malattia e l’incidente, la morte dell’amico e l’invecchiamento. L’uomo è perfettibile non perfetto. Anche nel racconto della Genesi il peccato non è la mancanza di perfezione ma il non riconoscimento del limite. Si dice che Giobbe dopo la lotta notturna con l’angelo rimase zoppo: ha fronteggiato Dio e a lui deve appoggiarsi. Nella vita si disputa, a volte si vince altre volte si perde. Il peccato è la non accettazione del limite perché è nel confronto con te che vengo a capo di me.
Filosofi o teologi questi autori? Comunque incrociano il tema di Dio. Che idea di Dio? Non tanto del principio logico delle cose, quanto di colui che è al di là: Dio interpellante nell’impossibilità. Non dice forse Gesù “Beato chi non si scandalizzerà di me”? Dio si pone nel dono. Pensiero ripetuto nei recenti documenti della Chiesa: “Piacque a Dio rivelare sé intrattenendo gli uomini come amici”.
sintesi della relazione di Manuel Belli
LO SHOCK, L’IMPURITA’, LA CAREZZA, IL DONO. IDENTITÀ E ALTERITÀ TRA TEOLOGIA E FENOMENOLOGIA
Bergamo Liceo Mascheroni, 17 dicembre 2024
all'interno del Programma Noesis 2024/2025