Il nostro scopo nel fondare lo Stato non è di rendere felice un unico tipo di cittadini, ma che sia felice quanto più è possibile lo Stato nella sua totalità (…). Non dobbiamo distinguere nello Stato una parte di pochi cittadini da rendere felici, ma vogliamo la felicità di tutti (Repubblica, 420 b-c). Un più ampio nome dovremmo dare agli altri Stati, poiché ciascuno di essi non è uno, ma più Stati insieme (…). In ogni caso ne avremo sempre due in uno, l’uno nemico dell’altro, lo Stato dei poveri e quello dei ricchi, e ciascuno dei due si suddivide a sua volta in molti ancora. Se li consideri come uno Stato solo non colpiresti certo nel segno (…) (Repubblica, 422c-423a).
Non bene del singolo ma della collettività
Il dialogo della “Repubblica” inizia con una domanda: che cos’è la giustizia? Abbiamo introdotto il significato di “giustizia” nella filosofia di Platone; si è detto che non esiste il giusto senza una facoltà pensante che organizza dialetticamente il divenire, che lo racchiude in idee e concetti coordinando ogni parte con il tutto che è il discorso; si è detto che quella essenza alla quale si rivolge il pensiero che pensa giusto e che attribuisce ad ogni cosa il suo posto secondo un significante unico è l’idea del Bene. Occorre a questo punto precisare che il bene inteso da Platone non è il bene del singolo, di un gruppo di persone o della maggioranza, ma, come filosofia della totalità, il bene di cui parla è, sempre, il bene della collettività, dello Stato.
In politica Platone non fa altro che spostare questo verticalismo, questo modo di conoscere la realtà dal mondo della conoscenza, al mondo della politica. Come si deve comportare un cittadino nello Stato ideale? E, soprattutto, quali qualità deve possedere un politico? Affinché vi sia uno stato giusto è necessario che ogni cittadino, a prescindere da quale sia il suo ruolo, governante o governato, e le sue funzioni, attui bene, cioè giustamente, quel che gli compete. E allora il vasaio dovrà diventare un esperto nella propria arte, il marinaio abile nell’orientarsi in mare, il cuoco dovrà conoscere perfettamente come unire e preparare gli alimenti, il contadino un profondo conoscitore della semina, ecc. Chi conosce perfettamente il proprio mestiere è, per Platone, anche un uomo giusto, un uomo che fa del bene a se stesso e allo Stato.
Stato come organismo vivente
L’organicismo della filosofia platonica viene quindi trasportato su una più ampia scala andando a disegnare una filosofia politica secondo la quale non si dà uomo giusto, (e nemmeno tecnica giusta, scienza giusta, ecc.) senza uno Stato giusto, e al contempo non c’è Stato giusto senza uomini giusti e ovviamente senza governanti giusti. Solo uomini giusti operano nel giusto, applicheranno tecniche giuste e faranno sì che anche lo Stato funzioni bene, renda felici i suoi cittadini, sia, in breve, uno Stato giusto. In definitiva, lo Stato per Platone non è una sovrastruttura, non è un’ente separato dal popolo con la funzione di sviluppare ed elevare le individualità o quanto più possibile gli interessi dei singoli, non è nemmeno propriamente un contratto sociale dove ogni cittadino rinuncia a parte delle proprie libertà per il bene comune. Lo Stato per il filosofo ateniese è paragonabile a un organismo vivente dove ogni organo e ogni parte che lo costituisce funziona non per se stesso ma per il bene del tutto, in relazione al quale resta subordinato. Ogni cittadino per sapere come deve operare correttamente non può esimersi, quindi, dal guardare il bene della collettività, solo così il suo agire è un agire corretto e di conseguenza può essere definito un uomo giusto.
Come unico uomo è simile Stato. Se, ad esempio, ci siamo feriti un dito tutto l’insieme del corpo e dell’anima, tutto accordato sotto il governo unico del principio che dà armonia, sente dolore e soffre insieme alla parte colpita, ed è proprio per questo che diciamo di avere male al dito: e così, per ogni altra parte del corpo, ugualmente si dice che è l’uomo che soffre o che è l’uomo che sta bene se quella parte guarisce (…). Lo Stato migliore è, dunque, lo Stato che più assomiglia all’uomo singolo. Qualunque cosa avvenga, in bene o in male, a un solo cittadino, uno Stato simile io penso sia il primo a dire che il caso di quel singolo è, come suo, e gioirà o piangerà con lui (Repubblica, 462c-d)
Il postulato è che il privato debba necessariamente essere subordinato al pubblico, l’interesse e la libertà individuale sacrificate per il bene comune. Tutto ciò implica, innanzitutto, l’abolizione della proprietà privata (questo per evitare sperequazioni e squilibri sociali) ma anche (e oggi potremmo inorridire davanti a questa concezione) l’annullamento di ogni libertà individuale di ragionare (perché anche qui la ragione del singolo non può viaggiare da sola ma deve essere educata in funzione di quella che rappresenta la ragione di Stato). Questo aspetto è centrale nella Repubblica.
STORIA DELLA FILOSOFIA. TUTTE LE LEZIONI PUBBLICATE
Lezione 1: Le origini della filosofia in Grecia. La scuola ionica
Lezione 2: Eraclito, filosofo del Panta rei
Lezione 3: Pitagora, non solo filosofo ma taumaturgo e astronomo
Lezione 4: Parmenide e le vittime dell’illusione dei sensi
Lezioni 5: I paradossi di Zenone. Vi dicono qualcosa Achille e la tartaruga?
Lezione 6: Anassagora e i semi originari della materia
Lezione 7: Empedocle e le quattro radici: fuoco, aria, terra e acqua
Lezione 8: Democrito, padre della fisica
Lezione 9: La sofistica. Come si monetizzava nell’antichità con la filosofia
Lezione 10: Protagora. L’uomo è misura di tutte le cose
Lezioni 11: La filosofia di Gorgia su essere, conoscenza e comunicabilità
Lezione 12: La tragedia greca con i quasi filosofi Eschilo, Sofocle ed Euripide
Lezioni 13: Eschilo, padre della tragedia greca
Lezione 14: Sofocle e l’innovazione della tragedia greca
Lezione 15: Nella tragedia greca di Euripide stranieri e servi entrano in scena
Lezione 16: La filosofia di Socrate così spaventosa per politici e potenti
Lezione 17: Socrate e il rifiuto di filosofare per iscritto
Lezione 18: Socrate. Le affinità con i Sofisti e con Platone
Lezione 19: Antropocentrismo filosofico di Socrate
Lezione 20: Socrate e la consapevolezza della propria ignoranza
Lezione 21: Ironia come metodo
Lezione 22: La maieutica di Socrate per un genuino punto di vista sulle cose
Lezione 23: Il tì èsti di Socrate (che cos’è?) e la nascita della parola concetto
Lezione 24: Il significato della virtù per Socrate, non dono ma conquista
Lezione 25: La scienza del bene e del male e l’arte del saper vivere
Lezione 26: La religione in Socrate
Lezione 27: Le scuole socratiche: megarica, cinica e cirenaica
Lezione 28: Introduzione alla filosofia di Platone
Lezione 29: La vita di Platone, filosofo e lottatore
Lezione 30: I primi dialoghi di Platone e l’influenza di Socrate
Lezione 31: L’Iperuranio e il concetto di idea in Platone
Lezione 32: Platone. Il rapporto tra il mondo sensibile e il mondo delle idee
Lezione 33: La teoria della reminiscenza di Platone
Lezione 34: Platone e l’immortalità dell’anima
Lezione 35: Verità e opinione per Platone
Lezioni 36: Platone. Le passioni, ostacolo alla verità
Lezione 37: Il mito della biga alata di Platone. La distinzione tra anima e corpo
Lezione 38: Il mito della caverna di Platone. Cosa fare per diventare filosofo
Lezione 39: Platone e il mito dell’androgino raccontato nel Simposio
Lezione 40: Platone e il mito del demiurgo introdotto nel Timeo
Lezione 41: Platone. Il mito di Prometeo
Lezione 42: Platone il mito di Theuth e del suo comodo alfabeto
Lezione 43: Saper ragionare bene. Bello e giustizia in Platone/