Biondi immobiliare

Qualcosa non quadra nel mondo del lavoro. Le aziende dicono di voler assumere lavoratori, ma di non trovarli: il 48% dei posti necessari, praticamente la metà, rimangono scoperti. D’altra parte i disoccupati non riescono a trovare un contratto – per esempio il tasso di occupazione dei neolaureati italiani è del 40%.

Questi, perlomeno, sono i dati pubblicati da Confartigianato ed Eurostat, e riportati negli ultimi giorni dalla stampa. L’Eco di Bergamo cartaceo, per esempio, lo ha fatto il 20 agosto, in due articoli affiancati nella stessa pagina come fossero un botta e risposta inquietante. I dati di Confartigianato sono stati presentati da Marco Granelli, presidente dell’associazione medesima.

Il 48% di lavoratori che non si trovano è la media nazionale. A livello regionale il problema più grande lo hanno le aziende del Trentino Alto Adige, dove mancano il 61,6% dei lavoratori richiesti, poi in Valle d’Aosta, dove mancano il 57,1% e l’Umbria, dove mancano il 54,6%. La Regione italiana dove per le aziende è più facile trovare candidati è il Lazio, dove mancano «soltanto» il 40,8% dei lavoratori richiesti.

Per quanto riguarda i settori produttivi, quello della carpenteria metallica è il più in difficoltà, gli mancano il 70,5% dei lavoratori, seguito da quello delle costruzioni in cui mancano il 69,9%.

Alla luce di questi dati, la ricerca di Eurostat (che riguarda il territorio dei 27 Paesi della Unità Europea) sembra paradossale.

La media di occupati neolaureati nella fascia d’età fino ai 34 anni, nel nostro continente, è dell’82%, con punte del 93% in Lussemburgo, 92% in Germania, 91% a Malta. L’Italia è fanalino di coda, appunto con il 60%.

Che peraltro è una media tra occupati maschi e femmine, perché queste ultime lavorano in media il 2% in meno dei colleghi. Questa disparità di genere si è ridotta nel periodo 2014÷2022 passando per la pandemia da Covid 19, perché in precedenza era del 4%.

Sullo sfondo, naturalmente, ci sono le cose che succedono – alla luce delle quali certi paradossi si possono risolvere.

Come quella del salario minimo, che appena qualche politico ha tentato di proporre a 9 euro l’ora ha suscitato una peana di polemiche. O come quella dei cervelli in fuga, che dopo anni passati a studiare portano all’estero le competenza acquisite. In cambio ottengono stipendi ben più alti di 9 euro l’ora e la possibilità di costruirsi una vita In patria non ci riescono.

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Guido Tedoldi

Nato nel 1965 nel milieu operaio della bassa Bergamasca. Ci sono stato fino ai 30 anni d’età, poi ho scelto di scrivere. Nel 2002 sono diventato giornalista iscritto all’Albo dei professionisti. Nel 2006 ho cominciato con i blog, che erano tra gli avamposti del futuro. Ci sono ancora. Venite.

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