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Vogliamo tornare sul primo nostro articolo apparso su Socialbg alla luce della conoscenza inerente i costi sostenuti dall’amministrazione comunale di Bergamo per l’evento svoltosi presso il cimitero monumentale. Allora avevamo parlato di occasione sprecata. Nel senso che ci era parsa essere andata ben oltre la compostezza e la drammaticità del momento. In fondo si trattava di un funerale a posteriori essendo venuta meno per imprescindibili ragioni di “contagio” la possibilità di effettuarlo secondo le normali ancorché consuete formalità. Il tutto poi aggravato dal fatto che la tentazione di apparire dei politici di turno, oltre che del regista incaricato, avevano messo in secondo piano persino i veri (e unici) protagonisti della cerimonia, cioè i parenti delle vittime.

Ora dobbiamo aggiungere: cara. Troppo cara. Dispendiosa. Quindi doppiamente “sprecata” nel senso del denaro, anche.  Ed eccoli i conti ufficiali: 200 mila euro. Duecentomila euro sono pari allo stipendio di 10 anni tredicesime comprese, di un comune operaio. E qui si potrebbe chiudere questo articolo lasciandolo alla riflessione libera di ogni lettore.

Ma leggiamo i dati forniti dalla Fondazione Donizetti (vedi tabella). I conti non sono tutti credibili. A cominciare dall’orchestra: vengono dichiarati 43.000 euro quando, da fonte certa, sappiamo che ognuno dei 71 orchestrali ha ricevuto 500 euro lordi (100 euro per 5 giorni) pari a un totale di 35.500. Così pure per il coro: a fronte di 37.000 euro dichiarati in realtà sono stati erogati 22.000 euro (pari a 400 euro per ognuno dei 55 coristi, a 80 euro al giorno per 5 giorni). La differenza è notevole: invece di 80. 000 sono 57.500 euro (35.500 + 22.000). I dubbi e le perplessità aumentano se confrontiamo la differenza di compensi tra i solisti (4 cantanti) più 2 direttori che complessivamente hanno ricevuto 9.000 euro che appaiono poca roba se confrontati agli 11.800 euro ricevuti dal personale di sala. E appaiono poca roba anche in confronto ai 3.180 euro dei 2 maestri collaboratori.

Ma suscitano grosse perplessità anche i 32.100 euro per la sicurezza Covid e i 20.000 euro per la diretta streaming (non è un servizio pubblico la RAI?). Ma fa stupore un altro dato: mentre, da una parte si documenta al centesimo la (poca) spesa per vigili del fuoco, vigilanza notturna, noleggi vari ecc. nulla si dice sulla regia e sulla direzione artistica che pure (bontà sua) risponde ad un’unica persona: Francesco Micheli. Anche se a discapito del decoro della circostanza e soprattutto a discapito del rispetto verso i parenti delle vittime che avrebbero dovuto essere – malgrado loro – i veri protagonisti della commemorazione) ha avuto un ruolo (esagerato? fuori luogo?, vi chiediamo) da protagonista.

Alla fine rimane, in chi osserva con malcelato distacco, un senso di amarezza e indignazione. Soldi ben intenzionalmente destinati a commemorare i nostri morti (deceduti loro malgrado perché qualcuno che avrebbe dovuto prevenire una pandemia annunciata da tempo, non è stato all’altezza del compito per cui è stato eletto) sono stati quanto meno spesi, per non dire sprecati, con disinvoltura, superficialità nella speranza che non si aggiunga anche l’interesse.

A questo punto sarebbe giusto, doveroso che i cittadini bergamaschi sappiano perché un evento nato sotto l’obbligo morale (crediamo) di dare un sentito ancorché tardivo commiato ai propri (troppi) morti Covid abbia dovuto sostenere una simile spesa. È loro diritto. È altrettanto giusto e doveroso che il sindaco di Bergamo, la direzione artistica e la fondazione Donizetti dicano, rendano conto questa volta si nel dettaglio, la verità sui costi sostenuti. È loro dovere.
Altrimenti c’è di che vergognarsi. Tutti. Proprio come scriveva Alfredo Brembilla proprio in quei giorni in una lettera pubblicata su un quotidiano locale commentando quel concerto. Pcovidarole che facciamo totalmente nostre: “In questo piccolo villaggio globale, una volta resisi conto della presenza del Presidente italiano e della televisione, avremmo dovuto essere magnanimi, uscire anche dal l’eccessivo nazionalismo e dallorgoglioso provincialismo e cogliere l’occasione per veramente commemorare e glorificare i morti nel mondo per covid. Ciò non avrebbe tolto niente a noi Bergamaschi, essendo comunque la celebrazione organizzata e officiata qui. È mancata una regia rispettosa di tutti i morti per covid in questo nostro piccolo villaggio globale. Mi sono un po vergognato di pormi in prima persona sia come bergamasco che come italiano“.
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