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Tra i commenti più comuni sentiti dopo la cerimonia di commemorazione abbiamo notato soprattutto il riferimento alle scelte della regia dai più criticata negativamente. Per questo ritorniamo a parlare di quella serata al cimitero monumentale di Bergamo dove la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha avuto anche il merito di aver riempito un vuoto (colpevole e ingiustificato) dovuto solo alla supponenza dei politici nostrani di escludere i veri e unici protagonisti della cerimonia: i parenti delle vittime.

Le critiche a quella regia, dunque che stigmatizzano l’autoreferenzialità di Francesco Micheli nel sovrapporre la propria voce (non certo attoriale) alla musica di Gaetano Donizetti. Uno sgarbo alquanto inopportuno. Se ne sarà reso conto l’aspirante Shakespeare, proprio nel momento atteso dell’incipit-ouverture, che si è puntato il dito soprattutto sul testo manzoniano da lui declamato?

Non che il grande scrittore, nonché padre della moderna letteratura italiana e oltretutto lombardo, non facesse al caso. Tutt’altro. Ma l’errore è stato nella scelta del testo. Fra i tanti e opportuni dello scrittore milanese (anche all’interno de “I promessi sposi”) quello selezionato dal regista brembano è parso il meno adatto e, secondo i più, il meno comprensibile.

E dire che un testo assai più indicato per non dire calzante all’occasione ce l’avevamo, per così dire, in casa. Infatti, come ogni bergamasco ben sa (certezza che però vacilla alla luce di quanto stiamo scrivendo) sul lato ovest del neoclassico edificio dell’ex ateneo di Città Alta (di fianco alla basilica di Santa Maria maggiore) campeggia una lapide che riporta la celebre “Ode a Bergamo” di Torquato Tasso.

Forse che gli studi o la (supposta) poca frequentazione di Città Alta (o quanto meno dell’ateneo) da parte del tanto osannato (dalla stampa locale) regista non hanno acceso in lui l’idea di ricorrere all’ode tassiana? E perché nessuno, dall’assessore alla cultura Nadia Ghisalberti al sindaco Giorgio Gori o a qualcuno dei grandi esperti della Fondazione Donizetti, ha suggerito al regista, senza sminuirne tanta sapienza, una scelta così pertinente?

Rimane il fatto che quella cerimonia del 28 giugno oltre che occasione sprecata e cara possiamo dire che sia stata anche mal concepita.

Ode a Bergamo di Torquato Tasso

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