Nel 1898 veniva fondata alle Crocette di Mozzo (la vecchia strada Briantea) la prima azienda del paese con produzione di carattere “industriale”. Tutto ciò grazie a Filippo Ubiali nato nel 1861. Un talento imprenditoriale che ha saputo tramandare a figli e nipoti il mestiere di carradore (artigiano che costruisce e ripara carri), ma soprattutto la passione per un’attività in proprio e un alacre spirito creativo. L’Amministrazione comunale di Mozzo ha reso omaggio a questo straordinario personaggio attraverso un riconoscimento istituzionale. Un’occasione nella quale si è potuto scoprire il ramificato albero genealogico di Filippo Ubiali disegnato dal giovane artista Andrea Maestroni, e soffermarsi su una dettagliata ricostruzione fotografica curata da Luigi Rota. “Intendiamo riconoscere dopo tanti anni – ha spiegato il sindaco Paolo Pelliccioli – il valore che ha rappresentato e rappresenta Filippo Ubiali per l’intera comunità: la capacità di fare impresa e di saper “creare”. Questa capacità in parte è innata, ma proviene indubbiamente da un sottofondo composto da un territorio, dalla famiglia, da esperienze educative e formative che oggi dobbiamo saper rinnovare”. La “Ubiali Filippo e figli – Premiata Fabbrica di Carri” fondava la sua attività sulla costruzione e la riparazione di carri trainati da animali per il trasporto di merci e l’agricoltura. Una famiglia che seppe ben presto farsi apprezzare fin dai primi anni per la propria affidabilità. Ubiali era un personaggio severo, scrupoloso, un gran lavoratore. Dai suoi operai era rispettato tanto da intervenire direttamente se un processo produttivo si inceppava. Si teneva al passo coi tempi seguendo assiduamente quanto avveniva in Europa e nel mondo in fatto di carri agricoli e autocarri dopo.
Nel 1913, alla fiera internazionale di Genova, gli fu attribuita dal Re la medaglia d’oro per aver realizzato un mezzo con una portata netta di ben cento quintali. Altro successo nel 1926 quando costruì “il carro più grande del mondo” lungo più di 8 metri. Non ha caso definivano la famiglia Ubiali “gli Agnelli” dell’epoca. “Costruire e gestire un’impresa oggi – ha continuato Pelliccioli – ha un valore non solo economico (ricchezza e indotto) ma assume un valore sociale e culturale, un valore collettivo ancora più importante da capitalizzare e comprendere. Talenti, oggi, non scontati che dobbiamo riuscire a infondere alle nuove generazioni nel loro cammino formativo fin dai primi anni. E’ per questo che la commemorazione di Ubiali parte da un momento istituzionale che si avvale della memoria di una comunità, di un luogo, di una bottega per stimolare nuova passione e nuova creatività”. Nella sala consiliare il sindaco ha consegnato agli eredi Lisetta Ubiali e Giampiero Ubiali e ad Ermanno Ubiali l’attestato di benemerenza. Vi si leggeva: “Premiata fabbrica carri di Ubiali Filippo e figli, Crocette di Mozzo Bergamo. Come prima impresa di Mozzo che ha lasciato al paese un patrimonio culturale fatto di attenzione, sapienza, creatività, per aver intrapreso con i suoi figli e nipoti una attività che ha generato benessere per aver saputo infondere all’intera famiglia e al territorio la capacità di creare, perché la capacità di fare impresa possa essere trasmessa e possa far emergere i talenti del nostro paese“.