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Un cartello sulla Briantea e uno sull’A4, all’uscita Capriate. E poi un blog “chevegorgogna.it” agganciato ad un profilo Facebook che in poche ore stanno facendo man bassa di share e commenti. Una campagna di protesta con affissioni reali e virtuali escogitata dal pensionato di Sorisole, Giampietro Mussetti (con l’aiuto del figlio Massimo), per far conoscere una storia che ha dell’incredibile.

Dopo aver lavorato onestamente e duramente tutta la vita, totalizzando circa 41 anni di contribuzione piena, versando più o meno 180.000 euro alla previdenza, ha ottenuto nel novembre 2010 una pensione di 430 euro”. Un’amara sorpresa che ha avuto ripercussioni anche sul suo stato di salute generale poichè Mussetti, dal calcolo esplorativo condotto dal patronato Inca al quale si era rivolto, s’aspettava un netto intorno ai 1250 euro. Una differenza che avrebbe messo ko chiunque.

Ancora tramite Inca, la domanda di ricostituzione della pensione – spiega Mussetti – veniva respinta. Sfiduciato ho chiesto personalmente conto di questa macroscopica discrepanza alla responsabile del provvedimento. Il risultato è stato un colloquio assolutamente insoddisfacente per il carattere evasivo, reticente ed omissivo. In pratica, ci è stato detto, che la procedura di liquidazione della pensione era stata corretta e la contestazione non aveva motivo d’essere”.

La famiglia Mussetti non s’è data per vinta. In cinque anni ha continuato a scavare per scoprire cosa era successo interessando anche l’onorevole Antonio Misiani (Pd) che, tramite una collega, si è mosso per un’interrogazione parlamentare. “E’ mia ferma convinzione che mio padre – spiega il figlio Massimo – abbia subito un’enorme ingiustizia. Incredibilmente abbiamo scoperto che l’Inps si avvale di due software per il calcolo delle pensioni che si chiamano Unicarpe e Carpe Pc. Il primo è utilizzato solo all’Inps. Il secondo è fornito, dallo stesso Istituto previdenziale, a tutti i patronati”.

Ricapitolando, al signor Mussetti, il programma del patronato ha stabilito una cifra. Ma di fatto l’Inps, con l’altro programma, l’ha liquidato con un’altra somma nettamente inferiore. “Non è surreale che due procedure Inps – si chiede Mussetti – destinate allo stesso utilizzo, a parità di dati in ingresso, diano risultati palesemente diversi? Il caso di mio padre è emblematico, ma mi chiedo quanti altri casi come il suo, magari con differenze non così marcate e quindi passate inosservate, ci siano in Italia? Penso che sia legittimo ipotizzare che mio padre non sia l’unico danneggiato”.

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