Euripide nacque attorno al 485 a.C., sebbene per tradizione si faccia risalire il giorno di nascita con quello della battaglia di Salamina. La sua famiglia abitava ad Atene ma si trasferì sull’isola per sfuggire ai Persiani. Ebbe un’educazione raffinata, acquisita da Protagora, e questo a dimostrazione dell’estrazione nobile della sua famiglia.
Le Peliadi, esordio letterario di Euripide
La sua tragedia di esordio è chiamata Le Peliadi con la quale ottenne un terzo premio. Dopo trent’anni di successi alcune delusioni artistiche lo spinsero a trasferirsi prima a Magnesia e poi in Macedonia presso la corte di Archelao dove morì in circostanze misteriose. Alla sua morte gli ateniesi gli dedicarono una statua di bronzo nel teatro di Dioniso. Delle novantadue opere che scrisse nella sua vita ce ne sono pervenute integre solo diciannove. Tra le più celebri ricordiamo: Medea, Le Baccanti, Ippolito, Alcesti e Le donne troiane. Le tragedie euripidee si distinsero sia per la ricerca di sperimentazione tecnica sia per l’attenzione che il drammaturgo dedicò ai sentimenti nella loro evoluzione nel corso delle scene. In generale possiamo dire che la struttura della sue tragedie sia molto variegata e presenta molti elementi innovativi rispetto al passato, per l’effetto di soluzioni drammatiche, per il maggior utilizzo del deux ex machina e anche lui per la progressiva svalutazione del coro a favore dei dialoghi tra gli attori. Il deux ex machina sta ad indicare la comparsa in scena di una divinità per dare soluzione ad una trama divenuta ormai irrisolvibile.
Le dinamiche psicologie dei personaggi
La particolarità più rilevante fu comunque l’attenzione che il drammaturgo usava dare alle dinamiche psicologiche dei personaggi. L’eroe in Euripide non è più ardito e determinato come nelle tragedie di Eschilo e Sofocle, ma afflitto da paure, insicurezze e conflitti interiori, le cui motivazioni inconsce vengono portate alla luce e analizzate. Altro elemento di novità fu l’introduzione delle figure femminili, ma con connotazioni negative tali che spinsero alcuni studiosi ad attribuire all’autore l’accusa di misoginia.
La fatica del pubblico ad accettare le sue opere
Il pubblico contemporaneo di Euripide faticò non poco ad accettare gli elementi di novità della sua tragedia, cosa che risultò più facile al pubblico del secolo successivo. In particolare sarà apprezzata l’indagine sui caratteri (caratteristica primaria in Euripide), ossia la descrizione accurata di particolari modelli morali e caratteriali (come farà anche in ambito filosofico Teofrasto), ad esempio lo spilorcio, l’adulatore e il diffidente. Nella sua indagine psicologica particolare attenzione è data alle donne, che in Eschilo erano assenti e in Sofocle presenti, ma senza avere ancora quel peso che gli attribuì Euripide. Erano presenti anche altre fasce prima escluse, per esempio stranieri e servi.
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