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La rumba è ripartita. Con una novità: il concertone del 1^ Maggio ”alla bergamasca” (roba da far schiattare d’invidia chi ha guardato quello di piazza San Giovanni a Roma). Otto ore di decibel sparati all’impazzata, e pazienza se per larghi tratti il pubblico era composto da poche decine di spettatori.

Ma quello di ieri è stato solo l’antipasto dei 42 concerti che “allieteranno” l’area di piazzale Alpini di Bergamo da qui alla fine di settembre. Sì, 42 concerti in 20 settimane (vedi nella foto sotto il ricco elenco), due ogni sette giorni, tutti i venerdì e sabato che Dio manderà in terra. Niente di paragonabile a nessuna arena spettacoli di qualsiasi città italiana o internazionale.

Mentre sento già avanzare la schiera di chi scriverà “ma volete una città morta?” o l’ancora meno originale “volete vivere in centro? Subite anche i disagi”, faccio solo osservare, giusto per fare un esempio banale, che perfino chi vive nei pressi dello stadio, da sempre considerato fonte di problemi, “subisce” per 19 giornate nell’arco di 9 mesi (non 42 in 5 mesi).

Perché il problema, se si ha voglia di ragionare serenamente, non è se utilizzare piazzale Alpini per concerti o altre attività che consentano al luogo di non essere abbandonato al degrado. Chi vive in zona non può certo essere contrario ad una rivitalizzazione, ne avrebbe solo da guadagnare. Il problema è che è mancato completamente il senso della misura. Cioè, si è esagerato, dimenticando che piaccia o no quella è una piazza urbana, intorno alla quale vivono e lavorano persone.

Al Lazzaretto, per dire, si terranno 15 concerti. Perché lì tre volte tanto? Forse le orecchie dei cittadini non sono tutte uguali? Forse che si considera rispettoso delle persone infliggere loro malgrado scariche di 70-80 decibel per serate e serate? Che razza di civiltà è mai questa? Sorvolo su certe promesse di taluni amministratori, propongo una riflessione seria, che eviti se possibile di cadere nella faciloneria di fare i brillanti con le orecchie altrui.

P.s.: mi ero ripromesso di non scrivere più di questo argomento viste le reazioni di sufficienza raccolte nelle precedenti occasioni. Poi, mi ha fatto cambiare idea un amico che lavora da queste parti e che l’altro giorno, dopo essersi sorbito prove ed esibizione di non so quale band, mi ha scritto chiedendomi: “Stai lavorando? Ma come fai con questo frastuono?”. No, ero in redazione a Milano e quando sono rientrato alle 23,30 la rumba era finita (e quindi me la sono risparmiata). Ma quello che ho sentito (e visto) il 1^ Maggio mi ha convinto che in mezzo a tanto frastuono non è giusto che gli unici a rimanere in silenzio siano i residenti a cui cerco di dare voce.

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