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Alterità e libertà nel pensiero di Duns Scoto. Un anticipo di modernità”. Lezione di Don Claudio Avogadri

La filosofia di Duns Scoto è una filosofia della crisi. In crisi è il suo mondo, critico è il suo pensiero nei confronti della tradizione dominata dall’aristotelismo o dal neoplatonismo. La condizione psicologica degli uomini del suo tempo è paragonabile a quella del personaggio di Asterix che, coraggioso dovunque, ha una solo paura: che gli caschi il cielo in testa. Per gli uomini del XIII secolo, il tempo di Dante, appariva con riferimenti fissi. L’esistenza pur precaria risultava rassicurata. Il cielo rassicurava, fisso e certo nella regolarità dell’apparire delle stelle e del movimento dei pianeti. Non era ancora il cielo di Cartesio o di Galileo. Cominciava però a scricchiolare. E Scoto gli diede un colpo.

Scozzese di nascita, entrato nell’Ordine francescano, prima studente e poi docente a Parigi, fu definito per la sua capacità dialettica Doctor subtilis. Poco tradotto e studiato, recentemente è stato riscoperto specialmente dalla filosofia anglosassone.

Approfondisce il senso della finitezza e della contingenza. Il mondo di Aristotele, mondo delle sostanze, è un mondo della necessità, e concede poco spazio alla libertà. Gli Scolastici discutevano sull’onnipotenza di Dio che aveva però un limite, il principio di non contraddizione.

Scoto parla di multiverso, di mondi possibili. Si può partire da un esempio. Consideriamo la frase: nel parco sta un uomo seduto sulla panchina. Domanda: la frase “un uomo seduto sulla panchina del parco” è vera o falsa se oggi non c’è ma domani sì? Aristotele rispondeva: è vera se c’è l’uomo nel parco, falsa se non c’è; tutto ciò che è, è necessario che sia; verità logica e verità ontologica devono corrispondere. Anche la contingenza è all’insegna della necessità.

Scoto ragiona diversamente. Ci sono più mondi possibili, quello in cui l’uomo è seduto sulla panchina nel parco e quello in cui non è seduto. La frase non è falsa perché l’uomo seduto sulla panchina oggi non c’è. Il fatto dell’uomo seduto sulla panchina potrebbe manifestarsi in altri momenti, per esempio domani o tra una settimana. Scoto ragiona per possibilità, più mondi possibili, il mondo dell’uomo seduto sulla panchina e il mondo dell’uomo che non c’è. Un ragionamento sottile, sul filo del rasoio, ma che valorizza la libertà dell’uomo di fronte all’onniscienza di Dio. Tutto determinato, tutto stabilito? No. E la libertà si sposa meglio con la possibilità, con l’alternativa, non con la necessità.

Avicenna sosteneva un mondo necessario e coeterno con Dio uno. “Ex uno non fit nisi unum”, dall’uno non può esserci che l’uno. Se questo è il principio, tutto si riduce a uno, monismo assoluto, e in tal modo salta l’alterità. Infatti il sistema informatico, che dà luogo a innumerevoli calcoli e variabili, è un sistema binario, zero e uno.

Per Duns Scoto Dio non è tanto intelletto quanto volontà. La volontà è alla base della natura e della natura umana.  L’esperienza ci dice che si verificano due legami: uno naturale che appare come una regola fissa, che lega per esempio l’idrogeno all’ossigeno nel caso dell’acqua, e un legame per scelta come quello dell’amicizia.  Dio è volontà e ciò che esiste è prodotto dalla volontà di Dio. Dio ha creato nel momento in cui ha deciso di creare, non semplicemente pensando a creare. L’intelletto non genera alterità, la volontà sì.  Il mondo della contingenza non è dominato dalla necessità ma prodotto da una volontà, quella di Dio. E la volontà si sposa con la libertà.

Certo, si obbietta, un mondo così, che è e non è, che potrebbe essere e non essere, è più fragile, sembrerebbe alla mercé della volontà che potrebbe nascondere il capriccio. Come si sostiene? Cartesio infatti va alla ricerca di certezze. E la ragione? Per quale ragione Dio vuole? E anche noi, non chiediamo continuamente le ragioni, è o non è così?

 Scoto risponderebbe con le parole della Bibbia: solo l’insensato fa queste domande. La volontà di Dio – che è nell’ordine dell’amore – non ha bisogno di ragioni, è ragione in sé. E Dio è libero. Anche noi siamo liberi, e saremo anche saggi se vogliamo ciò che Dio vuole. Perciò gli uomini di oggi, che si sentono e si vogliono liberi, sono incuriositi da Duns Scoto.

Bergamo Liceo Mascheroni, 16 gennaio 2024

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