Dicembre è il mese dei sogni ad occhi aperti. Carichi di speranza si guarda in alto, scrutando caparbiamente il firmamento, irretiti in una particolare trama interstellare che, interpretata, possa sciogliere promesse di felicità.
E il se il cielo non basta a placare l’inquietudine di ciò che non si vede, ma ci aspetta, la carta stampata e i palinsesti televisivi, ci offrono l’occasione di indugiare, come cocciuti segugi, sull’oroscopo, la previsione astrologica, il responso stellare che in poche quartine, sullo stile di Nostradamus, favoleggi rosei scenari futuri. Dicembre è il mese delle attese. Stiamo fermi, in piedi, come alle stazioni dei treni, con i nostri pesanti bagagli esistenziali, aspettando l’arrivo di un astro benefico che ci avvolga nei riverberi della sua scia.
A dicembre mendichiamo l’illusione di amori durevoli, di carriere galoppanti, di una salute incrollabile. I nostri desideri pullulano di effervescenza come le bollicine nella mezzanotte di Capodanno. Con una fetta di panettone in una mano e una coppa di champagne nell’altra, assordati dalla grancassa dei botti, pensiamo a quanto sarebbe opportuno, nell’anno nuovo, il fuggevole bacio della Dea Bendata. Nella vorace investigazione di ben-essere dell’uomo oroscopi e astrologia ci strizzano l’occhio spalancandoci le porte di un eterno Bengodi dove congiunzioni astrali, allineamenti planetari ci accolgono in pompa magna palesando giorni ridenti.
Se per l’avvenire viaggiamo con Marte in Capricorno padronanza e perseveranza saranno i nostri segni distintivi che ci garantiranno un’adamantina tenacia nel rincorrere in nostri obiettivi; qualsiasi cosa accada. Oppure confidare in Venere in Ariete per agghindarsi di un’affettività seducente e conquistatrice. Dunque pianeti, stelle, Sole e Luna sembrano indicarci la strada dell’avvenire. Occorre saperli ascoltare.
Già nell’antichità si pensava che i fenomeni celesti, come il passaggio delle comete, le fasi lunari, le eclissi fossero il particolare linguaggio degli dei per messaggiare agli uomini il loro destino. Il re e il popolo pendevano dalle labbra dei baru, i sacerdoti astrologi, gli unici in grado di decodificare l’intricata volontà divina. Si legge nella Enuma Anu Enlil, una raccolta di previsioni mesopotamiche: «Quando un alone circonda la Luna e vi si trova lo scorpione, allora gli uomini sposeranno principesse». Chi invece colleziona variegate sconfitte sentimentali, e di principesse non ne vede neanche l’ombra, il dubbio sulla attendibilità astrale, che magari prevedeva un’infinita luna di miele, comincia a serpeggiare. Un atteggiamento non dissimile a molti nella Roma antica che rifiutavano con solide argomentazioni logiche gli assiomi astrologici.
Nel “De divinatione” Cicerone tentò di screditare l’astrologia sostenendo che i gemelli, nati alla stessa ora nello stesso luogo, potevano avere vicissitudini diverse. E che uomini venuti al mondo in momenti e posti diversi incontravano talvolta un identico destino morendo sullo stesso campo di battaglia. Con il diffondersi del Cristianesimo l’astrologia venne considerata eresia e gli astrologi ciarlatani. Costantino nel 321 introdusse persino la pena di morte per chi praticava l’astrologia. Ma ciò che fu gettato dalla porta rientrò dalla finestra. L’occasione giunse con le Crociate che assorbirono l’influenza araba specialisti nell’osservazione delle stelle. L’astrologia, in Europa, risale la cresta dopo la pubblicazione nel 1245 di un poemetto di Gualtiero di Metz dal titolo “Imago Mundi”.
Pontefici e sovrani erano sostenuti, nelle loro decisioni, dai suggerimenti degli astrologi di corte. In Francia, Caterina de’ Medici, si assicurò i servigi di Nostradamus. Oltre ad essere un abile inventore di ricette mediche sotto forma di marmellata, nelle sue Centurie predisse con successo la morte di Enrico II. Volendo strafare scrisse poi che sarebbe morto di gotta nel 1566. E così avvenne. «Eppur si muove!» disse Galileo in faccia all’ottusità dei suoi accusatori. Da quella sentenza l’emergere del metodo scientifico accantonò le pretese di verità dell’astrologia . Nel 1665 il suo insegnamento fu vietano nelle Università relegando l’astrologia nell’ambito delle credenze popolari.
I temi astrali, la rosa dei segni zodiacali, la forza degli ascendenti ritornò di moda nel XIX secolo. I tavolini ricominciano a muoversi, i morti a chiacchierare e l’Oriente, con suo carico di esoterismo, indica nuove vie di saggezza che contagiarono artisti del calibro di Victor Hugo. Nel 1928 il giornale statunitense Sunday Express pubblica per la prima volta un accurato oroscopo. Pillole di futuro che il pubblico sembra apprezzare. I più esigenti non si accontentano di poche righe sull’andamento dell’amore, dei soldi e della salute. A costo di non pochi euro chiedono un responso dettagliato degli astri. Riuscirà lo scorpione Michela a riconquistare il sagittario Marco? Il sagittario Marco quando avrà pace dalle insistenze dello scorpione Michela?
Calcoli complicati per soluzioni soddisfacenti per entrambi, ma che di certo fanno rigirare nella tomba Aristotele e il solido postulato del principio di non contraddizione che, in parole povere, di un oggetto totalmente bianco non si può dire che sia totalmente nero. A dispetto della saggezza del filosofo di Stagira le pillole di futuro hanno contagiato il mondo della comunicazione.
Nel web sono migliaia i siti che trattano temi astrologici. Con un colpo di mouse o un colpetto di indice, sulla maggioranza dei portali, è possibile svelare l’oroscopo giornaliero, verificare l’affinità di coppia e finalmente conoscere quello sconosciuto del nostro ascendente.
Se i classici dodici segni zodiacali (ariete, toro, gemelli…) ci hanno deluso parecchio è possibile optare per l’oroscopo cinese e riscoprire una promessa di felicità che le classiche previsioni negavano accettando però (qualche sacrificio bisogna pur metterlo in conto per vivere appagati) di passare sotto il segno del becco. (Bruno Silini)