Il maestro William Limonta omaggia Simone Mayr nei 180 anni dalla morte (1845-2025)
Oct 4, 2025
Sabato 4 ottobre alle ore 20:30 Villa Pesenti Agliardi di Sombreno (Paladina) ha aperto le sue porte per un appuntamento musicale di grande valore culturale: un concerto dedicato a Giovanni Simone Mayr (1763-1845), in occasione dei 180 anni dalla sua scomparsa. L’evento, a ingresso libero, ha goduto del patrocinio del Comune di Paladina e della Parrocchia di Sombreno, in collaborazione con Villa Pesenti Agliardi.
Protagonista della serata è stato il pianista bergamasco William Limonta, giovane talento già attivo come ricercatore e interprete del repertorio musicale locale. Il programma, costruito come un percorso attraverso i legami di Mayr con il territorio bergamasco, ha proposto non solo composizioni del maestro bavarese, ma anche di suoi allievi, colleghi e musicisti a lui vicini tra cui Gaetano Donizetti.
Tra i brani in esecuzione hanno spiccato la Sinfonia in Re maggiore e diversi numeri dei Divertimenti “ad uso de’ dilettanti”, opere che Mayr dedicò alla contessa Giovanna Pesenti, alcune delle quali furono probabilmente composte proprio nella villa di Sombreno attorno al 1792. Accanto a queste pagine hanno trovato spazio il Rondò per cembalo di Antonio Capuzzi, la Sonata in Sib di Antonio Gonzales, oltre a celebri pagine donizettiane come la Sinfonia in La maggiore e il Valzer “Invito”.
Un momento significativo è stato dedicato anche a Elia Moroni, organista e compositore originario di Ossanesga di Valbrembo, di cui sono state presentate parafrasi ispirate alle melodie di Donizetti (Lucrezia Borgia e Lucia di Lammermoor). A chiudere il concerto, ancora Mayr con l’Adagio in Mib maggiore.
L’appuntamento si è inserito in un più ampio percorso di riscoperta di Mayr e del suo ruolo nella vita musicale di Bergamo tra Settecento e Ottocento, mettendo in luce il fitto intreccio di relazioni artistiche che ne hanno consolidato la presenza nel panorama culturale della città e del territorio. E' stata un’occasione per vivere musica e storia in una cornice d’eccezione, riscoprendo le radici musicali bergamasche attraverso lo sguardo e il talento delle nuove generazioni.
Una produzione www.socialbg.it
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Breno sul Brembo, 2 di settembre 1792,
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alle 4 ore di notte. Finalmente sono nella mia solitudine
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e dovendo per fatal mio destino star lontano da voi, posso dire che qui
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almeno mi trovo meno inquieto che in altri luoghi. Ho libero campo di pensare a voi e solo
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a voi. La compagnia del mio benefattore, di un uomo sì generoso, sì benefico. Il
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bello di questa campestre situazione. La natura semplice mi diminuiscono in
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parte l'affanno del mio cuore. Tutto è silenzio intorno a me. L'unica
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creatura che veglia qui son forse io. Alcuni insetti ronzano e da lontano
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mormora il brembo. Una fresca tramontana spira dal monte. L'amenissimo chiarore
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della Luna splende ed illumina i paesi vicini e le colline e le montagne più
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lontane e più alte. Voi chiamate la bella natura che avete
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un cuore così sensibile. Ah, se foste qui e vedeste come io mi disfaccio per
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voi. Come confido allauree i miei segreti sospiri, i miei voti. Forse,
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forse, ah pazzo di che ti lusinghi. Qui temerario dire.
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Eppure l'ultimo addio, la vostra malinconia, quel pianto quando partiste
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per la villeggiatura, quello stringermi le mani, quello sì, dolci parole che mi diceste l'ultima
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mattina, la vostra lettera ahimè, delirio, per carità, non losingate di
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più questo mio povero cuore. Io resisterò ai colpi più atroci di avversa fortuna.
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Resisterò alle attrattive della più sorprendente bellezza, ma ad un cuore sì
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avvenente, ad un animo cosetto, dotato di una sensibilità sì dedicata per ogni
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buono e bello, alla vostra amabilissima persona che mi si ricolma di cortesia e
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di bontà. Come potrò resistere? Già son più due anni che combatto col
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mio cuore. Voi stessa ve ne accorgeste.
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Le ricche e profonde parole di Giovanni Simone Mair ad Angela Venturali, sua
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amata, scritte a Sombreno il 2 settembre 1792,
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fanno da cornice al soggiorno svolto dal musicista bavarese in terra bergamasca,
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sul finire del 1700 presso la dimora del canonico Vincenzo Pesenti poco fuori
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Bergamo. Ed è proprio lì, nella splendida villa presente agliardi di Sombreno, che
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questa sera ricorderemo la figura di Mir nei 180 anni dalla sua morte.
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Sarà un viaggio attraverso la produzione del musicista bavarese per pianoforte,
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dei suoi allievi, ma anche dei musicisti legati al territorio di Sombreno, come
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Elia Moroni, i quali spiccando il volo per altri lidi, non dimenticarono mai la
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loro terra d'origine. Rinnovo un benvenuto a tutti questa sera
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e è un'emozione avervi accolto con queste poche righe che con ogni probabilità furono scritte proprio tra
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le mura di questa casa. Eh, questa è a tutti gli effetti una casa, seppur nella
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sua particolare forma di di villa e ci sembrava doveroso questa sera raccontare
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anche proprio eh due righe, eh raccontare appunto qualcosa eh sulla
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storia di di questa casa, una dimora ricca di storia e di storia
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da raccontare che si connettono tra loro. una quotidianità che si inserisce
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nel più ampio contesto socioeconomico del territorio. Il nome di questa casa è l'emblema
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stesso della sua storia. due nomi, due famiglie, tanti ricordi
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pesenti perché furono i primi abitanti a cui si subentrò la famiglia Agliardi nei
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primi decenni dell'800, quando Marianna, ultima rappresentante
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del casato come tale dei pesenti sposò Paolo dei conti agliardi.
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I pesenti erano originari di Gerosa, paese della Val Brembilla, ma si trasferirono a Sombreno sul finire degli
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anni 70 del 400. Il luogo in cui ci troviamo questa sera
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non è certamente l'edificio originario vissuto dagli avi dei pesenti e probabilmente anche dal Mir stesso, ma
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un edificio che è stato oggetto di trasformazioni nel tempo, parallelamente
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alla storia della famiglia e alla storia del nostro paese. Una delle trasformazioni più
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significative si ha negli ultimissimi anni del 700, poco dopo il soggiorno di
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Me proprio qui. Protagonista è Pietro Pesenti che alla luce dei suoi successi
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politici repensa la casa di famiglia in sombreno. L'abitato seicentesco ereditato dai
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familiari con persistenze di epoca medievale venne radicalmente sottoposto
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ai lavori di riammodernamento. Pietro Presenti, filo francese, fu il
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principale artefice committente di questi lavori. L'incarico fu affidato
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all'architetto austriaco Leopold Pollac. Nonostante fossero figli di due ideali
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in collisioni tra loro, tra di essi riuscì una collaborazione che portò allo
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allo straordinario progetto della villa e del giardino di Sombreno.
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Con questa breve introduzione e contestualizzazione entriamo ufficialmente nella serata
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dedicata a Simon Meer. Prima di lasciare la voce alla musica attraverso l'interpretazione dell'amico
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e collega William Limonta, permettetemi di ringraziare chi ha reso possibile questa serata. innanzitutto la famiglia
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gliardi per l'ospitalità, l'amministrazione comunale di Paladina nella persona del sindaco Gianmaria
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Brignoli e dei suoi collaboratori e infine anche la parrocchia della Natività di
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Maria in sombreno nella persona di don Marco Milesi e infine, non per
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importanza, il maestro William Limonta, ideatore e artefice della serata. Buon
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ascolto a tutti voi. เฮ [Musica]
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M. [Musica]
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[Applauso] [Musica] [Applauso] [Musica]
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เ [Musica]
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pi
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Bene, grazie di cuore a tutti per la vostra presenza. Ringrazio di cuore anche Daniela per aver realizzato questa
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bella serata insieme a ai padroni di casa. Ehm, ricordare la figura di Myer in un
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luogo come questo, un luogo che l'ha visto partecipe, attivo, ehm è
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sicuramente molto molto speciale per me. Io nei miei anni di ricerca sul
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patrimonio musicale bergamasco, la figura di Meer è una figura che appare sempre, appare in qualsiasi circostanza.
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c'è sempre la sua ombra che gravita su ogni su ogni cosa. Mire è forse, a mio
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avviso, la persona che è la figura come musicista che ha avuto il ruolo più
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importante addirittura in tutta la storia musicale bergamasca, non solo in quanto maestro di cappella
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della più grande istituzione musicale che Bergamo abbia mai visto, come la Basilica di Santa Maria Maggiore, ma
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anche come e soprattutto secondo me come ideatore
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del conservatorio attuale con le elezioni caritatevoli nel 1806.
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La l'intuizione da parte di Meer, poi avremo modo di scoprire meglio durante
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il corso di questa di questa serata il perché
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Mir vuole fondamentalmente questa scuola. L'intuizione è stata un'intuizione geniale,
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tra le prime assolute in Italia per dare la possibilità a giovani,
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poverissimi, del Dipartimento del Serio di poter avere un'effettiva occupazione,
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poter avere un lavoro per poter vivere fondamentalmente. Oggi difficilmente si vive di musica, si
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vive in questo secondo all'epoca, però invece
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la musica era effettivamente un modo vero per poter vivere e sfamare la
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propria famiglia. Ho aperto questa serata con una breve sinfonia di My composta per organo o
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pianoforte perché bene o male all'epoca gli strumenti erano intercambiabili
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e ho voluto proprio partire con questa composizione appunto anche organistica perché perché
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era un organista, era è anche un pianista. Meer si forma come musicista
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suonando, eh, apprendendo la tecnica in
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a Mendorf, nel nel proprio villaggio natale, poi ad Inglstat, dove continua il proprio studio e si fa praticamente
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le ossa sulla musica organistica del suo tempo. Qual era la musica organistica del suo tempo? Sicuramente l'eredità che
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arriva da Bach, che arriva da grandi maestri tedeschi, che arriva da Crebs,
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grandissimi didatti. che formano la tecnica eh tastieristica ehm del giovane
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My quindi nasce in un contesto tedesco, un
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contesto comunque molto vivo a livello musicale. Stiamo parlando di una di una Germania nella seconda metà del 700 che
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ha che ha visto un un grandissimo fermento a livello musicale, soprattutto
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grazie poi alla alla dinastia dei dei Bachi in terra in terra tedesca,
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soprattutto nella nell'alta Germania, ma anche la
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soprattutto a livello istituzionale la Germania è un è una fucina di grandi
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innovazioni. Meer studia presso i gesuiti ed è
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proprio lì che intraprende i primi rudimenti e apprende i primi rudimenti
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musicali. La formazione è una formazione comunque umanistica, quindi a modo di
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studiare i grandi classici, la letteratura latina, la letteratura greca. Quindi si fa un bagaglio
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culturale che gli servirà notevolmente poi quando si troverà a Bergamo.
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Torniamo a noi. Mire, dopo gli studi in Germania si
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trasferisce poi per un certo periodo a Venezia e poi anche a Poschiavo sotto la
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protezione del conte Bassus. In quel periodo, tra Venezia e tra
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Venezia e la Svizzera conosce eh Angela Venturali, una giovane m ragazza
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veneziana che diventa fondamentalmente, come parlava prima anche nella lettera a lei
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indirizzata proprio da qua da Sombreno, diventa anche la sua la sua compagna.
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Probabilmente fu anche la sua una sua allieva. Chissà se queste composizioni che andrò
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a eseguire successivamente, che sono tratte da quei famosi divertimenti
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composti da Mire, probabilmente proprio qua, proprio qua Sombreno, sono dedicati
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alla contesta Giovanna Pesenti, però la cosa molto interessante è che hanno una prerogativa puramente e prettamente
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didattica. utilizzano la tecnica, una tecnica molto
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molto semplice e molto istruttiva che gli servirà poi anche sempre nelle lezioni caritatevoli successivamente. La
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dedica è alla contessa, però possiamo ravvisare, possiamo ipotizzare che queste composizioni siano anche state
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fatte proprio per la sua la sua Angela. Eh, le prossime composizioni, appunto,
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sono il primo, un breve andantino e un allegro vivace, tratti dai divertimenti ad uso dei dilettanti. Ecco, questo
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questo termine, questa specifica è molto importante. Chi erano i dilettanti all'epoca? Non erano coloro che
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suonavano dilettanti, non erano esperti. Oggi termine dilettante è quasi
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discriminatorio, tra virgolette, però carico, diciamo, sì, sei un dilettante, non sei in grado di fare determinate
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cose. Invece all'epoca, nell'800, il termine dilettante era colui che suonava
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per diletto, ovvero non era un musicista di professione, ma
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praticava abitualmente la musica, ma molto spesso i dilettanti dell'otento erano dei musicisti di altissimo profilo
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dal punto di vista tecnico. Queste composizioni, sì, sono composizioni comunque più semplici, quindi un
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dilettantismo più moderato, non sicuramente di grande virtuosismo, però
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sicuramente dedicate a una mano, quella pianistica notevolmente consapevole.
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Buon ascolto.
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[Musica]
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Dunque, si trovava qua nel 1792
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nella nell'estate del 1792 per poi dopo ritornare a Venezia. Non so se all'epoca
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fosse conscio, magari magari guardava al futuro, chi lo sa cosa aspettava nel suo
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futuro. Chissà se effettivamente poteva già
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immaginarsi che sarebbe tornato di lì a poco, di lì a circa 10 anni a Bergamo,
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però restando poi fino alla fine dei suoi giorni a capo della più importante
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istituzione musicale della città. La cappella musicale di Santa Maria Maggiore, infatti, dalla storia
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secolare, eh le cui origini iniziano fondamentalmente quasi alla fine del
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1400 è stato un punto di riferimento per
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tantissimi musicisti a livello internazionale. Nomi come Tarquigno Merula sono stati
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organisti, Maurizio Cazzati sono stati i maestri di cappella, Pietro Antonio Locatelli ha
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prestato è stato parte dell'orchestra della cappella musicale.
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Nel 1700 il alla fine del 1700 il maestro di Capello era Carlo Lenzi,
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tra l'altro musicista anche lui bergamasco, nativo di Azzone in Val di Scalve.
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ehm ha sostanzialmente retto m la capella, forse è stato anche insegnante
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dello stesso Meer. Bene, alla sua morte proprio Mair viene nominato maestro di
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cappella. Viene nominato maestro di cappella nel 1802.
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Bergamo a quell'epoca aveva visto il tramonto della Serenissima della Repubblica di della Repubblica di
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Venezia e ed era da poco entrata nei possedimenti napoleonici.
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Ma cosa fa? Me da buon musicista competente e estremamente colto
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assimila all'interno della produzione sacra di di quel periodo elementi dalla
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musica francese insieme alla sua tradizione tedesca, non dimenticando
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ovviamente la sua vocazione di musicista d'opera, perché lui nasce come operista.
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All'epoca la musica sacra intrisa di melodramma. Fino alla riforma
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siciliana del 1903 potevamo andare in chiesa e ascoltare delle parafrasi,
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ascoltare la melodia della della furtiva lacrima con il testo del
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Tantumergo, per esempio. Ma quella era era la prassi fondamentalmente. Quindi
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Meer si trova capo di questa istituzione pieno di potenziale e la rinnova
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dall'interno. Ma a lui non basta. A lui non basta rinnovare questo questa fucina che è
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Bergamo, coglie la grande il grande valore che questa città ha. ha un valore
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prima di tutto economico molto importante, quindi ha anche le possibilità per poter presentare un
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progetto nuovo. Inoltre è una città musicale non solo per la cappella di
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Santa Maria Maggiore, ma anche perché dal 1727 a Bergamo prendono stabilmente
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la residenza e la dimora e iniziano la loro attività, una certa famiglia di nome Serassi,
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una famiglia importante che viene da Como, che sono tra l'altro i costruttori dell'organo del santuario di Sombreno e
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tra l'altro è una delle prime opere dei serassi. Da loro, poi arrivano i bossi, arrivano
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i perolini, quindi inizia una dinastia di grandi organari che rivoluzionano
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fondamentalmente i grandi ambienti musicali di Bergamo. Quindi Meer si trova veramente in un periodo d'oro,
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fondamentalmente i serassi iniziano a imporsi, iniziano anche i bossi a
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palesarsi a Borgo Canale e quindi coglie la il potere, diciamo, coglie
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l'intuizione di fare qualcosa. Lui dice, dobbiamo trovare il modo per dare alla cappella
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dei musicisti. Non possiamo chiamarli dall'esterno sempre, ma dobbiamo avere una scuola che
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possa che possa formarli per la musica, formarli per l'arte
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formarli per il canto, formarli per anche per la vita, perché alla fine, come dicevo prima, all'epoca il
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musicista studiava musica e poteva fare quello veramente fino alla fine dei suoi
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giorni. Nel 180, adesso devo ricorrere a un piccolo testo,
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fondamentale volume di Stuart Allit dedicato a Giovanni Simone Meer.
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Nel 180 presenta alla Congregazione di Carità che era
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l'ente che governava fondamentalmente, gestiva la Basilica di Santa Maria Maggiore e la cappella musicale, un
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progetto per una scuola. Leggo un breve estratto, giuro che non
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sarò prolisso. Forse una piccola scuola di musica, cioè
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lezioni pratiche di canto e di suono ed alcune lezioni teoretiche
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per 12 poveri ragazzi del dipartimento scelti appositamente,
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vale a dire quattro soprani, quattro contti, i quali si applicherebbero nel
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medesimo tempo al clavicembalo e quattro per il violino, impiegando
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quattro professori ordinari, cioè uno per il canto e declamazione,
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uno per il cembalo, uno per il violino e uno per la teoria in generale assieme con la direzione del
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tutto. E se qualcuno poi di questi allievi mostrasse un talento ed una predilezione
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decisiva o per un altro strumento d'arco di fiato, qualche professore è
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straordinario e protempore. Ecco l'unico mezzo che mi sembra il più
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atto a prevenire la decadenza e di risvegliare a nuova vita la languente
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scienza della musica e che con la possibilità e facilità dell'esecuzione
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promette una riuscita certa, combina la maggiore utilità mediata ed immediata e
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tende non solo a promuovere l'onor patrio, ma il sollievo della povertà e
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l'onore di Dio ancora. L'intuizione di My fu veramente geniale.
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I giovani ragazzi del dipartimento la vennero selezionati, la congregazione di
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carità dette l'approvazione e nel 1806 venne istituita le vennero istituite le
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lezioni incaritatevoli. Ma chi furono gli insegnanti? Ma stesso come direttore,
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un po' il direttore d'orchestra vero e proprio, insieme ad altri musicisti. Per
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il cembalo non serviva a cercare altrove. C'era l'organista della cappella di Santa Maria Maggiore,
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Antonio Gonzales, nativo di Gromo, conosciuto a Venezia da Mir, quindi una
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persona di altissimo profilo e estremamente competente perché era il
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suo collega. per il canto Francesco Salari, anche lui bergamasco nativo di via Broseta a
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Bergamo, anche lui conosciuto a Venezia come cantore e anche m si dilettò in
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alcune composizioni di alcuni titoli operistici. Per il violino un bresciano,
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attenzione, Antonio Capuzzi, violinista, anche lui, collega di Gonzales nell'orchestra della
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Basilica di Santa Maria Maggiore. Poi ci fu anche Baizzini che
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l'abataizzini che insegnava presso il quello che adesso è il liceo Sarpi, però
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era il ginnasio, retorica e comunque le lettere antiche
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perché c'era anche quella parte eh in generale.
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I più giovani chi erano stati ammessi in questa prima in questa istituzionalizzazione? i giovanissimi e
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i più poveri del dipartimento del serio. Tra loro alcuni nomi che adesso la ci
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dicono poco. Antonio Tavecchi, Pontiroli, Giuseppe Pontiroli,
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Trezzini e poi un altro nome che all'epoca poco
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conosciuto, un certo Gaetano Donizetti, musicista totalmente dimenticato.
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Donizzetti è proprio nella scuola di Meer che si forma ed è proprio grazie a Meer che diventa quello che è.
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Ora tornerò alla musica. Vi proporrò nell'ordine
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un rondau per cembalo, l'unica composizione conosciuta di Antonio Capuzzi,
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una sonata per organo di Antonio Gonzales riscoperta dal compianto omesto Pierluigi Forcella
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e due composizioni di un giovanissimo Gaetano Donizzetti, una sinfonia
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datata 1813, quindi m poco più che quindicenne,
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Il la maggiore e poi un breve valzer. Buon ascolto.
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Bene, quindi abbiamo reso un piccolo omaggio
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al più grande allievo di di Mair. Tra l'altro
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Donizetti fu sempre in scambio epistolare con il proprio maestro. Ed è
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infatti una lettera intest intestata a lui in cui gli racconta come è nato.
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Nacque sottoterra in Borgo Canale dove la luce mai penetrò e siccome Gufo presi
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il volo. È proprio una lettera al suo maestro. Donizzetti ovviamente è il nome tutelare
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della musica bergamasca. Le sue opere e le sue melodie hanno
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fatto da da collante per tutto l'8 bergamasco. Nei salotti delle grandi
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residenze anche magari nella in questa meravigliosa villa, le aree della Lucia
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di Lammermore del Don Pasquale venivano eseguite durante delle piccole
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accademie. era era normale. Tutti le le grandi famiglie avevano dei dei
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pianoforti e musicisti che si dilettavano, per l'appunto, a eseguire e
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a ricordare le aree magari ascoltate ascoltate a teatro. Donizzetti diventa
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veramente un un una sorta di paladino della della musica
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romantica italiana operistica. operistica
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per dopo lasciare spazio al grande Verdi. Donizzetti eh ricorderà sempre Bergamo,
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ovviamente poi malato e completamente privo privo di sé, tornerà nella sua
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nella sua città dove spegnerà dove si spegnerà nel palazzo in città alta della
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famiglia Scotti. Ma la musica di Donizetti rimane rimane
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patrimonio dei bergamaschi, dei musicisti bergamaschi, dei musicisti che sono stati anche suoi fondamentalmente
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colleghi, eh compagni di studi anche se di una generazione successiva.
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è sempre afferente all'ambiente di Meer, forse non suo non suo allievo direttamente, però è un altro musicista
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che ho voluto inserire in questo programma per un semplice motivo. È nato
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letteralmente a pochi passi da qua. Elia Moroni, nato nel 1811
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a Ossanesga di Valbrembo. Il padre
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comunque coltivò l'ambito musicale e fece studiare il figlio al alle lezioni
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caritatevoli. Non sappiamo se Meer fosse ancora insegnante, però presumibilmente intorno
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agli anni 30, anche se ormai abbastanza ottoagenario già, ma tesseva ancora le
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fila di questa istituzione. Moroni si fa si fa subito strada. come grande
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organista, collauda diversi strumenti, diventa uno stretto collaboratore dei serassi
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e soprattutto diventa un grande pianista e un grande virtuoso.
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non era un dilettante, era un musicista di professione Moroni e nella sua nella
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sua carriera va a insegnare e frequenta gli ambienti
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e le i salotti delle importanti famiglie aristocratiche, soprattutto milanesi,
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per poi dopo però trasferirsi in terra torinese, dove poi
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affronterà la sua la sua grande carriera e e la sua la sua grande fortuna per poi
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poi tornare in patria dove era totalmente dimenticato da tutti, quindi Nemo profeta in patria ovviamente.
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Ma Moroni è un nome importante perché ci fu un altro musicista che apprezzò
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l'arte di Moroni che fu un certo Franz List,
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il quale viene testimoniato in alcune pubblicazioni, in alcuni giornali
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d'epoca, ammirasse molto il musicista bergamasco per essere stato autore di un
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divertimento, quindi di una rielaborazione su temi d'opera di questa
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questa fantasia sulla Beatrice di Tenda, l'opera di Bellini e pare che Franz List
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spesso suonasse questa composizione nei salotti milanesi, quindi un musicista
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adesso totalmente sconosciuto, ma che all'epoca ebbe veramente un grande rilievo. E Moroni,
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da buon anche imprenditore di sé stesso, pubblicò durante la sua via una serie di
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melodie, prendendo le più importanti melodie d'opera del periodo e riducendole o
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adattandole per i dilettanti eh diciamo
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come quelli dei divertimenti di Mir fondamentalmente, quindi non i grandi virtuosi, ma gli amatori.
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riduzioni che però sono di una di un grande valore artistico.
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Le prossime composizioni che infatti eseguirò sono due tra questi divertimenti tratti da opere di
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Donizetti, quindi uno tratto dalla Lucrezia Borgia e un altro dalla Lucia
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di Lammerbor. Buon ascolto.
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Siamo Siamo giunti alla conclusione di questa di questa piccola serata
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dedicata a a Meer. E ora mi permettete un piccolo ricordo a
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una persona che è stato uno di coloro che ha riportato
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in vita un patrimonio musicale bergamasco immenso. All'inizio del 9 ci sono state figure
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come quella di Giuliano Donati Petteni, a metà del c'è stato Angelo Geddo che ha
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pubblicato un'importante monografia dedicata a Bergamo e alla musica.
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E nel 1992 esce un altro fondamentale volume
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dedicato a Bergamo e ai suoi musicisti, musica e musicisti a Bergamo,
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del maestro Pierluigi Forcella che è venuto a mancare nel 2018
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e lasciando una serie di pubblicazioni, a mio avviso, molto importanti per
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riportare in luce la figura e le figure
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che hanno lasciato che hanno dato tanto al nostro territorio, pur restando
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fondamentalmente un po' nell'ombra. Pensiamo a Bergamo, pensiamo sempre ovviamente a Donizzetti, pensiamo a
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pensiamo a Gavazzeni, pensiamo a Piatti, ma molto spesso ci dimentichiamo di
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Giovanni Bertuletti, di Matteo Salvi, di importanti musicisti che hanno come
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anche Elia Moroni che comunque hanno fatto in modo che Bergamo diventasse
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importante e diventasse quella che poi è stato un vero e proprio punto di
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riferimento. e lo è ancora a livello musicale, perché una tradizione come
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quella bergamasca è una tradizione che non esiste altrove, una vitalità così
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profonda che ha radici sia nella città ma anche nelle valli. Non dimentichiamo la Valle
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Seriana che è stata una fucina di cantanti del nella fine del 700, ma anche di
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musicisti. Quindi la figura di Io questa serata è dedicata a Meer, ma
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vorrei che poi fosse anche dedicata a Pierluigi e alla sua grande attività.
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Grazie.
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[Applauso]
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E come amava dire lui, facciamo rivivere fondamentalmente quel sottobosco
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musicale, come lui amava definirlo. Concludiamo la serata con un breve pezzo
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finale di Torniamo a Simone Meir, un breve adagio per per pianoforte che
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rievoca sonorità quasi mozzartiane. Buon ascolto.
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[Applauso]
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