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A un cittadino di Almè, il professor Giovan Battista Paninforni (presidente di «Noesis»), sarà assegnata il 21 dicembre (alle 18 al Teatro Sociale) dal sindaco Giorgio Gori una delle quattro medaglie d’oro decise da Palazzo Frizzoni come segno di gratitudine della città. Il massimo riconoscimento andrà anche alla memoria del cavaliere Silvio Albini, a don Davide Rota (superiore del Patronato San Vincenzo) e a Elena De Petroni (associazione Venezia Giulia e Dalmazia). Paninforni (originario di San Giovanni Bianco), attraverso Noesis, si è prodigato nella diffusione e lo studio delle discipline filosofiche e da oltre 25 anni organizza a Bergamo e provincia conferenze e corsi con i più illustri pensatori italiani.

Non a caso quest’anno l’apertura del tradizionale corso di Noesis è stata affidata a Carlo Sini, uno dei maggiori filosofi italiani. L’intuizione di portare la speculazione filosofica a Bergamo è nata nell’Aula Magna della scuola per ragionieri “Vittorio Emanuele II” dove Paninforni insegnava letteratura italiana e storia. Un’avventura poi progredita. L’anno scorso si è brindato al traguardo dei 25 anni. Un quarto di secolo che ha visto un fiorire di 500 incontri in Bergamasca. Di anno in anno il pubblico è cresciuto affascinato di fronte al sapere filosofico di Cacciari, Severino, Reale, Vitiello, De Caro, Zagreblesky, De Monticelli, Mancuso, Ronchi e poi Bonicelli, Andreoli, Borgna, ecc…

“Ricorco ancora quella prima serata al Vittorio Emanuele. L’inclemenza del tempo scoraggiava il pubblico – racconta il professore – Quella sera di neve eravamo in dodici ad assistere alla lezione. Poi ci siamo ritrovati in sette, davanti a una pizza, al ristorante “Piemontese”. L’ombra del dubbio ci sovrastava. Cosa fare con il Corso? Continuare oppure rinunciare? Poi alzando lo sguardo oltre la finestra guardavano la neve scendere a fiocchi solenni. Viale Papa Giovanni era una candida silhouette e tutta la città pareva sospesa nel silenzio in attesa di una nostra decisione”. I sette amici, incrociati gli sguardi, hanno assorbito quella bianca pace posata sugli alberi e per le strade. Vicendevolmente si sono incoraggiati e dimenticando la malinconia degli istanti precedenti sono esplosi: “E vai, e vai, il corso continuerà!”.

Certamente in molti ricordano il film cult Matrix (1999), di come il protagonista Neo (interpretato da Keanu Reeves) maturi un’inquietudine che lo spinge a violare il velo che separa l’apparenza dalla verità. Da una plaga illusoria si assiste al risveglio di Neo nella realtà vera, autentica. Il Corso di Filosofia, presieduto da Giovan Battista Paninforni, decisamente meno movimentato dal punto prospettico dell’azione drammatica, corre però in sintonia con la pellicola dei fratelli Wachowsky. Perché, sia in Matrix, sia al Corso, fondamentale non è tanto la risposta (importantissima s’intende) bensì la domanda declinabile con quella spontanea curiosità con la quale da piccoli, pieni di meraviglia e di timore, si oltrepassa un cancello arrugginito, una porta socchiusa, un sentiero nel bosco.

Punto di forza del Corso è sicuramente l’approccio amichevole con il pubblico, familiare, mai accademico, tanto meno stucchevole, dove la filosofia è il leitmotiv che sostiene la conversazione. Al corso non c’è bisogno del manuale del perfetto intervento. Se qualcuno avverte il desiderio spontaneo di ampliare, rettificare, chiedere spiegazioni al relatore è suo preciso dovere farsi sentire nei limiti concessi dal tempo e dal numero dei partecipanti che crescono di anno in anno. La verità non sia un privilegio di pochi eletti, ma un quieto ardore che dovrebbe accompagnare la vita di ognuno di noi. “In ultimo – conclude Paninforni – il Corso non promette ricette per la felicità, ma un po’ di sale lo garantisce”.

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