Il libro di mons. Goffredo Zanchi “Paola Elisabetta Cerioli (1816-1865). Madre degli Orfani”, edito da Glossa, Milano, nel 2020 di cui già si è scritto (clicca qui), mette al centro della narrazione la vita della Santa di Comonte. Ma, come in un grande affresco, il testo ci permette di conoscere le vicende umane di tante donne e di tanti uomini che intrecciarono profondamente le loro esistenze con quella della protagonista offrendoci un quadro vivo di un arco di tempo che va dalla fine del Settecento arrivando fino a quasi tre quarti del secolo successivo.
Nel presentare alcune di queste personalità, non si può non iniziare con il ricordare i genitori: Francesco Domenico, il papà, e Francesca Corniani, la mamma. Sposatisi nel 1791, ebbero sedici figli. In appendice al libro, in uno schema sintetico, è documentato l’albero genealogico della famiglia.
Lo studio ci permette di conoscere i tratti essenziali di questi congiunti: come in tutte, anche nella famiglia di Suor Costanza ci furono momenti lieti, momenti bui e di lutto; vicende felici si alternarono a situazioni difficili anche se il contesto era, sempre, quello di una famiglia benestante. Scorrendo le pagine relative alla vita di sorelle, fratelli, nipoti della Santa si può notare come la maggior parte di loro si inserì nella società esercitando professioni diverse ma anche assumendo ruoli impegnativi nella realtà sociale, culturale e politica del tempo. Il nipote Costanzo, per esempio, fondò, tra l’altro, la Società di Mutuo soccorso fra gli artigiani e fu sindaco della sua comunità. Massimiliano divenne presidente della Società Industriale Soncinese. Francesco, invece, da capitano dell’esercito italiano partecipò alla battaglia di Custoza (1866, Terza Guerra di Indipendenza), e, per il suo valore, venne decorato.
Questi particolari, devo dire, mi hanno particolarmente colpito. Spesso, infatti, la narrazione storica ufficiale ci offre un quadro in cui cattolici e nuovi dirigenti dello stato italiano fossero in perenne e duro contrasto. Quanto sopra accennato ridimensiona questa convinzione: la realtà, probabilmente, era meno lacerata di quanto teorizzato o quanto meno non sempre e dappertutto..
Se la famiglia di nascita era particolarmente numerosa, quella di elezione era composta da due sole persone: il marito Gaetano Busecchi Tassis e il figlio Carlo. Tutto il terzo capitolo del volume è dedicato a illustrare questi pochi anni: il matrimonio, infatti, venne celebrato nel 1835; figlio e marito scomparvero nel 1854. Certamente i rapporti fra i coniugi non furono semplicissimi anche solo per la differenza dell’età: lei diciannovenne, lui di cinquant’otto anni. L’autore tratteggia questo rapporto con grande finezza esponendo le vicende in modo sobrio, completo ed equilibrato. Riesce, poi, a farci cogliere il profondo dramma vissuta da Costanza Cerioli nei difficili giorni della malattia e lo strazio in quelli della scomparsa del figlio amatissimo Carlino.
In quel lasso di tempo, erano nati altri tre figli morti prematuramente. Ma da quell’anno tragico la vita di Costanza si avviò su altri sentieri insieme a tante altre personalità a cominciare dal vescovo di Bergamo: mons. Pier Luigi Speranza. Nato nel 1801, resse la diocesi dal 1854 al 1879. Fu vescovo dal carattere forte ed autorevole e venne definito l’esponente più qualificato della “tradizione bergamasca”. Ebbe contrasti, profondi anche drammatici dopo la proclamazione del Regno d’Italia; lo scontro più aspro avvenne nel 1859 quando la situazione degenerò. Nei confronti di Costanza Cerioli, il suo atteggiamento fu, soprattutto, quello di guida spirituale nei momenti più decisivi nelle sue scelte spronandola a superare i dubbi ma in uno stile di profonda fiducia.
Una seconda presenza importante fu quella di mons. Alessandro Valsecchi. Nato nel 1809, fu dapprima rettore del collegio Sant’Alessandro e nel 1867 divenne vescovo coadiutore, con diritto di successione, di mons. Speranza. Morì, però, pochi mesi, prima di mons. Speranza. La Cerioli conobbe mons. Valsecchi negli anni in cui il figlio ero studente presso il collegio. Nel periodo successivo il coadiutore affiancò mons. Speranza nella guida spirituale di suor Paola, ma non fece mancare il suo consiglio e il suo contributo anche in frangenti concreti.
Importante ricordare il vescovo Antonio Novasconi, ordinario della diocesi di Cremona dal 1850. Nacque nel 1798 e morì nel 1867. Se Pier Luigi Speranza fu un acerrimo avversario del governo del Regno d’Italia mons. Novasconi ebbe sempre un atteggiamento filo sabaudo e fu nominato senatore del Regno. Ma anche con mons. Novasconi, l’attività di suor Paola non venne meno: godeva, infatti, della sua piena fiducia. Non particolarmente profondi furono i collegamenti con i parroci di Seriate: don Stefano Gatti, prima e don Marco Trevaini dopo. Don Gatti, nato nel 1786 era stato nominato parroco di Seriate nel 1828. Il suo aspro atteggiamento anti italiano fu all’origine di gravi incidenti nel 1848 e nel 1859 gli causò l’allontanamento dalla parrocchia. Don Marco Trevaini svolse la sua missione a Seriate dal 1860 al 1890.
Le strade della fondatrice dell’Istituto della Sacra Famiglia incrociarono quelle del beato Luigi Palazzolo. Per un certo periodo sembrò che i progetti della santa di Comonte e quello del beato Luigi potessero convergere. Tale ipotesi, invece, non si realizzò mai date le diversità delle impostazioni pedagogiche volute dai due fondatori. Tanti altri preti, parroci e curati, ad iniziare da chi operò in Comonte, da cappellano dell’Istituto e da sacerdote addetto alla chiesa della comunità ivi presente, collaborarono sia negli aspetti spirituali sia nelle attività dell’Istituto. Ma a fianco di esponenti del clero, la Cerioli seppe valersi di importanti sinergie con qualificate personalità del mondo laico a cominciare dai componenti della famiglia seriatese dei Piccinelli e, in particolare di Ercole (1805-1889), don Pietro (1811,sacerdote nel 1835) e Antonio (1816-1891).
Ercole Piccinelli fu protagonista assoluto nella vita politica seriatese e bergamasca: fu sindaco, presidente della provincia e deputato. Nel 1859 gli Austriaci tentarono di catturarlo ma dopo un scontro militare i Garibaldini riuscirono a liberarlo. Fu spesso d’aiuto a suor Paola nei momenti più delicati per gli aspetti finanziari. Ancor più continua e determinata fu la collaborazione del fratello Antonio individuato come procuratore in una serie di importanti compravendite dell’Istituto. Don Pietro, oltre ad aspetti pratici, offrì la sua assistenza spirituale; per le sue simpatie liberali non fu particolarmente apprezzato da mons. Speranza. Fu lui che proclamò l’orazione funebre ai funerali della Cerioli, il 26 dicembre del 1865, discorso interamente edito tra le appendici finali del libro. E’ in questa occasione definì Santa Paola Elisabetta Cerioli: “la madre dei poveri”
Ottavio Tasca (1821-1891), uno dei protagonisti del Risorgimento a Bergamo conobbe Gaetano Busecchi, ma ebbe per la santa Paola parole commoventi: ”Possa quella pia donna pel maggior bene dell’umanità aver molti imitatori”. L’articolo, apparso sulla Gazzetta di Bergamo nel dicembre del 1865, è presente tra le appendici della pubblicazione. Ma a queste personalità occorre poi aggiungere la corona delle collaboratrici della santa che formarono l’Istituto. Furono donne generose, entusiaste della proposta della fondatrice, assidue nell’azione concreta di educazione delle giovani a loro affidate, dalla spiritualità profonda. Donne esemplari che offrirono tutte se stesse per fare vivere il messaggio di santa Paola.
Non è possibile non ricordare almeno i nomi delle suore che espressero la prima professione dei voti semplici nel gennaio del 1859: Luigia Corti, Rosa Masoni, Adelaide Carsana, Maria Passera, Leonilde Valsecchi. A fianco delle suore del ramo femminile si aggiunsero, in un periodo successivo, non senza incontrare particolari difficoltà, giovani uomini che diedero vita, con altrettanto slancio, all’esperienza formativa destinata ai bambini. Primo collaboratore in questo settore fu Giovanni Capponi, originario di Leffe dove nacque nel 1830: nel 1866 pronunciò i voti temporanei e nel 1868 quelli perenni nella casa di Martinengo. Mori nel 1880.
Infine sono da ricordare le tante bambine, i tanti bambini, le tante ragazze, i tanti ragazzi che vennero ospitati nelle case della Cerioli. Fu per loro, infatti, che la beata Paola ideò, progettò, realizzò un percorso formativo cristianamente ispirato e al passo con i tempi che imponevano l’esigenza di un riscatto sociale, politico, economico, religioso del mondo rurale. In un affresco oltre ai personaggi si tratteggiano anche i luoghi che nel nostro caso sono (per restare ai più frequentati): Soncino, Seriate, Comonte, Martinengo.
Note finali
Concluso questo articolo, sento che sarebbe necessario aggiungere altri importanti elementi. Non mi resta che invitare il lettore che desidera approfondire quanto esposto in questa e nella precedente comunicazione,a fare riferimento al testo. Infine, voglio esprimere la mia più convinta ammirazione per la documentazione citata nel testo. La santa Cerioli e le sue collaboratrici seppero - vollero - impegnarsi a conservare anche le più semplici documentazioni riguardanti la vita della santa e quella dell’Istituto. La ricerca di mons. Zanchi ne è una testimonianza chiara. Anche grazie all’abbondanza e alla precisione di questo materiale, le vicende umane e spirituali di Santa Paola Elisabetta Cerioli e dei suoi due Istituti sono state ricostruite in modo esemplare.