Poche settimane or sono è stato pubblicato l’interessante volume: Paola Elisabetta Cerioli (1816-1865) Madre degli orfani, edito da Glossa, scritto da monsignor Goffredo Zanchi, un esperto conoscitore dell’ottocento bergamasco, soprattutto dell’ambito ecclesiale. E’ una ricerca fondamentale che aiuta a cogliere il messaggio e la vita della santa di Comonte. Merita, senza ombra di dubbio l’attenzione di tutti coloro che sono interessanti ad approfondire la conoscenza della fondatrice dell’Istituto della Sacra Famiglia.
Già nell’introduzione, redatta da Madre Gianfranca Beretta, superiora generale e Padre Gianmarco Paris, superiore generale, viene esplicitata una riflessione illuminante: “Le biografie di cui disponiamo … pur presentando l’originalissima vicenda di Costanza Cerioli, non sfuggono ad alcuni limiti che un noto storico riassume così: scarsa contestualizzazione storica, vaghezza di riferimento al quadro religioso più generale, carenza di senso critico. … Il libro di mons. Goffredo Zanchi ricostruisce con notevole precisione i diversi passi della vita di Costanza Cerioli inserendoli nella storia civile e religiosa delle provincie bergamasca e cremonese della metà del XIX. Inoltre questo lavoro certosino permette di accompagnare l’evoluzione del pensiero della Cerioli e di vedere il legame che esso.. intrattiene con le esperienze e le scelte della sua vita. Grazie a quest’opera l’esemplarità evangelica di santa Paola Elisabetta risplenderà di nuova luce”.
L’autore, però aggiunge che “rimangono ancora approfondimenti da fare su argomenti come la spiritualità e la pedagogia (che) necessitano di una presentazione più sistematica. Si tratta solo di un contributo iniziale che andrebbe continuato e portato a termine”. Il testo Paola Elisabetta Cerioli (1816-1865) Madre degli orfani si articola su tredici capitoli e si conclude con quattro appendici. Il libro si completa con l’indicazione delle fonti della ricerca, una bibliografia di Paola Elisabetta Cerioli ed una generale. Nei primi due capitoli l’attenzione dell’autore è rivolta a delineare il contesto storico generale di quel periodo, l’ambiente familiare e i primi anni di vita della Santa, nata nel 1816.
Per il primo aspetto basti ricordare come l’ottocento per la Chiesa costituì un secolo difficile: la rivoluzione francese e la rivoluzione industriale avevano causato profondi rivolgimenti e lacerazioni nella cultura, nella economia nella società ma anche tra gli uomini e le donne della chiesa. In Italia e a Bergamo l’ottocento presentò un ulteriore elemento che suscitò, specie tra i cattolici, profonde differenziazioni sul piano delle scelte di vita: il Risorgimento. D’altra parte, però, come è stato autorevolmente scritto, l’ottocento fu anche il secolo in cui si dischiusero “talenti di donne che in altre strutture conventuali non avrebbero mai potuto svilupparsi” ovvero si sviluppò quel movimento delle congregazioni femminili di servizio che contribuirono a dare alla Chiesa una dimensione attiva, e sotto un certo aspetto “un volto femminile”.
Per il secondo aspetto, l’autore tratteggia le vicende dei primi anni di vita: la famiglia della Cerioli, i suoi genitori e, successivamente, gli anni passati nel monastero delle Visitandine di Alzano. Molto dettagliata risulta la descrizione dell’ambito famigliare dilungandosi a delineare la vita dei nonni, dei fratelli, delle sorelle, dei nipoti. Il capitolo terzo è dedicato alle vicende che portarono al matrimonio di Costanza con Gaetano Busecchi Tassis (1835). Costituì una scelta decisiva nella sua vita: lasciò la famiglia a Soncino e venne a Comonte presso la casa del marito. La sua vita coniugale non fu particolarmente riuscita: nacquero quattro figli di cui tre morirono precocemente; ma anche il quarto, Carlo, morì giovanissimo a sedici anni. Per la mamma fu un dramma; le pagine che raccontano di questa profonda lacerazione risultano tra le più commoventi. Il figlio morì profetizzando – a detta dei testimoni – un futuro con altri e più numerosi figli. Poco tempo dopo rimase vedova.
Furono questi i giorni in cui Costanza si interrogò sul suo futuro. Di questi dubbi, di questi interrogativi parla il quarto capitolo significativamente intitolato La faticosa ricerca di una strada. Dopo i giorni dell’incertezza e delle riflessioni, in un percorso segnato da una spiritualità profonda e da una fede esemplare, cominciò a progettare con tenacia e con determinazione, nonostante le critiche anche di familiari e conoscenti, il suo percorso per una nuova vita: riassumere in poche righe questo passaggio – raccontato nei capitoli quinto e sesto del libro – è una impresa molto ardua: toccherò, pertanto, solo alcuni aspetti.
Nell’IMPIANTO (un vero e proprio manifesto delle sue volontà di vita religiosa) del 1857 già esplicitava le sue scelte; convinta che ”la comunità da far nascere … (era destinata) a lavorare la terra nella mira di far rinascere e prosperare di nuovo l’amore e il gusto a quest’arte si bella, nobile dilettevole; ed ora per nostra disgrazia avvilita e disprezzata a motivo dei costumi e delle massime del mondo corrotte e false”. Pertanto, per questo nuovo Istituto, denominato Sacra Famiglia, sceglieva come missione la rigenerazione dell’intera società attraverso una rinnovata arte agricola. Le sorelle della congregazione dovevano essere disposte a lavorare, secondo le proprie possibilità, in campagna.
Una volta presa la decisone la Cerioli impegnò tutta se stessa, le sue energie e mise a disposizione tutti i suoi beni dimostrandosi oltre che una fervente religiosa una donna prudente, saggia oculata: una vera imprenditrice agricola. Furono quelli i giorni decisivi: dinanzi al vescovo emise i voti e, sempre nel 1857, iniziò, in modo ufficiale, la vita dell’Istituto. Nel gennaio dell’anno successivo cambiò il suo nome di Costanza Onorata con quello di Paola Elisabetta.
In questo itinerario determinante e importante fu l’azione di accompagnamento religioso del vescovo di Bergamo, mons. Pietro Luigi Speranza, soprattutto nei momenti salienti. La vicinanza a Paola Elisabetta Cerioli si esplicitò essenzialmente sul piano spirituale ma concedendole un’ampia autonomia decisionale. Una seconda personalità d’eccezione che collaborò in quegli anni fu il vescovo coadiutore mons. Alessandro Valsecchi. La sua collaborazione si espresse non solo sul piano spirituale ma anche in momenti delle decisioni più concrete allorché dovevano essere definiti aspetti pratici ma importanti della vita dell’Istituto. Con questa impostazione cominciò ad ospitare nella sua casa di Comonte alcune orfane: per loro costituì l’Istituto delle Figlie di san Giuseppe. Ma nella sua dimora trovavano spazio anche altre attività: gli esercizi spirituali per ragazze e, sempre per loro, momenti festivi di ricreazione.
Ma le iniziative di suor Paola non si limitarono a Comonte ma si radicarono anche a Soncino e a Leffe. In terra di Cremona ebbe l’appoggio del vescovo mons. Antonio Novasconi. Ma non si accontentò e all’inizio degli anni sessanta costituì l’Istituto Maschile: non fu facile ma la sua tenacia riuscì anche in questo suo intento. Il 24 dicembre del 1865 suor Paola concluse la sua “breve ma intensa giornata terrena”.
Nota: nel prossimo post riprenderemo, approfondendoli, alcuni degli aspetti qui presentati.