Parmenide nacque attorno al 515 a.C. a Elea, città che diede i natali a molti altri grandi filosofi dell’epoca che costituirono la scuola di Elea. La sua famiglia, come quasi tutti i filosofi greci, ebbe origini aristocratiche, della sua vita comunque si conosce poco.
Fondatore dell’ontologia
Parmenide è un filosofo di grandissima importanza, a lui si deve il fondamento dell’ontologia, ossia dello studio dell’essere. Per Parmenide nulla si crea dal nulla, e nulla distruggendosi ritorna al nulla, le cose non passano dal non essere all’essere per poi tornare al non essere. Per questo, anche se tutto sembra divenire, ossia nascere, trasformarsi e distruggersi, il mutamento non è reale ma apparente, il cambiamento è una pura illusione, l’essere delle cose infatti rimane costante e immutabile..
I principi fondamentali dell’ontologia di Parmenide:
- L’Essere è immobile, se infatti fosse soggetto a divenire in un dato momento sarebbe e poco dopo non sarebbe più;
- L’Essere è uno. Se ci fossero due o più Esseri, uno sarebbe l’Essere mentre l’altro qualcosa di diverso, ossia il non-essere;
- L’Essere è eterno, non ha un inizio né una fine. Se li avesse non sarebbe eterno;
- L’Essere non è mai stato creato, né morirà mai. Perché la creazione e la distruzione implicherebbero la presenza del non-essere, cosa assolutamente non ammessa dalla filosofia parmenidea.
- L’Essere è indivisibile. Perché anche in questo caso, implicherebbe la presenza di una pluralità di Esseri distinti, e quindi la presenza del non essere.
L’essere è, il non essere non è
Per Parmenide la questione dell’essere viene risolta semplicemente in questo modo: l’essere è, e non può in alcun modo non essere, mentre il non essere non è, e non può, in assoluto, essere. Non si può quindi affermare che una cosa è una determinata cosa piuttosto che un’altra. Perché qualunque predicato si voglia attribuire all’essere (nello specificare ad esempio che cos’è una cosa) significherebbe oggettivarlo, rendere l’essere un’entità particolare e definita, cosa inammissibile da Parmenide vista l’universalità attribuita all’essere. Nel dire ad esempio: “il gelato è dolce” oppure “questi compiti sono difficili” noi non stiamo parlando dell’essere in generale, perché lo stiamo oggettivando, gli stiamo dando cioè una definizione, e cosi facendo creiamo delle negazioni dell’essere, cosa che l’essere parmenideo, essendo universale, non ammette. Per farla breve non possiamo dire né che una cosa è una certa cosa (le foglie sono verdi) e neppure che una cosa non è un’altra cosa (le foglie non sono blu), ogni cosa, insomma, è e basta, le foglie sono, punto. Anche i cinque sensi secondo Parmenide, attestano il falso, perché sono vittime di un’illusione, facendoci credere che il divenire esista.
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Lezione 1: Le origini della filosofia in Grecia. La scuola ionica
Lezione 2: Eraclito, filosofo del Panta rei
Lezione 3: Pitagora, non solo filosofo ma taumaturgo e astronomo